CHIESE

La chiesa ha sempre esercitato a Ploaghe, come nel resto della Sardegna, una fortissima influenza. Questo aspetto ha costituito, e continua a costituire tutt' oggi, un forte punto di riferimento culturale. Le tante epidemie e carestie che nei secoli si sono succedute, le rivolte eclesiastiche e feudali a cui i ploaghesi non si sono sottratti, la creazione spontanea di istituzioni di grande rilevanza sociale come il cimitero vecchio(1792) o il monte frumentario, non hanno fato altro che aumentare lo spirito di unità spirituale della popolazione;unità favorita anche dall'eredità della vecchia diocesi di Ploaghe. All'epoca di Gregorio Magno (590-604) la chiesa sarda era divisa in sette vescovati e durante i secoli però il quadro dell' organizzazione ecclesiastica appare mutato e nell' XI secolo le diocesi sono diventate addirittura 18. nell'893 il loro numero appare contratto a 4. Nei primi decenni dell' XII secolo, inoltre, dopo gli insediamenti di alcuni monaci della famiglia dei benedettini, si ha la nascita di nuovi nuclei d' insediamenti monastici che, influenzarono di conseguenza la formazione di nuove diocesi.

A parere di Gavino Spanedda in opposizione all' ipotesi di Petrucci, non è questo il caso della diocesi d' Ottana, Ampurias e, in fine, Ploaghe riguardo questo infatti, l' ipotesi citata pocanzi sicuramente attendibile, dato che la sede di Ploaghe esisteva per lo meno dal 1090, cioè parichi decenni prima che nel territorio diocesano si stabilissero i monasteri della SS. Trinità di Saccargia nel 1112 e di S. Michele di Salvennero nel 1139. La diocesi di Ploaghe fu" territorialmente la più piccola" non solo della provincia turritana, ma di tutta la Sardegna. Citando lo storico sassarese Giovanni Francesco Fara( vissuto nel 500) occorre tener conto che la diocesi di Ploaghe fu formalmente chiusa 8\12\1503 con la bolla Aequum reputamus di Giulio II la quale stabiliva che le antiche chiese di Ploaghe venissero unite all' arcidiocesi di Sassari, anche se l' attività della diocesi cessò effettivamente nel 1523; ma ecco l' opinione di fare la traduzione dal latino di Pasquale Sechi: " Alla diocesi di Torres segue quella più interna di Ploaghe, cui diede il nome di Plovaca, città mediterranea distante 12 miglia da Sassari, che, per quanto sia piccola e priva di mura, fu tuttavia sede vescovile ed adornata dalla cattedrale di S. Pietro, in cui si conservano la testa di S. Ilario e quella di una delle dodicimila vergini insieme a una spina della corone del Redentore e molte reliquie di santi.
Anche Mons. Spanedda come Fara ha ricordato il corretto posizionamento della località aggiungendo, inoltre alla fine della sua ricerca per il libro" Chiese e istituzioni di Ploaghe": "La diocesi di Ploaghe, benché fosse territorialmente la più piccola della Sardegna, non esitò a scendere in campo anche quando si trattò di sostenere le ragioni della libertà e dell' indipendenza dell' isola, scrivendo due pagine di eroica abnegazione. Nel 1262 un vescovo di Ploaghe - unico così in Sardegna - fu barbaramente trucidato per le mene dei Pisani ed un altro nel 1247 fu cacciato dalla sede episcopale e ridotto all' indigenza per non aver piegato la testa di fronte ai seguaci di Gesù, "rex Sardinie". Dell' eredità della diocesi e dello spirito religioso diffuse tra le popolazioni si possono ritrovare i segni in tutto il paese;oltre oltre alle chiese nominate in precedenza il matrimonio Ploaghese legato alla religione cristiana comprende: 7 chiese tra cui citiamo:
-La cattedrale era dedicata de sempre all'apostolo Pietro. Nel timpano della settecentesca facciata spicca una scritta incorniciata dalla chiavi pontificie: "Divo Petro apostolorum principi sacruum". Nei tempi più antichi si chiamava anche San Pietro de "Sa Surzaga". Questo titolo di sapore arcaico era ricordato ancora nel XVII sec. . Sa Surzaga era il nome medioevale di un nuraghe detto poi di Funtana Manna, che sorgeva a strapiombo sulla vallata così detta di Zaccaria, contiguo alla chiesa di San Pietro. Proprio qui il primo vescovo di Ploaghe insediò la sua cattedra episcopale, immersa in una selva di bianchi olmi accanto ad un nuraghe preistorico. La chiesa all'inizio dovette trattarsi di una delle innumerevoli chiesette di rito greco, di cui nell'alto medioevo i monaci bizantini avevano disseminato tutta la Sardegna e che, dopo lo scisma d'oriente del 1054, avevano abbandonato se stesse, oppure cedute in "charistikion", cioè donate, alle autorità civili. Sappiamo che per restaurarle dovette intervenire il Papa Vittore III con la lettera del 28 agosto 1087, indirizzata agli arcivescovi ed ai vescovi della Sardegna. La cosa più sorprendente e che aspetta ancora un'interpretazione è il fatto che nel breve perimetro della chiesa bizantina di San Pietro, la futura cattedrale, sorgevano altri due edifici minori, sopravvissuti fino ai secoli XVII e XVIII, dedicati a Sant' Anna e Santa Barbara. Se fossero come è probabile di origine bizantina, lasciamo agli storici di interpretare il significato di tante chiesette a grappolo in un ambito così angusto. Se poi volessimo capire come mai fra tanti luoghi sacri disseminati nel perimetro di Ploaghe, la scelta della cattedrale sia caduta sulla chiesa di San Pietro, probabilmente una delle ragioni più importanti consisteva nel fatto che a San Pietro fosse annesso l'unico cimitero del paese.

