I bambini nascevano
in casa e la partoriente veniva aiutata dalle donne di casa e dalla "levatrice"
(mamma). Solo in caso di grave pericolo, la donna veniva accompagnata, correndo
gravi rischi, all'ospedale più vicino. Il parto era considerato dall'ideologia
cattolica il momento conclusivo di uno status che rende impuri.
Sul modello della visita di Maria e di Gesù Bambino al tempio (la purificazione
della mamma) la prima uscita di casa delle puerpere doveva avere per meta la
Chiesa in cui esse ricevevano dal sacerdote la comunione e la benedizione.
Secondo la religione cattolica il bambino nasce con il peccato originale, la
Chiesa perciò ha sempre insistito perché i neonati venissero battezzati
al più presto. I termini erano fissati in tre,otto o nove giorni. Anticamente
il rinvio del battesimo spesso era indotto da motivi di tipo magico. Così
molti si rifiutavano di far battezzare i propri figli con l'acqua che si benediceva
il sabato santo e la vigilia di Pentecoste, se prima in quell'acqua non fosse
stato battezzato un altro bambino. Il ritardo altre volte veniva attribuito
al fatto che alcuni giorni erano considerati infausti, invece altri erano propizi
al nascituro. Un altro motivo che portava al ritardo del battesimo consisteva
nel rifiuto da parte delle donne incinte di far madrine,per timore che morisse
uno dei due bambini. Era quindi necessario che partorissero prima. Al bambino
di solito veniva dato il nome del nonno paterno o quello del parente più
stretto morto di recente,in ogni modo doveva essere sempre il nome di un santo.
La mamma e il padre del neonato si recavano in casa dei futuri padrini, rivolgendosi
loro con il seguente saluto e invito: "semus bennidos a bidede si nos faghides
sa caridade de fagher cristianu fizzu nostru"(si chiedeva gentilmente l'onore
di far da padrino e madrina).
In passato, e tuttora, ciò veniva considerato un onore e un dovere perciò
erano ben pochi che si rifiutavano. Il vestito che il bambino indossava per
l'occasione era lungo e bianco composto da una cuffia "sa caretta"
il bavaglino e il mantello. Era un vestito di pizzo o di seta ricamato. Chi
non aveva la possibilità lo lasciva semplicemente bianco. Quando poi
finalmente il giorno arrivava, il padre con il figlio in braccio o una ragazza
scelta apposta per l'occasione (la mamma secondo la tradizione non si doveva
recare in chiesa) andavano a casa del padrino e della madrina e tutti insieme
con i parenti si recavano in chiesa per la cerimonia. Siccome l'acqua santa
era fredda,da casa si portava una caffettiera d'argento con dell'acqua calda.
Una volta arrivati in chiesa il battesimo si svolgeva normalmente come oggi.
Al termine della cerimonia si recava a casa del battezzato dove la madrina dava
il regalo al pupo. Generalmente era una catenina; inoltre se questo aveva dei
fratelli la madrina aveva il dovere di fare il regalo anche a loro. Invece regalava
alla comare una torta o un paniere pieno di dolci ringraziava i compari (così
si chiamavano tra genitori e padrini, dandosi del "voi", in segno
di rispetto reciproco) nel modo seguente: "Deus bo paghet, oppure, Deus
bo lu paghet sa caritade chi nos azzis fattu".
La sera c'era un gran ricevimento, la bicchierata, dove per l'occasione sulla
tavola venivano posti dolci, liquori fatti in casa
. In particolare quando
usciti da chiesa si giungeva a casa, si era di solito gettare all'entrata caramelle,
mandorle, confetti i quali venivano raccolti dai bambini che passavano per la
strada.
Erano tanti che per la felicità giungevano sul luogo anche per loro era
da considerarsi un giorno di festa. Al termine del ricevimento, sul tardi, la
madrina ed il padrino portavano la corbula a casa della comare. Questa conteneva
pasta , zucchero, olio, caffè, un pacco di dolci e la bottiglia di liquore.
Spesso a questo ricevimento venivano invitati amici ed il prete che aveva battezzato
il bambino. All'incirca una settimana dopo la madre vestita con il costume,
si recava con il figlio in chiesa per "s'incheiare" e cioè
accendeva una candela e poi riceveva la benedizione dal sacerdote.
Quando i parenti andavano a far visita al neonato, subito dopo la nascita, recitavano
o canterellavano "poesie" o "filastrocche" di buon augurio.
-a)fattu m'hapo una chintorza de brunzu e de broccadu
crescat su chi ast nadu,
salude a sa pastosa,
mamma diciosa de custu e de sos venidores.
b)Cun duas fozas de rosa
cun tres fozas de laru
crescat su chi est nadu,
salude a sa pastoza,
mama diciosa de custu e de vendidores
c)In bonu puntu siat nadu!
A ogni mama chi nde penat
d)Pienu che ou e de ogni bene
pienu che ou de fortuna