Al di là delle Colonne ecco
Atlantis, isola-mito
(Dal
libro di Sergio Frau, "Le Colonne
d'Ercole, un'inchiesta", anticipiamo alcuni brani dal Forum su Atlantide,
Enigma degli Enigmi - Roma (XXI secolo d.C.).
CRIZIA:
"Allora: davanti
a quella bocca che voi chiamate Colonne di Eracle, c'era un'isola.
Chi ci arrivava poteva passare da quest'isola, alle altre isole
e raggiungere il continente che tutto circonda...".
COORDINATORE:
Un attimo! Serve un'introduzione... Cominciamo oggi con l'unico
testimone esistente: Crizia. Del resto è lui che, questa storia
di Atlantide, se l'è sentita raccontare da suo nonno - Crizia anche
lui - figlio di Dròpide, parente e amico caro di Solone, il quale
a sua volta se l'era sentita raccontare a Sais in Egitto, nel 560
a.C., da un sacerdote di lì. Fu proprio lui, Crizia che, riferendola
a Socrate, permise a Platone di farcene avere quella trascrizione-rompicapo
che, seppur incompleta...
Gran bella gente partecipa a questo Primo Forum Mondiale dedicato
all'Isola del Re Atlante. Altro
che videoconferenza: qui, ora, siamo collegati con il Tempo e con
lo Spazio. E' anche la prima volta, in 2200 anni circa - da quando,
cioè, secondo la nostra inchiesta (e l'ipotesi cartografica che
ne è, poi, conseguita) Eratostene le spostò a Gibilterra - che le
Colonne di Ercole da oltrepassare per sbarcare ad Atlantide, nel
pieno del Far West degli
antichi Greci, sono di nuovo al Canale di Sicilia, dove - presumibilmente
- erano ancora nel 356 a.C. a indicare l'inizio del Mondo cartaginese.
COORDINATORE:
La parola torna a Crizia. Proporrei, però, di saltare ogni altra
premessa - di tagliare tutta la parte che voi Greci siete sempre
fanciulli, senza memoria perché i cataclismi ve l'azzerano di tanto
in tanto lasciando in vita solo gli analfabeti - e il problema della
localizzazione di Atlantide.
CRIZIA
(riportando le parole dette dal sant'uomo egizio a Solone):
"Davanti a quella bocca che viene chiamata, come voi dite,
Colonne di Eracle, c'era un'isola. Quest'isola, poi, era più grande
della Libya e dell'Asia messe insieme e coloro che ci arrivavano,
allora, potevano passare da questa alle altre isole, e dalle isole
al continente opposto che circonda quel vero mare".
COORDINATORE:
In che senso"vero mare"?
CRIZIA:
"Perché tutto questo mare che sta al di qua della bocca che
ho detto, sembra un porto di angusto ingresso, ma l'altro potresti
chiamarlo vero mare, e la terra che per intero l'abbraccia, un vero
continente... Ora, in quest'isola di Atlante, vi era una grande
e mirabile potenza regale che possedeva l'intera isola e molte altre
isole e parti del continente. Inoltre dominavano, al di qua dello
Stretto, le regioni della Libya
fino all'Egitto, e dell'Europa fino alla Tirrenia (ovvero, letteralmente,
inizialmente, Il Paese delle Torri
o l'Isola delle Torri
solo in seguito l'Etruria, (ndr)".
SPETTATORE:
"Attenzione, però: qui Crizia con queste sue dieci paroline
soltanto, ha appena smontato l'impianto della vostra ipotesi".
COORDINATORE:
In che senso?
SPETTATORE:
"Quando dice che "al di qua dello stretto dominavano
l'Europa fino alla Tirrenia",
sembrerebbe tener ferme le Colonne e la loro bocca a Gibilterra.
O no?".
COORDINATORE:
Ma quando prima, invece, ci ha parlato di un'isola e di un
continente che tutto circonda, non stava certo parlando dell'Oceano
Atlantico di oggi...
SPETTATORE:
"L'unica sarebbe che - almeno in certi anni - sia stato usato
il termine Tirrenia in
un'accezione più vasta... Che so: comprendendovi insieme alla Sardegna
e alla Corsica con le loro torri nuragiche anche le Puglie, la Sicilia,
le sue isole... Ma non è attestato da nessuno, e neppure dall'archeologia...
O sbaglio?".
