Angeli,
angeli,
(Montagna, 4 agosto 1999)
Angeli, angeli,
angeli santi
sono in travaglio
per quello scandaglio
che metto fra me e
gli altri
come in mare novello,
navicello appen mosso dal porto.
L’amor che turba
il mio cuor
è di non poter
mettere a vaglio
i cuori dei vicini
e portarli al Signore
se questi cuori sono
riottosi e schivi
e paion rifiutare
l’amore che la Chiesa
mostra loro.
In questa ria montagna
piena di sole e vento
e splendente stagione
par che sia
messa china
la Religione che sprezzo
e astio e foco
di livore
bruci nei cuori lividi
di costoro
come una setta
che ha suo cuore solo
in odio a tutto ciò
che rappresenta in terra
Dio.
E se io
Mostro lor l’amore
che nutro immeritevolmente
per tutto ciò che Sacro
è vicino al Vostro Altare
dal paramento
al liturgico incenso
al tetto di canonica,
allor lo strale
si sposta su di me
come un sodale
viene colpito a morte
da colui che crede
esser suo complice.
Complice si
Mio Dio di tutto Voi,
complice dell’Amor Vostro,
colpevole di Amarvi
a piacer vostro
e di portarvi come esempio
senza rispetto umano
alla gente del posto.
Ma dove fiamma brucia
di odio sincero:
dal tetto campanario
alle entrate del proposto,
alle genti che vanno
intorno a lui,
nella speranza vana
che un dì tutto sia posto
a fin, e che canonica crolli,
il mio sincero amor
è spada che brucia
un corpo già decomposto,
uno schiaffo e un’offesa
a color che il maligno
ha posto a testa di ponte
di sue armate schierate
ben disposte
pronte a dar battaglia
esterna e interna,
leale e sleal
pur che ciò avvenga
all’Avamposto di Dio
che è questa Chiesa.