Cinguettio serotino

(Campagna,

30 maggio 1998)

 

Cinguettio serotino

nel giardino incantato,

il gatto annusa svagato

mentre il sole s’addorme.

Roselline di macchia

Rosse come ciliegie,

allegre come bimbe

occhieggiano dal muro

e intonan il loro coro,

tubare di colombi

e cianciare di uccelli,

svolazzìo e richiami,

odor di brodo in dadi,

chiacchiericci dai muri,

rimbombo di sussurri.

Lassù sulla cima

del gran cipresso antico

che supera con la chioma

il tetto del capanno

un nido, un nido, un nido,

uccellini grigi

si gettan come a stuolo             (stormo?)

là da un aereo in volo

paracadutisti esperti,

e prendon, prendon il cielo.

La gatta saltella qua e là

come da allegria improvvisa

arrecata da insolita

gattesca notizia,

lei così pacata e schiva,

sonnacchiosa e passiva

nella sua grigia corteccia

del mantel soriano

che la fa solitamente bestiolina

triste e indecisa.

Cinguettio  più forte,

due uccellini si rincorrono

nel cielo azzurro estivo

mentre una rosa rosa

solinga e decentrata

guarda sorniona il giardin

e par che dica:

“Son io la prima,

la regina del mondo

e sol voglio esser lasciata.”