da Tempo Medico del 24 maggio 2000
http://www.zadig.it/news2000/
Le leggende e i rilevamenti geologici indicano una spaventosa inondazione nelle regioni del Mar Nero
La vera storia del diluvio universale
E’ una storia lunga e avvincente, quella dei diluvi. E’ la storia di un fenomeno naturale su cui popolazioni
anche lontanissime fra loro (dalla Mesopotamia all’America centrale) hanno costruito leggende, miti di
fondazione, testi sacri, e che di recente è stata restituita all’altra grande lente con cui l’uomo ama
leggere il mondo: la scienza.
Fra le tante grandi inondazioni che hanno costellato la storia della Terra, una è diventata universale.
Ma ci fu davvero un diluvio che possa essere messo in relazione al racconto biblico? Quando? In quali regioni?
E’ proprio l’intreccio fra storia e scienza, fra le narrazioni mitologiche e le rilevazioni geofisiche, ad aver
entusiasmato Walter Pitman. Geofisico del Lamont-Doherty Earth Observatory, a Pasadena, un curriculum
scientifico d’eccezione (i suoi studi sulle anomalie magnetiche marine rappresentarono una delle
dimostrazioni più solide della teoria della tettonica delle placche: la "Stele di Rosetta per
decifrare la storia geofisica della Terra"), Pitman è stato Trento per una conferenza nell’ambito
della grande mostra sul diluvio universale che si è conclusa il 21 maggio presso il Museo tridentino
di scienze naturali. Entusiasta della mostra (uno dei migliori esempi di mostra scientifica degli
ultimi anni, coronata da un meritatissimo successo: per farsi un’idea, consultare http://www.mtsn.tn.it/diluvio/diluvio.html
), racconta l’avventura di cui è stato protagonista negli ultimi anni della sua
attività scientifica, e che ha raccolto nel volume Diluvio, scritto insieme al collega William Ryan
(Edizioni Piemme, 1999).
Tutto cominciò nel 1972, in modo quasi fortuito. "In quel periodo io e Bill Ryan stavamo
collaborando con un gruppo di ricercatori: John Dewey, Maria Cita, Ken Shu, e altri" racconta Pitman.
"Alcuni di loro avevano da poco scoperto che cinque milioni di anni fa il Mediterraneo si era
completamente seccato, e si inondò successivamente in modo catastrofico. Durante una conversazione,
Dewey ci domandò se questo evento potesse essere all’origine della leggenda sul diluvio universale.
Naturalmente ci mettemmo a ridere, perché cinque milioni di anni fa non c’erano uomini che avrebbero
potuto raccontarlo! Ma cominciammo ha discutere se un evento simile, cioè l’allagamento di un bacino
prosciugato a causa di un incremento del livello del mare, fosse potuto accadere alla fine dell’ultima
glaciazione, fra 20.000 e 4.000 anni fa. In questo periodo il livello del mare crebbe di circa 120 metri,
ed è possibile che ci fosse qualche bacino marginale che si era prosciugato, e che il mare avesse potuto
superare qualche passaggio e inondarlo".
Comincia a questo punto una lunga serie di campagne. "Innanzitutto abbiamo trovato che la struttura
rocciosa del fondale del Bosforo, oggi coperta da sedimenti fino a 20 metri sotto il livello del mare,
ha proprio una profondità di circa 100 metri, e risulta tagliata da profonde gole che sembrano prodotte
da un rapido scorrimento d’acqua" racconta Pitman.
Dopo la guerra fredda, i russi misero a disposizione di Pitman i risultati dei loro studi sui fondali
del Mar Nero, nonché una nave da ricerca completamente attrezzata. "Grazie a questa collaborazione
abbiamo individuato una superficie alluvionale a una profondità di circa 150 metri: abbiamo raccolto
campioni sedimentari e abbiamo potuto dimostrare che i sedimenti al di sotto della superficie erano
tipicamente d’acqua dolce, e quelli al di sopra erano di acqua salata. Tutto sembrava portare alla
conclusione che a quell’epoca il Mar Nero fosse stato inondato dal Mediterraneo. Abbiamo analizzato
anche conchiglie e fossili per datare l’inondazione: 5.600 anni prima di Cristo".
Ma ad aiutare i ricercatori non ci sono solo i dati geofisici: anche miti e leggende, sostiene Pitman,
possono essere una straordinaria fonte di informazioni. "In questa regione sono nati quattro grandi
miti associati al diluvio: quello biblico e tre di origine mesopotamica. Riportano tutti la stessa
storia, fin nei minimi particolari: un’avvisaglia, la costruzione di una barca, il carico di
animali e equipaggiamenti; l’inondazione arriva, il patriarca prende il largo con la barca
insieme alla sua famiglia, poi libera gli uccelli per vedere se c’è una terra sicura su cui
approdare, e finalmente lascia l’arca e fa una grande festa per il dio o gli dei".
Una storia che, se letta alla luce dei risultati scientifici e se confrontata coi numerosi
reperti archeologici che indicano l’insediamento di nuove popolazioni in Anatolia, in Egitto,
in Mesopotamia, in Ucraina e negli Urali proprio attorno a 7.400 anni fa, sembra proprio dare
ragione a Pitman e colleghi. "Prima della nostra, la spiegazione più razionale era quella di
un’inondazione dovuta allo straripamento del Tigri e dell’Eufrate. Ma le inondazioni di fiumi
non avvisano, arrivano improvvisamente. Il Mar Nero invece avrebbe mandato alcuni segnali: prima
che il Mediterraneo coprisse completamente il Bosforo (i nostri dati indicano un flusso di 50
chilometri cubici d’acqua al giorno, capaci di innalzare la superficie del Mar Nero di 15
centimetri al giorno), le popolazioni avrebbero avuto uno o due mesi di tempo per prepararsi a partire. Inoltre nei miti il patriarca parte per sempre, non tornerà mai più alla sua terra: nel caso di un’inondazione fluviale le popolazioni avrebbero potuto tornare una volta che l’acqua si fosse ritirata. Questi sono solo due esempi dei moltissimi elementi leggendari che contraddicono l’ipotesi dello straripamento di un fiume. Noi crediamo che lo scenario del Mar Nero corrisponda molto meglio alle leggende".
Matteo Merzagora
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