S. Francesco,

S. Giovanni Gualberto

e S. Romualdo

 

Dall’umide brume,

che la terra emana

all’apparir del sole,

da questi luoghi

umili e solitari,

che i tuoi santi

ebbero in potere,

s’alza un canto

di monaci e di chiostri,

di processioni all’alba,

di notturni risvegli,

di lodi mattutine,

di preghiera e di pace.

Di là dal Sasso Spicco

foreste d’abeti secolari

e faggete antiche

s’alternano a prati

e paesi e valli,

e il Campo di Maldolo

come terrazza verde

su un monte boscoso

chiama i pellegrini

e raccoglie i poeti.

Più in là i benedettini,

immersi

nei loro boschi

freschi e immensi

e dalla neve sommersi,

cantan le lodi

e attendono in preghiera

che la primavera

riscaldi le pareti

dell’antico convento,

come bastimento

in un mare di piante.

Lassù al “Paradisino”

il freddo è più intenso

e se vi fi perduto

per Milton il giardino,

forse perché lassù

scoprì il vento e l’aria

di un tempo tremendino.

La neve si scioglie

e lenta giunge

la buona stagione,

con le gite e il caldo

e la gente e l’amore.

Fra gli antichi chiostri

i vecchi frati

diventan più loquaci,

quasi a sfruttare

una breve stagione

di poter parlare,

come gente comune.

Poi ritornan le piogge

e il vento e la tempesta

e l’autunno sovviene,

con l’oro delle piante

e l’incanto dei boschi

e tutto è pace;

come un canto lieve

torna la neve.


 

 

 

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