Gita a Poppi del 13 agosto ’96

 

 

 

Un mattin d’agosto

Si scende da Consuma

si giunge a Campaldino

passando dal Borgo

che il Landino

destinò

a sua dimora.

La mamma è titubante

e non vorrebbe andare,

perché ha paura

del freddo, e di

qualunque affare.

Si scende nella piana

già un po’ rosa

per l’arida stagione

ove riposan

le ceneri dei grandi,

i guelfi e i ghibellini

che schieramenti avversi

ebber Dante fra questi.

Casette irregolari

di gusto assai pacchiano

popolan la piana

dove il capitano

Vescovo d’Arezzo

Trovò morte e onor.

Poi Ponte a Poppi,

le case e i giardini,

il mercatin rionale,

la gente e i bambini.

Si comprano le maglie

di tinte delicate

e ci sentiamo proprio

nel mezzo dell’estate,

nella vacanza piena

di grande libertà.

Allegre ed incoscienti

giovani come farfalle,

la mamma pare un fiore

di quelli azzurri e gialli,

io paio una bimba

dai ricci birichini,

si guarda nelle mostre,

si va cariche a morte

di pacchi e pacchettini.

Tre teglie a poco prezzo,

cinque tagli di stoffe,

e maglie rosa e azzurre

come a una festa a corte.

Si vola con la macchina

verso Poppi la bella,

città dei Conti Guidi

e dove la sorella

di tutti noi ci guarda

lassù dal pio tempietto,

chiesina tonda e arcana

della Madon fanciulla,

diletta e pia sovrana

del popol di quassù,

che il morbo allontanò

con fede e con virtù.

Poi camminando lente

verso stradette e borghi

si osservano le mostre

di arte e di beltà,

e un biondo gatto roseo

facendo a me le fusa

si avvicina sornione

e si mette a annusar,

poi mi segue d’incanto

come fossi già sua,

la sua padrona vera

che vuole ritrovar.

E’ il gatto dei bambini,

dei bambini del borgo

che sta cullato e calmo

quassù l’intero

santo giorno.

Compro l’immagin bella

della Vergine del luogo

e ritorno di fretta

verso la mia magion.

Traverso boschi e prati

e monti assai selvosi

in strada solitaria

mentre la valle va.

I poggi si adombrano

di una nebbia grigia

e le nuvole a un tratto

paiono s’oscurar.

Il cielo che splendeva

al tempo dell’andata

e i nuvoloni grandi

come fosser di pennellata

fatta da gran pittor

adesso non son più,

il cielo basso e cupo

pare ridotto e angusto

come attesa e preludio

a un fosco temporal.

 

 

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