PAMUKKALE - KONYA Lasciati i meandri delle zone costiere dell'antica Ionia, i nostri pellegrini salgono verso i Tauri e, dimentichi delle opere umane, son pronti ad ammirare le meraviglie che la natura ha qui profuso a piene mani. Anche l'Italia, da Abano ad Ischia, abbonda di zone vulcaniche e collaterali sorgenti termali ma un fenomeno come quello di PAMUKKALE ci è sconosciuto. L'acqua che sgorga calda,in quota dopo aver attraversato delle falde di roccia calcarea, cola lungo il pendio della montagna lasciando un residuo bianco come la neve. Da lontano sembra di vedere un ghiacciaio e da vicino fa una strana sensazione sguazzare nelle pozze d'acqua tiepida e vistosamente calcarea che cola lungo i fianchi del pendio ad alimentare il "ghiacciaio". Ovviamente le torme di turisti che si aggirano nei luoghi non giovano alla manutenzione del manto calcareo ma c'è una vigilanza attenta ed una amministrazione del flusso d'acqua in modo da salvare questo paesaggio unico l'abbagliante cascata pietrificata Le vasche, di origine naturale, permettono il lento tracimare delle acque Il laghetto sembra nascere direttamente dal "ghiacciaio" Come sempre in natura la vita nasce in ogni meandro A poca distanza dalle cascate pietrificate (le acque termali sono sempre state apprezzate dagli antichi) la strada attraversa le rovine dell'antica necropoli di Hyerapolis città fiorente in età romana. Queste rovine sparse e, apparentemente, abbandonate nella campagna oltre ad esercitare un fascino romantico su noi turisti ci suggeriscono quale meraviglia debbano aver provato i viaggiatori che nei secoli scorsi dal '500 in poi percorsero l'Italia dove ben più imponenti vestigia ricordavano passati splendori. Rinascimento e neoclassicismo vengono alla mente non come reminiscenza di studi ma come irrefrenabile sentimento. KONYA è una grande città moderna, industriale ma di antiche origini ricordata anche per S.Paolo che vi sostò nel suo primo viaggio (anni 45 -48 At 14 1-7) rischiando con la sua predicazione il linciaggio da parte dei giudei di quella fiorente colonia. La città a quel tempo si chiamava Iconio, sorgeva sulla grande strada Roma - Efeso - Antiochia ed era un centro di grande importanza ed interesse. All'epoca del principato selgiuchide ne fu la capitale Oggi, pare, i cattolici ufficialmente residenti a Konya sono tre (3); c'è comunque una chiesa cattolica, piccolina e architettonicamente poco significativa costruita dai francesi nel tardo '800 dove siamo stati accolti dalla gioia timida di due giovani suore trentine trapiantate qui da oltre 7 anni a custodire, veramente con tanta cura, il luogo di culto. Inutile sottolineare quanto, per noi italiani, sia stato emozionante questo incontro e quanto suggestiva possa esser una messa celebrata in queste condizioni ambientali. Vedendola oggi non avrei pensato che Iconio fosse, secondo una leggenda Frigia, la prima città sorta dopo il diluvio universale (eppure sembrerebbe che 5600 anni fa al termine di un periodo glaciale il livello del Mediterraneo sia salito di 120 m tracimando nel Mar nero che forse era un bacino marginale prosciugato. Proprio al Museo di Trento [Studi sul diluvio] hanno organizzato degli studi sull'argomento) e comunque scavi eseguiti nel centro della città hanno rivelato presenze umane databili al 3° millennio a.C.. La moschea/mausoleo di MEVLANA La caratteristica cupola in maiolica verde: strana forma costruttiva mai più vista altrove Poi, scomparsi gli Ittiti, scomparsi i Frigi, scomparsi greci e romani, scomparsi i bizantini e con loro i cristiani son rimasti i musulmani turchi e il motivo di maggior interesse turistico è oggi la visita alla moschea museo/santuario di Mevlana (lett.:il nostro maestro; il nome è Jalal ad Din ar Rumi,1207-1273) mistico musulmano di origine persiana, contemporaneo di S.Francesco, teso a superare in senso filosofico la religione musulmana con l'insegnamento dell'amore e della tolleranza, letterato, poeta e folle, autore del" Divan-e Shams" in 30.000 versi e del "Masnavi" composto da 26.000 distici, amico -secondo la tradizione- sia dei potenti che dei monaci cristiani, fondatore della setta dei "dervisci piroettanti", oggi permessa solo a scopo teatrale folkloristico, e che anche noi abbiamo visto nella bella cornice di un caravanserraglio medioevale. La Turchia è uno stato laico, dove sono ammesse le religioni e son vietate le sette religiose, compresa quindi quella dei dervisci danzanti che proprio a Konya ha il santuario-museo del suo fondatore,frequentato però forse più da devoti che da turisti. Mausoleo di Mevlana "Sii come l'acqua corrente nella generosità e nell'aiutare Sii come la notte nel nascondere i difetti altrui Sii come un morto nell'irritazione e nella rabbia Sii come la terra nella modestia e nella condiscendenza Sii come il mare nella tolleranza Sembra proprio come sei! O sii proprio come sembri!" Tombe dei maggiori discepoli di Mevlana Arte Selgiuchide Le tribù turche che avevano cominciato ad affluire in Anatolia verso la metà dell'XI secolo fondarono, unendosi, lo Stato Selgiuchide Anatolico. Le opere più significative risalgono al XII secolo epoca nella quale lo Stato Selgiuchide Anatolico iniziò a decadere cedendo a vari principati turchi. Anche quello ottomano fu uno di questi principati che crescendo d'importanza, a partire dal 1299, si impadronì di tutta l'Anatolia creando uno stato destinato a durare fino alla grande guerra del secolo scorso. Noi di quel periodo abbiamo visto il caravanserraglio di Sultan Hani ( datato al 1229) vicino a Konya dalle imponenti strutture, sia aperte che coperte (per l'inverno). Si nota l'influsso bizantino con la costruzione di grandi strutture a tre navate per il ricovero di uomini e animali. La decorazione a pigna dei portali è tipica della penisola Anatolica e la ritroveremo anche nella decorazione delle moschee dei secoli successivi. Il caravanserraglio di Sultan Hani (1229 d.C.) - Complesso Portone d'ingresso del caravanserraglio di Sultan Hani Caratteristica forma di decorazione tipica dell'arte turca Costruzione centrale nel caravanserraglio di Sultan Hani (ben evidenziate le ricostruzioni) Porticati del caravanserraglio di Sultan Hani. Sul fondo la parte invernale chiusa Osservare la differente altezza d'imposta degli archi esterni e interni |
LA CAPPADOCIA I brani che seguono sono tratti dal volume di Omer Demir "LA STORIA DELLA CAPPADOCIA" e sono interessanti e per l'esposizione artistica e per la visione laica ma senza sottofondo culturale cristiano del fenomeno che il cristianesimo ha rappresentato per il mondo. Collocata a nord dei monti Tauri la storia della Cappadocia cominciò nelle epoche in cui l'uomo vi si insediò per la prima volta, dopo che si furono raffreddate le lave sparse , milioni di anni fa, dalle frequenti eruzioni del Vulcano Erciyes (antico Monte Argeo) a est e del Vulcano Hasan a ovest. Sugli altipiani settentrionali dei Monti Tauri, in provincia di Konya, fu scoperto nel 1958, un insediamento dell'Età Neolitica di 9-10 mila anni fa Le statuette della Dea Madre ,"Donna Grassa", i gioielli bellissimi, le ceramiche colorate, i resti di vasellame scoperti in questi scavi ci forniscono meravigliose informazioni sulla cultura e sul passato degli uomini più antichi della zona; furono anche trovati vasellame e attrezzi risalenti all'Età del Bronzo antico, 3500-3000 a.C.. I Proto-Ittiti, unendo la loro cultura a quella delle popolazioni fondano il Grande Impero Ittita. Questo Grande Impero la cui capitale è Hattusas, dura fino al 1200 a.C.. Le informazioni più vaste le otteniamo dalle fonti scritte riportate alla luce negli scavi eseguiti in provincia di Kayseri (Cesarea). Nel 1200 a.C. cominciarono le invasioni in Anatolia e l'Impero Ittita fu distrutto. Dopo la caduta del Grande Impero Ittita cominciò il periodo delle Signorie in Anatolia che rimase a lungo senza un dominatore. Nel VII secolo a.C. il dominio dell' Anatolia Centrale passò ai Frigi, famosi come allevatori di cavalli. Non abbiamo informazioni approfondite sui Frigi; non sappiamo da dove vennero, in quale parte dell'Anatolia si stabilirono all'inizio e poi come fondarono uno Stato così forte. Sappiamo però che i Frigi entrarono in Anatolia dall'Europa attraverso gli stretti del Bosforo e dei Dardanelli e che, secondo lo storico Erodoto, i Frigi, mentre erano in Europa, venivano chiamati Brygi o Birgi. Dopo i Frigi la Cappadocia passò, per un breve periodo, in mano ai Medi, ma, con la caduta del loro Impero alla metà del VI secolo a.C. tutta l'Anatolia passò, nel 547 a.C., sotto il dominio dei Persiani. L'Anatolia veniva governata dai satrapi, cosidetti KHSATRAPA in persiano e SATRAPES in greco antico, con una divisione in province. Nel periodo dei Persiani esistevano circa venti SATRAPIE. I Satrapi dipendevano dal grande regno e pagavano annualmente i loro tributi con cavalli e talenti d'oro e d'argento. Il nome dato dai Persiani alla Cappadocia era KATPATUKYA che, in persiano, significava il "paese dei cavalli di razza". La Cappadocia che si trovava nella satrapia di Daskleion pagava al Regno Persiano un tributo annuale di 360 talenti d'argento. Nel 330 a.C. Alessandro Magno occupò la parte meridionale della Cappadocia e, lasciandoci come satrapo un persiano di nome Sabiktas, proseguì la sua grande spedizione verso il sud. Circa un anno dopo, con l'appoggio del popolo, Ariarathes I diventò re della Cappadocia. Ariarathes I allargò i confini della Cappadocia fino al Mar Nero al nord e fino all'Eufrate a est, ma Perdikkas, uno dei figli naturali di Alessandro Magno, invadendola, ne riprese la dominazione. Dopo la morte di Alessandro Magno che non aveva lasciato alcun erede, il grande impero da lui fondato cominciò a decadere. I generali passati alla storia con i nomi di Diadochi, invece di governare tutti insieme il grande impero fondato da Alessandro Magno, lo spartirono fra di loro e fondarono dei piccoli regni in lotta fra di loro. Queste contese durarono circa 300 anni fino a quando l'ultimo impero del periodo ellenistico fu cancellato dalla storia dai Romani nel 30 a.C.. Dopo la morte di Ariarathes I e la salita al potere di Perdikkas, Ariarathes II, figlio adottivo di Ariarathes I, aveva abbandonato il Paese. ma ritornandoci nel 301 a.C. liberò la Cappadocia meridionale occupata da Alessandro Magno e la riunificò. Nei periodi della dominazione dei re Ariarathes III, IV e V si allargarono i confini della regione. Con l'invito rivolto agli artisti e scienziati greci alla corte da parte del re della Cappadocia, Ariarathes V, soprattutto le città di Mazaca e Tyana divennero città ellenistiche e la cultura ellenistica dominò nella Cappadocia. Con la morte di Ariarathes V la Cappadocia, perdendo la sua forza, cominciò lentamente a subire l'influenza di Roma. Nel tempo la Cappadocia passò spesso dalla dominazione di Roma a quella del Ponto e viceversa. Durante queste guerre la Cappadocia subì gravi danni. Nel 47 a.C. Cesare, che aveva dichiarato guerra al Regno del Ponto, collocò il suo esercito a Mazaca e vi si accampò per qualche tempo occupando il Ponto meridionale. Al tempo di Cesare, il nome di Mazaca fu cambiato in Cesarea (Kayseri) e nel 17 a.C. diventò una provincia romana. Paolo e i suoi discepoli annunciarono la parola di Cristo nei ricchi territori dell'Asia romana e qui fiorirono i primi movimenti di pensiero cristiano. Al tempo di San Basilio, San Gregorio di Nazianzo e San Gregorio di Nyssa, tre grandi figure religiose nate nella Cappadocia , il Cristianesimo si sviluppò velocemente e fu data importanza alla costruzione di chiese e monasteri. I primi luoghi di culto erano in genere piccoli monasteri o meglio erano luoghi per eremiti. Non esistevano importanti costruzioni architettoniche: questi templi venivano costruiti generalmente nelle valli, nei letti di ruscelli o nei luoghi difficili da raggiungere, perchè il Cristianesimo non era ancora una religione ufficiale. Dal 310 d.C. in poi avvennero delle rivolte a Roma e Constantino, reprimendole, divenne imperatore. Constantino, con il suo famoso editto, riconobbe ai Cristiani il diritto alla libertà di culto e poi trasferì la capitale da Roma a Bisanzio (ribattezzata in Costantinopoli). In seguito alla libertà di culto per il Cristianesimo la religione si sviluppò velocemente nella Cappadocia che, con la continua costruzione di chiese, monasteri e conventi, entrò sotto l'influenza del Patriarca di Costantinopoli. Nel VII secolo l'Impero Bizantino divenne luogo di avvenimenti importanti. In Arabia era nata la Religione Islamica che, diffondendosi, minacciava i confini dell'impero Bizantino. All'interno del territorio, la tendenza dei monaci all'adorazione delle icone sotto una forma di idolatria causò delle reazioni. Nel 726, con una legge promulgata da Leone III cominciò il periodo iconoclasta che durò più di cento anni e che ridusse il potere della chiesa e dei monasteri. In questo periodo furono proibite immagini sacre e furono chiusi monasteri e chiese. Questo periodo durò fino all'843, anno in cui l'Imperatrice Teodora lasciò nuovamente libera l'adorazione delle icone. In seguito alla restituzione al culto di queste immagini sacre furono costruite nuove chiese nelle valli di Göreme, di Ihlara e di Soganli e nell'interno di esse furono dipinti affreschi raffiguranti episodi della storia sacra. Risalgono a questo tempo e durarono fino al XIII secolo la costruzione delle chiese con gli affreschi più belli del periodo bizantino in Cappadocia Nel 1071 l'Anatolia cominciò ad essere dominata dai Selgiuchidi ( un principato di stirpe turca), ma non furono minacciate le fedi religiose dei Bizantini e furono lasciati liberi i loro culti. Le chiese e le moschee costruite in questa regione nello stesso tempo e nello stesso luogo ci dimostrano chiaramente con quanta tolleranza si guardavano queste due popolazioni. E' possibile vederne l'esempio nei ruderi di Zelve. Le chiese, le cappelle e i monasteri costruiti nella Cappadocia sono così numerosi che, anche se non è possibile precisarne il numero, si può immaginare che siano più di 400. Molti degli affreschi nelle chiese furono dipinti dopo il periodo iconoclastico. Gli affreschi furono realizzati o con uno stile classico, basandosi su una certa linearità del disegno o con uno stile semplice che esprime soltanto l'argomento. Alcune delle chiese furono costruite secondo una certa pianta e fu data importanza sia alla struttura interna che a quella esterna; ad es. come la chiesa a cupola (Kubbeli Kilise) a Soganli. Oltre alle chiese, ai monasteri e alle cappelle costruiti in Cappadocia, i primi cristiani della regione dettero importanza alla costruzione di caverne artificiali ed esercitarono il loro culto nelle piccole cappelle scavate nelle loro profondità. Negli anni 717-718 gli eserciti del Califfo Omer entrarono nel cuore dell'Anatolia e combatterono vittoriosamente. Uno dei comandanti di Omer, Mesmele, arrivò fino a Kayseri e causò gravi perdite