Tecnologia delle Costruzioni
E.U.R.
L'Ente Autonomo Esposizione Universale di Roma (EUR) fu costituito con legge n. 2174 del 26 dicembre 1936 allo scopo di realizzare una grande Esposizione Universale l'olimpiade della civiltà da tenersi nell' anno 1941, poi differita al 1942 destinata ad accogliere quanto nel campo spirituale e materiale era stato compiuto dalle varie nazioni.
L'Esposizione Universale fu concepita sull'esempio di precedenti esposizioni internazionali (Bruxelles 1935, Parigi 1937, Glasgow 1938, New York 1939) con l'intenzione, tuttavia, di distinguersi realizzando allo scopo edifici a carattere permanente che avrebbero dovuto costituire il primo nucleo dell'espansione di Roma verso il mare.All'esecuzione del progetto si diede avvio nel 1937 ed in breve tempo alcuni degli edifici previsti furono edificati nella zona, ma lo scoppio della II guerra mondiale dapprima rallentò i lavori e successivamente ne determinò la sospensione.
Il periodo delle ostilità portò alla distruzione di numerose opere e negli anni successivi i fabbricati privi della necessaria sorveglianza furono oggetto di razzie ed atti di vandalismo.
Nel 1944 fu sciolta l'Amministrazione ordinaria ed il patrimonio dell'Ente, amministrato da un Commissario Straordinario, restò sostanzialmente inutilizzato per sette anni.
Nel 1951 il Commissario Straordinario Prof. Virgilio Testa ritenne di poter rivitalizzare l'attività dell'Ente e realizzare la seconda finalità istituzionale originariamente prevista: il recupero delle opere già esistenti come base per la nascita di un nuovo quartiere residenziale e di un moderno centro direzionale che rappresenta tutt'oggi un suggestivo modello dell'urbanistica moderna.
Si operò con determinazione alla ricostruzione ed al completamento degli edifici sorti prima della guerra e venne avviata l'urbanizzazione della zona secondo un piano preordinato.
Fu rivolta grande attenzione alla viabilità del quartiere con la realizzazione di ampie arterie alberate e parcheggi ben attrezzati, il tutto inserito in una suggestiva cornice fatta di vaste zone sistemate a parco, siepi e distese fiorite.
Il quartiere fu dotato di gallerie per i pubblici servizi, di moderni sistemi elettrici ed idrici di adduzione e distribuzione dell'acqua attraverso una rete di innaffiamento (lunga 103 Km) delle aree verdi pubbliche e private.
Fu ultimata la costruzione del lago artificiale che, con una capacità di 220.000 m.c. costituisce un importante riserva idrica contro il pericolo di incendi, nonché un fattore di regolazione del microclima.
Un grande asse "Roma-mare" collegava, in direzione sud, il centro dell'esposizione alla pineta di Castel Fusano, correndo in posizione tangenziale rispetto ai nuclei edilizi già presenti sul territorio, per proseguire, verso nord, congiungendo l'area con la P.zza S.Giovanni.
Il collegamento alla città era inoltre assicurato da quattro grandi arterie: la via Ostiense (già esistente), un nuovo tracciato corrispondente all'attuale viale G. Marconi e un nuovo collegamento a ovest con via della Magliana, che prevedeva la costruzione di un ponte sul fiume Tevere (mai realizzato).
Anche la planimetria dell'area espositiva mostrava già alcune delle direttrici che sarebbero poi state una costante di tutti i seguenti piani: un grande piazzale verso la città, un lago artificiale in posizione centrale, una piazza verso sud-est ed infine un edificio di forma quadrangolare, dominante la collina panoramica che affaccia ad ovest sulla valle del Tevere, quale sfondo prospettico del nuovo Ponte della Magliana. La rete stradale venne ridisegnata in un sistema di assi che attinge alla tradizione romana di Cardi e Decumani: la via Imperiale, il "cardo", viene incrociata da direttrici ortogonali, di volta in volta strade, elementi paesaggistici o vedute prospettiche, che seguono gli allineamenti di una griglia rigorosa di cui il viale monumentale è l'asse portante.