DIONIGI DI ALICARNASSO: "In
quel tempo il nome Tirrenia risuonava per la Grecia e tutta l'Italia
occidentale, tolte via le denominazioni delle singole popolazioni,
assunse quell'appellativo".
COORDINATORE:
Questa sì che è una notizia! Prosegua pure, Crizia.
CRIZIA:
"...E tutta questa potenza, unitasi insieme, tentò una volta,
con una sola mossa, di sottomettere la vostra regione (la Grecia,
ndr) e tutte quelle che
stanno al di qua dello Stretto".
COORDINATORE:
Disse proprio così, il sacerdote: al di qua dello stretto?
CRIZIA:
"...tutte quelle
che stanno "al di qua"
dello Stretto! Allora, dunque, Solone, la potenza della vostra città
(Atene. Ndr) apparve eroica per virtù e vigore a tutte le genti.
Infatti, superando ogni altro per forza d'animo e in tutte quelle
arti che servono in guerra, in parte guidando i Greci, in parte
procedendo da sola per necessità quando gli altri defezionarono,
dopo aver affrontato estremi pericoli, vinse gli invasori e innalzò
il trofeo della vittoria. E così impedì che venissero sottomessi
coloro che non erano stati ancora sottomessi, e liberò con generosità
tutti gli altri che abitano al di qua delle Colonne di Eracle".
COORDINATORE:
Il racconto - secondo Massimo Pallottino e altri grandi studiosi
- sembrerebbe fotografare l'invasione dei Popoli del Mare contro
l'Egitto: anche lì - agli inizi del XII secolo a. C., però - un'aggressione
da Ovest anche lì una federazione di popoli - i Lebu
libici, gli Shekelesh
siculi, i Tursha (Tirreni?),
gli Sherden sardi.
..
- poi sconfitti... Il tutto, però a ridosso del 1200. A che periodo
lei datò l'intera vicenda, raccontandola a
Socrate e agli altri convitati?
CRIZIA:
"Nel complesso erano passati novemila anni...".
COORDINATORE:
Leggendo il resoconto che proprio lei, Crizia, affidò alla
penna di Platone si parla di scrittura, e bronzo, e armi, e carri,
e triremi, e cocchi per gli arcieri... A noi moderni, però, non
risultano testimonianze di questo tipo in epoca così alta. La data
del 9399 a. C. lei la considera certa?
CRIZIA:
"Solone tradusse in greco quel che diceva il sacerdote...".
SPETTATORE:
"C'è stato chi ha
ipotizzato che Solone abbia interpretato male il sacerdote proprio
su questo punto: che il sant'uomo di Sais intendesse parlare di
"mesi" e che invece Solone l'abbia interpretato, male,
traducendo "anni"...".
COORDINATORE:
Vedrà - se lei, però, ce ne darà modo - che anche noi, per
vie del tutto più serie, arriveremo più o meno a quell'ipotesi di
datazione. Massimo Pallottino, studioso rigoroso, e certo non sospetto
di azzardi fantarcheologici, nel 1951 scrisse: "
Sembra
anzitutto da rilevare che il luminoso parallelo istituito nel 1913
dal Frost tra le tradizioni sulle guerre di arginamento del XIII
e XII secolo contro la incombente minaccia del Popoli del mare ed
alcuni aspetti del racconto, atlantideo di Platone sia, ormai, più
che una semplice possibilità. Esistevano, invero, ed esistono tuttora,
quei gegramména (ovvero
"scritti",ndr)
come Timeo , 24 libri (Papiro
Harris) o iscrizioni (Stele di Karnak, di Athribis, di Israele Medinet
Habu, ecc.), nei quali era narrata la disfatta sotto i Faraoni Merenptah
e Ramses III di due potenti coalizioni straniere provenienti da
terra e dalle " isole del mare "
e prementi non solo sull'Egitto ma, almeno per ciò che concerne
la seconda, anche su tutte le altre terre fatta eccezione per quella
degli Ittiti ".
Sentito? Ed è Pallottino, mica Maga Magò...
Eravamo ad Atene che vince gli invasori. Proseguiamo pure con il
racconto, Crizia, prego.
CRIZIA:
"In tempi successivi, però, essendosi verificati terribili
terremoti e inondazioni, nel corso di un giorno e di una terribile
notte, tutti i vostri guerrieri (di Atene. Ndr) sprofondarono insieme
dentro la terra e allo stesso modo fu sommersa e scomparve l'Isola
di Atlantide. Per questo ancora oggi (intorno al 560, quando si
svolge il colloquio di Sais, ndr)
quel mare è diventato impercorribile e inesplorabile, essendo d'impedimento
i bassifondi fangosi che produsse l'Isola, sprofondando".