agli eserciti bizantini. Anche se queste caverne furono utilizzate come rifugio contro le invasioni islamiche e dei Selgiuchidi penetrati in Anatolia nel 1071 persero d'importanza dopo che, sotto il dominio dei Selgiuchidi venne riconosciuto ai cristiani il diritto alla libertà religiosa, diritto che rimase anche dopo il declino dei Selgiuchidi e l'inizio del periodo dei principati concluso con la supremazia degli Ottomani. NYSSA La storia di Nevsehir, nell 'Anatolia centrale risale ai tempi anteriori alla nascita di Cristo. Anticamente si chiamava Nyssa e poi il suo nome diventò Muskara. L'insediamento risale agli Ittiti che vissero tra il 2000 e il 1200 a.C. Dopo la caduta degli ittiti, Nevsehir, nel VII secolo a.C., cadde sotto il dominio prima degli Assiri e dopo dei Frigi. Nel 546 a.C. l'imperatore persiano Ciro annesse la città al suo territorio. Nel VI secolo a.C. tutta l'Anatolia fu inserita in questo impero. Nel 333, Alessandro Magno, imperatore macedone, s'impadronì di queste terre distruggendo l'impero Persiano. Più tardi vi domina l'impero della Cappadocia. La capitale di questo impero era l'odierna città di Kayseri (Cesarea), conosciuta allora con il nome di Mazaca. Nel I secolo a.C., passò sotto il dominio di Roma e quindi a quello bizantino. E infatti, le opere più numerose sul territorio di Nyssa, quali chiese rupestri e rifugi e chiese sotterranee sono quelle che risalgono al periodo bizantino. Nel primo periodo di diffusione del Cristianesimo i cristiani furono molto oppressi dagli idolatri e, per difendersi, per diffondere di nascosto la loro religione, scavarono numerosi rifugi sotterranei a Derinkuyu, Kaymakli, Dogala, Ozkonak, Mazi ecc. Dopo che L'Imperatore Constantino ebbe ufficialmente lasciato libera questa religione nel 313 d.C. le caverne sotterranee furono utilizzate solo come rifugi durante le invasioni dei popoli confinanti quali Arabi, Sasanidi ecc. Nei periodi posteriori alla perdita d'importanza di questi rifugi i cristiani li abbandonarono e, costruendo centinaia di chiese nelle grotte delle valli di Göreme, Soganli e lhlara, vi si insediarono. Sui muri di queste chiese furono dipinti episodi della storia sacra. Dopo la battaglia di Malazgirt (Manzicerta) nel 1071 d.C. fra Alpaslan e Romano Diogene, Nevsehir passò sotto il dominio dei Selgiuchidi. Dopo la caduta definitiva dei Selgiuchidi nel 1308 Nevsehir passo sotto il dominio degli Ilhanidi e più tardi degli Ottomani. GOREME E LA FORMAZIONE DEI CAMINI DELLE FATE Lava e ceneri del vulcano Erciyes (Monte Argeo) coprirono, migliaia di anni or sono una superficie di circa 4200 kmq. Al termine dell'attività del vulcano questa regione subì una grandissima erosione da parte del vento e dell'acqua. In conseguenza a questa erosione le terre friabili furono asportate e le rocce non logorate presero forme singolari e soprattutto si formarono coni sormontati da blocchi di roccia dura che sono gli odierni camini di fata. I Cristiani rifugiatisi nella valle di Göreme a causa della minaccia araba, la chiamarono "Göremi" che significa "Non potere vedere!", e questo nome, col tempo, si trasformò prima in Korama e poi in Göreme che arrivò fino ai giorni nostri. San Paolo trovò molto idonea Göreme all'educazione dei missionari. In antichità Göreme era forse molto più vasta, ma oggi occupa solo questa valle. A Göreme, che fu uno dei maggiori centri del Cristianesimo dal VI secolo fino alla fine del IX secolo, si trovano circa 400 chiese sparpagliate nei villaggi vicini l'uno all'altro. Le chiese che si trovano a Göreme sono: Tokali Kilise (chiesa della fibbia), Carikli Kilise (chiesa dei sandali), Karanhk Kilise (chiesa oscura), Meryem Ana Kilisesi (chiesa della Vergine Maria), Elmali Kilise (chiesa della mela), Yilanli Kilise (chiesa del serpente), Barbara Kilisesi (chiesa di Santa Barbara), Elnazar Kilisesi (chiesa dello sguardo). AVCILAR (il villaggio di Göreme) Il paesino di Avcilar, situato nella valle di Göreme a 500 m a ovest del centro delle chiese rupestri di Göreme, è un villaggio che si trova in mezzo alle bellezze naturali e ai ruderi storici. In questa località che occupa uno spazio di circa 5 kmq, si trovano singolari camini delle fate, spelonche e chiese rupestri risalenti al periodo iconoclastico. Molte di esse furono rovinate molto tempo fa e, al giorno d'oggi, pochissime chiese affrescate sono rimaste in piedi. Gli abitanti di questo paesino continuano a convivere con quei meravigliosi camini delle fate e con le spelonche. Siccome in questa regione fa freddo d'inverno e caldo d'estate, i suoi abitanti si difendono dal freddo invernale e dal caldo estivo scavando nuove camere in queste spelonche. Queste camere scavate sono tiepide d'inverno e fresche d'estate ed alcune di esse, al giorno d'oggi, vengono utilizzate come pensioni turistiche. Camini delle fate Camini delle fate densamente abitati Göreme: Resti di una chiesa rupestre ELMALI Kilise (La chiesa della mela) Fu scavata nella roccia a destra della