E' ormai opinione comune che si possa identificare in questo elemento architettonico, ripreso e conservato negli studi successivi, la prima indicazione del Palazzo della Civiltà Italiana che è ancora oggi uno degli elementi scenografici caratterizzanti il quartiere.
Il 5 gennaio del 1937 la progettazione venne ufficialmente affidata ad una Commissione per il Piano Regolatore composta da Pagano, Piacentini, Piccinato, Rossi e Vietti scelti fra una rosa di quindici nomi comprendente tutti i maggiori architetti dell'epoca.
Piacentini forte dalla precedente esperienza della Città Universitaria di Roma mostrò fin dall'inizio di avere le idee molto chiare in merito all'assetto urbanistico e al linguaggio architettonico che meglio avrebbero rappresentato le ideologie del regime, ed assunse immediatamente il ruolo di capogruppo.
L'asse Roma-mare di attraversamento dell'area da nord a sud sarebbe, infatti, diventato l'elemento portante dell'intera struttura, dividendo il quartiere in due metà con il suo percorso rettilineo. Lungo l'asse centrale, che prenderà il nome di Via Imperiale (oggi via C.Colombo), le grandi piazze monumentali avrebbero creato una serie di spazi scenografici: in sequenza il Piazzale d'Ingresso, la Piazza Imperiale (oggi P.zza G.Marconi) e l'ampiaprospettiva naturalistica del Parco centrale dominata dal bacino del Lago artificiale che la grande arteria divide, scavalcandolo. Per la Via Imperiale si pensò ad un fortissimo fondale principale, che apparve come una costante nelle grandi vedute prospettiche e nelle planimetrie dell'epoca, ed è proprio a coronamento di questo fondale che fu proposta la realizzazione dell'Arco dell'Impero rappresentato da G.Quaroni nel manifesto ufficiale dell'E42 del 1939.
Solo nel 1951 il Commissario straordinario allora in carica, il Prof. Virgilio Testa, ritenne di poter riprendere i lavori dando una nuova finalità istituzionale all'Ente che si assunse interamente il compito del recupero delle opere esistenti, o parzialmente realizzate, come base della rinascita del quartiere, e al tempo stesso dello studio di un piano di utilizzazione delle aree ancora inedificate. La gran parte degli edifici progettati per l'Esposizione Universale, furono completati e trasformati per permettervi l'insediamento d'importanti complessi amministrativi (Enti, Ministeri, etc.) o d'attrezzature d'interesse pubblico (Musei, spazi espositivi, etc.). Le aree inedificate nella parte nord del comprensorio furono destinate alla costruzione di edifici per attività direzionali, mentre le zone più periferiche e, in genere la parte sud del quartiere, vennero destinate a funzioni prettamente residenziali e dotate dei servizi e delle aree verdi che erano già state indicate, a coronamento dell'area espositiva, nel Piano del '42. Naturalmente l'ideologia di fondo era cambiata e il progetto di Testa mirò alla realizzazione di un moderno quartiere direzionale che, pur essendo destinato in larga parte al terziario, conservasse tutto il nucleo monumentale e le aree verdi del Piano di Piacentini, e ospitasse una residenza comunque di qualità, per la quale, infatti, furono redatti dei piani di lottizzazione, in accordo con il Comune, nei quali l'utilizzazione dei lotti era definita attraverso precise prescrizioni, sulle quali l'Ente stesso mantenne potere consultivo. Alle opere di completamento seguirono le realizzazioni in occasione delle Olimpiadi del '60, che hanno segnato significativamente la fisionomia moderna del quartiere, come il serbatoio idrico, il Velodromo Olimpico, la Piscina delle Rose e il Palazzo dello Sport opera di Pierluigi Nervi e Marcello Piacentini. Molti altri edifici, in seguito, contribuirono all'immagine attuale del quartiere che, al passo per dimensioni e caratteristiche funzionali dei moderni centri direzionali, rappresenta nel suo complesso la sintesi, ancora oggi perfettamente leggibile, tra l'operazione urbanistica del passato e un futuro fatto d'interventi puntuali ma rispettosi della struttura originale, e che non può mancare d'incuriosire chi visiti la città avendo una visione aperta e colta della sua storia più recente.