ARISTOTELE
(dei Meteorologica ): "Il
mare al di là delle Colonne è poco profondo a causa del fango, ma
non è ventoso perché si trova come in un avvallamento...".
COORDINATORE:
Crizia, può ripeterci la frase esatta del sacerdote. Da dove
di preciso lui faceva arrivare quegli aggressori dell'Egitto?
CRIZIA:
"...una grande potenza che con tracotanza aveva invaso contemporaneamente
l'Europa e l'Asia, uscendo fuori dal Mar Atlantico. Infatti, a quel
tempo, era possibile traversare quel mare".
COORDINATORE:
Quindi usa Mar Atlantico! Cosa poteva intendere Solone in
quegli anni - nel 560 a. C. - per Mar Atlantico? E cosa intendevate
voi, più tardi, quando ne parlavate, nel 399?
APULEIO:
(del De mundo, pubblicato
a metà del II secolo d.C.): "I mari più grandi sono l'Oceano
e l'Atlantico, che delimitano il confine del nostro globo".
GIUSTINO
(che - copiando da chissà
chi nel II d.C. - nelle sue Storie filippiche
racconta dei Focei che fondarono Massalia-Marsiglia
fra i Liguri): "E così, avendo osato spingersi fino agli estremi
lidi dell'Oceano, giunsero infine nel Golfo Gallico, alla foce del
Rodano e, presi dalla bellezza del luogo...".
COORDINATORE:
Quindi, nonostante la solita burrasca sui nomi dell'Oceano/Mar
Grande d'Occidente, ora seguendo l'ipotesi di questa ricerca non
solo potremmo piazzare l'Isola Mito, davanti all'uscita del Canale
di Sicilia, ma anche far arrivare quella masnada di invasori dall'Ovest
e per di più proprio intorno al 1200 a. C. Chi erano?
SERGIO F. DONADONI: "Di
due di questi Popoli del Mare le fonti egiziane più antiche fanno
menzione. Dei Luka, anzitutto,
che appaiono nelle tavolette di Tell el Amarna, con tratti pirateschi
e ricompaiono poi fra i federati hittiti contro cui si batté, a
Qadès, Ramses II. Degli Sherden,
poi - e più ampiamente - che compaiono anch'essi a Tell el Amarna,
in due lettere di Ribaddi di Biblo che li ha al suo servigio. Ma
più notevole è una stele di Ramses II, nota come la Stele degli Sherden, dove è detto di
loro: "Per quanto riguarda gli Sherden dal cuore ribelle, non
si era capaci di combatterli dall'eternità. Essi venivano, possenti
(di cuore - ?-...) su navi da guerra in mezzo al mare, e non si
era capaci di tenere loro testa...". Oltre questa chiara descrizione
dell'attività piratesca degli Sherden,
è qui notevole la posizione che essi hanno nella composizione generale
della stele: si parla dei popoli del Settentrione, di quelli del
mezzogiorno, dell'Oriente, dell'Occidente, e si aggiungono infine,
secondo la regola degli elenchi geografici egiziani, questi "del
mezzo".
Se consideriamo ad esempio la Stele poetica di Tuthmose III,
si hanno, meno ordinatamente, elencati in serie i quattro punti
cardinali e si aggiunge a loro il Centro, rappresentato
da "Quelli che sono nelle Isole in mezzo al Mare"
e così anche nell'Inno ad Aton si parla di "Mezzogiorno
e Settentrione, Occidente e Oriente, e le Isole che sono nel Centro
del Mare". Nel testo di cui parliamo, gli Sherden
assumono una funzione analoga: vorrà dire un'analoga situazione
geografica? E' difficile dire di no".
COORDINATORE:
Quindi lei, professore, gli Sherden, non li fa arrivare dall'Anatolia
- come si è fatto per tutto il secolo scorso - ma dalle Isole nel
Grande Verde?
DONADONI: "Degli Sherden
non si parla nei testi hittiti: non si può perciò localizzarli in
Asia Minore".
COORDINATORE: Due date segnano
la presenza di questi pirati nelle terre di Ramses III: all'arrembaggio
in una battaglia nilotica (nel 1178), e furono sconfitti con donne
e figli, nel 1175 a.C. e, lì, fu una vera mattanza. Come finì, poi?
DONADONI:
"I due gruppi furono annientati. La rappresentazione
dello scontro porta un testo breve e per di più assai ridotto per
lacune e guasti, e che non dà altro che frammenti di celebrazione
del valore regale".
COORDINATORE: E allora
come siete riusciti, voi egittologi, a interpretarli?
DONADONI:
"C'è la parte figurativa: mostra le tipiche acconciature a
penne sul capo degli invasori, gli elmi cornuti e ornati di un disco
(o di una sfera) degli Sherden dell'esercito egiziano, e - nella
confusione della mischia - i pesanti carri, trainati da quattro
bovi l'uno, che si trovano implicati nella zona della battaglia,
e dove donne e bambini sono insieme con i guerrieri barbari: in
una situazione, cioè assai diversa dal vecchio tema "di genere"
che accompagna le scene di guerra".
COORDINATORE:
Cioè?
DONADONI: "Angosciosamente migratoria!
Su questo punto i testi, malgrado le scorie retoriche, sono abbastanza
espliciti".
GIOVANNI GARBINI: "Se i Popoli
del Mare, che per tanto tempo avevano intrattenuto con gli Egiziani
pacifici rapporti commerciali, cercarono a un certo momento di insediarsi
in Egitto con la violenza, vuol dire che si era creata alle loro
spalle una situazione tale da spingerli a quel gesto disperato".
COORDINATORE:
"Gesto disperato" è un'espressione che di solito si
usa per un suicidio?
GARBINI: "Gesto disperato!".
COORDINATORE:
Il professor Donadoni ha parlato di "angosciosa migrazione"
con carri, donne e bambini e usa questa locuzione per la seconda
invasione ai tempi di Ramses III, nel 1175. Ora lei ora dice "gesto
disperato". Potrebbero davvero esserci stati dei cataclismi
all'origine di quegli spostamenti di popoli...
DIODORO: "Posso?".
COORDINATORE:
Prego, Maestro!
DIODORO: "Le Amazzoni
(quelle libiche, alleate degli Atlanti secondo quel che scrive Diodoro,
subito prima di questa frase nella sua Biblioteca, ndr)
sarebbero state completamente distrutte da Eracle, all'epoca in
cui, percorrendo le regioni occidentali, piantò le colonne della
Libya...".
COORDINATORE: Sa, veramente,
sulle Colonne d'Ercole...
DIODORO: "...Eracle
riteneva che sarebbe stato terribile se, essendosi egli proposto
di beneficare tutto quanto il genere umano, avesse lasciato alcuni
popoli dominati da donne. Si dice che anche il lago Tritonide (in
Tunisia, dove le Amazzoni avevano la loro città, ndr) sia
scomparso in seguito a terremoti, con il rompersi delle parti rivolte
verso l'Oceano".
COORDINATORE: Una testimonianza
che ne vale tre! Anzi: quattro! I terremoti a Ovest dell'Egitto!
In zona Tritonide, ovvero nell'entroterra delle Sirti... Con Eracle
che sta, giustappunto, mettendo colonne da quelle parti. E, per
di più, l'Oceano lì davanti...E se riaffiorasse ora? E d'improvviso.
Se, da mezzo al mare, riapparisse d'incanto un'isola? E se succedesse
proprio al di là delle Colonne di Eracle, quelle appena tornate
al Canale di Sicilia? E se fosse al centro di tutte le rotte più
antiche? E se quest'isola ci si ripresentasse ora, ma com'era 3200
anni fa? Viva, ricca, verde e strabiliante? Con 8000 gigantesche
torri? E con quelle altre che ora non ci sono più? Con le necropoli
"anatoliche" rosse e gialle del 3000 a.C.? E con quella
ziggurat strampalata messa lì, vicino a Sassari, da 4300 anni? E
con tutti i metalli del mondo? E con un clima che - si sa - è, quasi
sempre, primavera? Con le palme, i cervi, l'oricalco? E fiumi d'argento,
isole di piombo, e monti di ferro, e pietre di fuoco, e sorgenti
di acqua calda? E con i vecchi più vecchi del Mediterraneo? Se riapparisse
all'improvviso un'Isola, in mezzo al Mare d'Occidente? Già antica
anche per gli Antichi. Se riaffiorasse ora, la Sardegna?
vai ad inizio pagina
Le "Colonne" spostate a Gibilterra
ecco Atlantis, isola-mito