stradina. subito dopo il Monastero Femminile, nel museo all'aperto di Goreme. Ha una cupola sorretta da quattro colonne e tre absidi, una maggiore e due minori. Anche se gli affreschi risalenti al periodo iconoclastico sono relativamente ben conservati si notano alcune crepe e alcuni sgretolamenti. Ci sono degli affreschi che raffigurano: Gesù Pantocratore sulla cupola. e il battesimo di Gesù, l'entrata in Gerusalemme, l'ultima cena, la Crocifissione, il tradimento di Giuda, ed altre scene della vita di Cristo e dell'Antico Testamento sui muri e sulle volte. In uno degli affreschi un arcangelo fu raffigurato con un globo in mano e, poichè questa sfera assomiglia ad una mela. la chiesa fu chiamata "Elmali Kilise" (la chiesa della mela). Secondo alcuni studiosi questa sfera in mano all'arcangelo simboleggia in realtà il mondo. YILANLI Kilise (La chiesa del serpente) Un'altra delle chiese interessanti di Göreme è la Yilanli Kilise che non ha colonne nè cupola. Ha un soffitto a volta e gli affreschi furono dipinti sui muri laterali. Dentro la chiesa c'è anche una tomba. A sinistra dell'entrata furono raffigurati l'imperatore Constantino e sua madre, S. Elena, che tengono in mano la "vera croce" (la croce bizantina) e in un altro affresco furono raffigurati San Giorgio e San Teodoro che uccidono il drago, rappresentato da un serpente. A destra si trovano le figure di San Basilio, San Tommaso e Sant'Onofrio. Secondo la leggenda, Onofrio era in origine una donna bellissima e veniva insidiata continuamente dagli uomini, tanto che pregò Dio di proteggerla da essi e Dio, accogliendo la sua preghiera, le deturpò il viso e le fece crescere la barba. Come si vede è una creatura metà uomo e metà donna LA CHIESA DI CARIKLI La Chiesa di Carikli è l'ultima del complesso monastico del Museo all'aria aperta di Göreme. I gradini di pietra danneggiati dall'erosione sono stati sostituiti da una gradinata di ferro. La chiesa a tre absidi e quattro cupole é rivestita di affreschi simili a quelli della Chiesa Karanlik e Elmali. Gli affreschi della Chiesa Karanlik risalgono al XIII secolo come quelli della Chiesa di Carikli. Come nelle altre chiese questi affreschi rappresentano scene di Cristo in croce, la deposizione dalla croce. la resurrezione di Lazzaro, le donne davanti al sepolcro vuoto, l'ospitalità di Abramo, l'infanzia di Cristo con la Vergine Maria, la trasfigurazione, l'entrata di Cristo a Gerusalemme. LA CHIESA DI SANTA BARBARA - (foto a lato) E' una chiesa rupestre, tagliata nella roccia e si trova a destra dell' ingresso del museo all' aria aperta di Göreme, al sud della chiesa incisa nel blocco detto "Elmali" (della mela). E' stata fatta secondo una pianta a forme di croce a due colonne. Le ali nord, sud ed ovest sono con delle volte a forma di culla. C'è un'abside centrale e due laterali, ed una cupola centrale. Sulla cupola nord c'è un affresco del Cristo. Gli affreschi e disegni sono incisi direttamente sulla roccia con della pittura in terra di Siena. Queste chiese rupestrì risalgono al secolo XI e ci si possono vedere gli affreschi di Santa Barbara, San Michele e San Teodoro, dei motivi geometrici. dei disegni di bestie mitologiche e vari simboli. Benché questa chiesa sia stata interamente costruita nella roccia, all'interno dà l'impressione di essere stata costruita in pietra tinta. LA CAPPADOCIA VAL BENE UNA MESSA 400 sono le chiese rupestri ma oggi son tutti reperti archeologici. Nella zona di Göreme, verso Avanos, c'è una grotta, diciamo una cappella rupestre, dove si può celebrare la messa con l'autorizzazione delle autorità civili e del nunzio apostolico. Il nostro gruppo ha ovviamente goduto di questa opportunità e l'atmosfera tutta particolare dell'ambiente ha reso questa liturgia indimenticabile col pensiero rivolto al raffronto con i tempi che furono. ZELVE Sulla strada che collega Göreme ad Avanos quando si gira a destra, dopo Cavusin, si raggiunge, dopo 3 km, il villaggio dell'Antica Zelve, passando per una strada che corre tra camini delle fate interessantissimi e di diversi tipi. Qui si possono vedere i camini delle fate più belli e più imponenti della Cappadocia. Camini delle fate Nella Zelve Antica si trovano chiese e monasteri risalenti al periodo preiconoclastico le cui caverne furono poi utilizzate come rifugi dai cristiani. Come in alcuni paesi e villaggi turchi, anche nella Zelve Antica, esistono indizi che testimoniano la coesistenza tra i Cristiani e i Mussulmani. L'edificio che sembra il minareto di un'antica moschea si é mantenuto integro fino ai giorni nostri. Dopo la partenza dei Cristiani negli anni '20 la Zelve Antica fu abitata per qualche tempo anche dai Turchi che, però, l'abbandonarono definitivamente dopo il 1950 per la continua erosione che rendeva troppo pericoloso viverci. La popolazione di Zelve fu trasferita alla Yeni Zelve (la Nuova Zelve), villaggio fondato dal Governo a 2 km a nord della Zelve Antica. Più tardi il villaggio dell'Antica Zelve fu sistemato come un museo e aperto al turismo ed è un posto visitato con interesse dai turisti locali e stranieri. ANCHE A ZELVE UNA MESSA Si può fare (legalmente) in una mezza grotta, mezza cappella, mezzo cimelio e mezzo rudere. In un luogo ormai abbandonato e dove tutto sembra dover crollare i nostri pellegrini hanno invocato il loro santo protettore per la celebrazione dell'ultima Eucaristia in Cappadocia. |
LE CITTA SOTTERRANEE E I LORO COSTRUTTORI Le città sotterranee sono i primi dei luoghi più importanti che attirano l'attenzione dei visitatori che arrivano in Cappadocia dove esistono bellezze storiche e naturali, create con l'intervento della natura, della storia e dell'uomo. E simili bellezze non esistono in nessuna parte del mondo. Nella regione si trovano ben 36 città sotterranee localizzate. Sono sicuro che il numero di queste città sotterranee aumenterà con nuove scoperte nel futuro. In quanti anni fu terminata la costruzione di tutte queste città sotterranee? Quante migliaia di persone ci lavorarono? Come mai furono realizzate queste grandiose opere con la tecnica di quel periodo? E come fu portata in superficie la terra scavata e dove é finita tutta questa terra? In realtà non c'è niente che la forza e il lavoro umano non riesca a fare, però non doveva essere, facile riuscire a realizzarle con la tecnica di quel periodo. L'idea più logica che ci viene in mente è che quegli uomini abbiano scavato, prima di tutto, i camini di aereazione le cui profondità raggiungono i 70-85 m; e che poi abbiano completato le città sotterranee scavando verso i lati e che abbiano tirato su la terra con le carrucole dai camini di aereazione. Se non avessero scavato prima i camini di aereazione, non avrebbero potuto lavorare per mancanza d'aria e non avrebbero potuto costruire queste opere grandiose. Spiegando il modo di scavare le città sotterranee ci viene in mente questa domanda : la terra scavata dalle città sotteranee dove fu portata? La terra scavata da una città sotterranea profonda 70-85 m che occupa uno spazio di 4 kmq doveva certamente formare un grande tumulo. A questa domanda è possibile rispondere nel modo seguente : la regione della Cappadocia ha una superficie accidentata e piena di valli. La terra scavata dalle città sotterranee nei dintorni fu probabilmente buttata nelle valli e, col tempo, fu portata via dall'erosione. Ma il terreno intorno a Derinkuyu è pianeggiante e solo per il centro del paesino passa una valle, da Kaymakli verso Derinkuyu, larga 50-60 m e lunga 8 km che adesso è completamente riempita. lo credo che una parte della terra scavata sia stata buttata in questa valle e il resto ai piedi del Monte Sogdele a ovest di Derinkuyu. Se fosse stata accumulata in un altro posto avrebbe formato un grande tumulo. Ma non esiste un tumulo del genere in questa zona. Se si pensa che la terra scavata sia stata sparpagliata sul terreno, in quel caso, il terreno coperto da questa terra doveva essere arido e sterile, invece in questa zona non esiste nemmeno un terreno simile. Non furono tanto difficili gli scavi delle città sotterranee situate fra i tufi e le lave del vulcani dei Monti Erciyes a est e Hasan a ovest. Le città sotterranee furono scavate in genere nei luoghi tufacei. In realtà il tufo non è tanto duro quanto sembra e indurisce col tempo dopo il contatto con l'aria. Se il tufo non fosse stato friabile, gli uomini non avrebbero potuto scavare queste città sotterranee con la tecnica di quel periodo. Se si sta attenti, si può vedere la differenza tra i primi e gli ultimi piani e alcuni camini di aerazione di certe città sotterranee. I piani superiori e alcuni camini di aerazione si sono induriti molto e non si vede nessun segno dello scalpello e invece i piani inferiori e alcuni camini di aereazione sono meno duri e si possono ancora scavare facilmente e si vedono ancora chiaramente i segni dello scalpello ciò significa che intercorre molto tempo fra quando sono stati scavati i primi piani e gli ultimi. Si ignora quando siano iniziati gli scavi di queste città sotterranee ma la presenza di una chiesa a forma di croce al settimo piano è prova indiscutibile della presenza bizantina. In queste città era importantissimo il sistema di aereazione e si nota una buona circolazione d'aria fino agli ultimi piani grazie al tiraggio dei camini. Nella zona dei camini la temperatura è costante nell'intorno dei 7°C sia d'estate che d'inverno e raggiunge i 13-15 °C quando ce se ne allontana. Nelle città esplorate si nota che esistono poche cucine usate in maniera collettiva per evitare il rischio di essere scoperte da parte del nemico a causa di tanto fumo proveniente dai camini. E anche se in queste città sotterranee sono state trovate delle fosse somiglianti alle latrine non ne siamo sicuri. Solo nelle città sotterranee di Tatlarin e di Gelveri sono ben fatte ed utilizzabili anche oggi. Le città sotterranee di Tatlarin e di Gelveri sono situate sul versante di un monte e le loro latrine hanno pure un sistema di fognatura. Queste sono città sotterranee del periodo bizantino e su alcune sono stati costruiti villaggi e su altre non c'è niente. Poichè non potevano uscirne durante le invasioni, gli uomini che vivevano nelle città sotterranee in questo territorio pianeggiante, come risolvevano il problema dei bisogni naturali? Probabilmente si servivano dei vasi, delle ciotole ecc. li coprivano di terra e li portavano fuori appena trovavano l'occasione. Durante la pulizia fatta nelle città sotterranee aperte al pubblico non è stato trovato nessun segno del loro modo da vestirsi. Siccome nelle città sotterranee faceva fresco, è logico che si siano messi delle pellicce d'animali. E pensiamo anche all'altezza di questi uomini. L'altezza di tutti i corridoi delle città sotterranee è di circa 160 e170 cm e non sappiamo se questi uomini erano più alti o no. E' evidente che essi, in quei periodi, abbiano dato molta importanza agli animali e al vino, perchè, ai primi piani di queste città, incontriamo spesso le stalle e le cantine. Questi uomini coltivarono tranquillamente i loro campi, anche quelli ai piedi dei monti, lontani dalle città. Ma durante un'invasione nemica come si difendevano o come comunicavano tra loro? Nella Cappadocia ci sono tanti monti; grandi e piccoli, quali Erdas, Karadag, Cagni, Kahveci dagi ecc. e sopra alcuni di essi trovavano posti di guardia perchè ne rimasero le fondamenta. La comunicazione tra questi posti si faceva per mezzo degli specchi. Anche nella diffusione del Cristianesimo queste città sotterranee ebbero un grande ruolo. Il che è stato capito dagli oggetti, quali vasellame, monete e lucerne rinvenute. Dalle chiese e dai nascosti luoghi di culto, scoperti durante la pulizia delle città sotterranee, si deduce che queste ebbero un ruolo importantissimo nella diffusione del Cristianesimo. Le città sotterranee non sono più state utilizzate dopo l'ottavo secolo d.C. Uno degli aspetti più interessanti delle città sotterranee sono le porte consistenti in pietre rotonde come macine di un mulino. Queste porte di pietra hanno uno spessore di 55-65cm, un'altezza di 170-175 cm e un peso di 300-500 kg. Siccome la durezza della roccia nelle città sotterranee è diversa da quella delle pietre delle porte, ciò vuol dire che esse non furono costruite dentro ma all'aperto e poi portate giù nelle città sotterranee. Tutte le città sotterranee, aperte o non aperte al pubblico, furono generalmente situate a est, a sud e a ovest dei monti. Non furono situate a nord perchè in questa regione l'inverno è nevoso e fa molto freddo. Nessuno riesce a rispondere alle seguenti domande: chi furono i primi uomini che scavarono queste città sotterranee ? In quale epoca cominciarono a scavarle ? Da dove provennero ? Per quale motivo ne sentirono il bisogno ? ecc. LA CITTA SOTTERRANEA DI KAYMAKLI Questa frazione situata sulla strada per dista 20 km da Nevsehir e 9 da Derinkuyu. Il nome antico della cittadina, la cui data di fondazione non si conosce, era Enegúp che, però, fu trasformato in Enegobia dai Greci che vi vivevano prima dello scambio di popolazione e poi in Kaymakli dai Turchi. Enegúp (Kaymakli), Melegúp (Derinkuyu) e Gúple sono gli antichi luoghi di insediamento vicini l'uno all'altro situati sulla stessa strada. In alcune carte geografiche il nome di questa zona viene citato come Soandus. La città sotterranea scavata sotto una collinetta in mezzo alla odierna Kaymakli fu aperta al turismo nel 1964. Anche se sono visitati i primi quattro piani non si sa esattamente in quanti piani si articoli la città sotterranea. Visitando la città si scende prima a una profondità di 15-20 m e poi si resta sullo stesso livello. Anche questa città, come le altre, fu scavata dai popoli che avevano accettato il Cristianesimo ed erano fuggiti per la crudeltà e per la paura di essere sterminati e fu un luogo utilizzato sia come un rifugio contro i nemici sia come un sicuro posto di culto. Anche se la città sembra avere una pianta complicata fu scavata con grande attenzione e maestria perchè, benchè le gallerie e le stanze siano tanto complicate, ogni stanza non è scavata proprio sotto l'altra come negli edifici odierni. Nei luoghi visitabili si trovano camere da letto, depositi di viveri, cantine, camini di aerazione, cisterne, una chiesa a due absidi e porte rotonde in pietra per difendersi dai pericoli esterni. Queste pietre rotonde, come nelle altre città sotterranee, anche qui furono collocate nelle gallerie e si possono aprire e chiudere solo dall'interno. Tutte le tombe semplici aperte nella collinetta rocciosa sopra la città sotterranea furono pulite. Si trovano delle tombe vuote scavate in una stanza al secondo piano della città sotterranea proprio come quelle aperte sulla collina rocciosa. Nella parte aperta al pubblico e visitabile della città sotterranea di Kaymakli che ha tanti vani e sembra un formicaio, si trovano un camino di aerazione e altre cucine. Le pietre rotonde utilizzate per chiudere le gallerie hanno uno