La chiesa del Suffragio non è un museo e la guida d'Italia del Touring del 1939 su 156
pagine riferite alla sola città di Milano le dedica solamente 2 righe (viene menzionata
la facciata lombardo-ogivale del 1927).
Quasi 40 anni dopo però, in un libro dedicato alla Milano fuori dal centro storico, le
viene dedicata già una pagina intera che trascriviamo:
Luca Sarzi Amadè "Milano fuori di mano" ediz. 1987 ( pagg.62-63)
Quattordici tavole che fecero discutere Milano
Disorganica architettura neomedievale, ma pregevole arte moderna all'interno. S. Maria del Suffragio si nota subito, a sinistra, in corso XXII Marzo (Alfonso Parrocchetti, 1890-96, facciata di mons. Spirito Chiappetta, 1927).
Nella Via crucis, il volto sereno della Madonna, i volti caricaturali dei giudei, espressività e realismo, non lasciano spazio alle abitudini accademiche dell'epoca. Elogiata, tra lo scandalo generale, dal critico d'arte Leonardo Borgese, fu argomento di discussioni perfino sui tram. Allo stesso autore, Aldo Carpi de' Resmini (noto soprattutto per le vetrate del duomo), spettano gli affreschi delle pareti laterali del presbiterio: la Resurrezione e la Crocefissione (1946), che riflettono l'esperienza del maestro nei lager nazisti.
Lo spirito polemico con l'accademismo fascista emerge anche nel S. Antonio di travertino (1933), di Leone Lodi, altra opera precorritrice.
Questi scolpí anche la Madonna della Misericordia (1937), di alabastro di Volterra - che piacque perfino al cardinal Schuster, notoriamente contrario alle statue - nella prima cappella a destra; l'altorilievo marmoreo del Sacro Cuore (braccio sinistro del transetto); l'elegante candelabro marmoreo (1946) e la mensa dell'altar maggiore (1954, già altare del Sacro Cuore).
[Sommaria panoramica dell'arte sacra del nostro secolo: dal Trittico dell'Addolorata (altar maggiore) del Cisterna (1915); all'affresco di Raffaele Albertella (1946), nel braccio destro del transetto (altare di Ottavio Cabiati, autore pure della raffinata croce argentea, 1946, ora sull'altar maggiore). Sempre all'Albertella spetta l'Apocalisse, nell'abside, vissuta in un ambiente moderno, con personaggi a lui contemporanei (1946). Di Luigi Filocamo (1950) i due affreschi nel transetto: l'Adultera e il Figliol Prodigo. Del 1985 la statua di S. Monica, terracotta patinata, di Valerío Pilon, della Scuola Beato Angelico (seconda cappella a destra). Insolito il pavimento, misto di legno (rovere di Slavonia e teck) e marmo rosso di Verona (Mario Lombardi,1935, autore contemporaneamente del battistero con cupola di onice marocchino). Vetrate di
Paolo Rivetta (ditta Grassi, 1984). Vecchio altar maggiore di mons. Chiappetta.]
Due belle tele secentesche ornano invece la sagrestia: il Martirio di S. Giovanni Battista del Nuvolone (restaurata) e una Sacra Famiglia che allude al Rubens.
La chiesa sorse a ridosso del cimitero di Porta Vittoria (donde la dedica al Suffragio), cinque ettari e mezzo, inaugurato nel 1827. Attorno erano i campi delle cascine Naviglietto, Marcona (appartenuta si crede a tal Marcone) e Regaglia (forse da "regalia" tassa feudale).
Nel 1896 il cimitero fu soppresso, e per mesi e mesi su una speciale vettura tranviaria, che s'inoltrava nel vecchio recinto per poi riprendere il cammino verso Musocco, venivano caricati sacchi di ossa umane.
Campo di calcio, nuove strade (le vie Mameli, Bronzetti e Marcona) e un quartiere - del primo dopoguerra - dell'Istituto per le Case Popolari riempirono in seguito il tratto di corso tra la chiesa e la preesistente Ca' di Pomm. (corso XXII Marzo 33, graziosa decorazione, appunto, a pomelli di ferro battuto).
Come si vede con il passare degli anni si è riconosciuto che c'è molto da ammirare; e non sono, qui sopra, ovviamente ricordate le opere posteriori alla ricostruzione del 1987 e tanto meno quelle recenti e recentissime che ricorderemo in questa pagina del sito.
Purtroppo non capita spesso di vedere qualcuno che si attardi a guardare le tante belle opere che ornano la chiesa.
Speriamo in bene!
Entrando trovate una piantina che qui si richiama. Guardiamola: