L’alba si annuncia chiara
e la luna splende
in questa casa
come occhi
sul mondo circostante.
La mia tepida stanza
antica e moderna
col morbido tappeto
dove la gatta
fa i suoi ritrovi
fra il colore azzurro
è salone d’incontro
coi miei pensieri
e ciò che giunge
a me quasi furtivo
nel festivo messaggio
giornaliero.
Cinguettio oppressivo
di uccelli indaffarati
in canor battagliare
di richiami come
madre sollecita
che stia per fare
ramanzina ai suoi
piccoli sbadati.
Caffè col miele
preso in allegria
come rito solingo
e misterioso
di gratificante piacer
che non è ascoso
a chi come me
ama il sapere.
Miei battiti del cuore
candidi e rumorosi
e risuonanti e vivi
come ruscello che
batte alla mia porta
come il fosso dei frati
che getta sua scorta
d’acqua nativa
dall’alto di pendice
in questo rivo.
Più calmi e riposati
gli uccellini
cinguettan ora
con gentil linguaggio privo
di alcuna asprezza
come sottovoce.
Il giorno è già venuto
ma la luna chiara
esiste ancor nel ciel
rosea e sovrana
come pizza giuliva
di splendente chiarore
fra nuvolette pur
loro
chiare e rosate
come di trina.
San Martino si sveglia
dal sonnolento sonno
del mattino e tutto
prende suo aspetto
abituale dalle gialle
case là dal fosso,
all’orto a cavoli verzuti,
ai tetti rossi e muschiosi,
al fiume che scorre
regolare.
Già qualche rumore
s’intende
d’umana presenza
e di sollecita vita
di chi non vuol poltrire
nel suo letto
e già batte i suoi colpi
col mazzuolo,
ma il suono è
intramezzato da
lunghi silenzi
come se il pensier
della notte non fosse
ancor fugato
e la placida aria
che si respira
di sospensiva
attesa attendesse
ancor dormiente
l’ora del giorno
in pigro dormiveglia.