spessore di 55-60 cm e un'altezza di 170-175 cm e pesano più di 500 kg e, anche qui, come nelle altre città sotterranee, eccetto quella di Ozkonak, le porte rotonde in pietra furono portate dall'esterno e non scavate sul posto, perchè la durezza del materiale delle città sotterranee è diversa da quella delle porte in pietra. Infatti il grado di durezza della città sotterranea è di 30-35. E quella di Kaymakli è una delle città sotterranee che vale la pena visitare. LA CITTA SOTTERRANEA DI DERINKUYU (MELEGUP-MELAGOBIA) Derinkuyu è una frazione di Nevsehir, situata sulla strada per Nigde con 7.000 abitanti (secondo il censimento del 1986). Si trova ad un'altezza di 1355 m sul livello del mare ed è distante 29 km da Nevsehir e 50 da Nigde. Questa cittadina anatolica, diventata appena nota per la sua città sotterranea, le sue chiese, il manicomio antico e le sue ricchezze storiche è stato un posto visitato ogni giorno da migliaia di turisti. La Città sotterranea fu scoperta per un puro caso e aperta al pubblico nel 1965 dalla Direzione Generale delle Opere Antiche e dei Musei. Si immagina che siano vissuti gli Ittiti, i Romani, i Bizantini e pure i Proto-Ittiti in questa città sotterranea accettata con unanimità come la nona meraviglia del mondo. Si pensa che i primi piani siano stati fatti per utilizzare come depositi e la odierna città sotterranee di otto piani accessibili fu allargata con le aggiunte dai popoli venuti dopo. Nella regione della Cappadocia sono localizzate ben 36 città sotterranee che furono un posto sicuro per i primi cristiani sia per diffondere la loro religione che per pregare tranquillamente lontani da ogni tipo di oppressione e poi furono utilizzate come un rifugio contro le invasioni arabe cominciate nei secoli VI e VII. Al primo e al secondo piano si trovano una scuola missionaria, una cucina, un deposito, delle stanze, delle sale da pranzo, delle cantine e delle stalle. al terzo e al quarto piano si trovano dei nascondigli, dei depositi di armi e delle gallerie. Quando la città subiva un attacco si salvavano scappando per queste gallerie. Si crede che una galleria al terzo piano sia collegata con la città sotterranea di Kaymakli distante 9 km. I camini di aerazione di questa galleria erano nei campi e perciò non furono conservati e ricoperti di terra e pietre e alcune parti furono rovinate. Ci sono alcuni segni che dimostrano che gli altri piani della città sotterranea sono rifugi. E uno di questi segni sono le porte di pietra rotonde. Quando la città subiva un attacco chiudevano i corridoi con queste porte di pietra e scendevano nei rifugi inferiori. Queste porte di pietra non si possono aprire dall'esterno, ma solo dall'interno. In mezzo a queste pietre rotonde si trova un buco per mezzo del quale si difendevano contro un attacco. E negli ultimi piani si trovano pozzi, nascoste gallerie per la fuga, una chiesa, sala per le riunioni, un confessionale, un loculo per la sepoltura e dei camini di aerazione. A Derinkuyu ci sono altri 52 camini di aerazione. Siccome la città si trova su un terreno in pendenza la profondità di questi camini cambia da 70 a 80 m. Il loro fondo costituisce dei pozzi d'acqua e le parti superiori sono camini di aerazione e da qui entra l'aria in tutti i piani. E anche il nuovo nome della città deriva da questi pozzi (infatti Derinkuyu significa pozzo profondo). Il suo vecchio nome era Melagobia. L'acqua necessaria alla frazione di Derinkuyu si otteneva da questi pozzi per mezzo delle carrucole. La chiesa all'ultimo piano è 10 m di larghezza, 25 m di lunghezza e 2 metri e mezzo di altezza e ha la pianta a forma di croce. Di fronte a questa chiesa si trova una sala a tre colonne per le assemblee. Mentre veniva pulita la città sotterranea, in fondo al corridoio a destra della sala, fu trovata una tomba che è, attualmente, vuota. Si dice che. lo scheletro ritrovato sia stato portato ad Ankara per analizzarlo. Sotto la cittadina di Derinkuyu ci sono altre 450 o 500 gallerie come questa aperta al pubblico e 600 entrate ed uscite appartenenti ad esse e poiché esse si trovano attualmente dentro le abitazioni, alcune parti dei primi piani delle città sotterranee vengono utilizate come depositi dagli abitanti. I piani inferiori si possono visitare difficilmente perché sono in parte riempiti di terra. Sotto alcune case ci sono gallerie che scendono fino al 18° o 20° piano. Si calcola che in questa città sotterranea che occupa uno spazio di 4 kmq si potevano rifugiare duemila famiglie. Si capisce meglio che cosa poteva realizzare il lavoro umano con le possibilità di quel tempo se si pensa che in questa città sotterranea potevano vivere, in media, 10.000 persone. Attualmente, come quella che si trova alla superficie così esiste una città storica anche sotto. Per realizzare la città sotterranea di Derinkuyu, quante migliaia di operai furono necessari e per quanti anni sudarono sangue e quanti di essi morirono ? A questa domanda non è stata ancora data una risposta. |