Le due sopra citate chiesette, Sant'Anna e Santa Barbara, nei secoli XVII e XVIII erano ancora nell'ambito cimiteriale. La nostra mentalità moderna difficilmente riesce a rendersi conto dell'intima unione tra la chiesa ed il camposanto, ma non era così nel medioevo. La cattedrale di Ploaghe si presentò in una situazione anomala sia per lo stile che per la durata. Infatti solo la chiesa di San Pietro fu costruita a due navate ed in stile tardo gotico come pure, ad incominciare dal secolo XVII, fu più volte ristrutturata, a tal punto da perdere la sua originaria fisionomia mentre tutte le altre cattedrali sono arrivate fino a noi sostanzialmente immutate. Soltanto la navata laterale sinistra, dalla parte del campanile, ha conservato i suoi archi originali ad angolo acuto, già notati dal Lamarmora e restituiti alla nativa semplicità dai restauri del 1967. Per la costruzione della nuova cattedrale furono utilizzate anche le pietre del nuraghe de "Sa Sarzaga", come ancora si vede nella testata d'angolo dell'attuale cappella delle Anime, che da' sul camposanto vecchio. La peculiarità delle due navate è spiegata dall'Angius con le modeste condizioni finanziarie della diocesi. L'attuale terza navata sulla destra fu aggiunta soltanto nella seconda metà del secolo XVII, dal rettore GionMaria Solinas, usufruendo del legato del rettore ploaghese GiovanniBattista Madau. Il rettore Cossu scrive che l'innovazione fu fatta in stile composito, che in parole meno diplomatiche vuol dire una brutta imitazione dell'originario stile gotico
-Cristo RE
-Chiesa del Rosario
-Santa Croce
-Chiesa di S. Antonio
-Chiesa di S. Timoteo
-Chiesa di S. Matteo
-Chiesa di S. Antonio di Padova
e 2 cimiteri:
-Vecchio
- Nuovo