La nostra civile società

(gennaio’98)

 

La nostra civile società

È solo un immondezzaio,

uno sporco immondezzaio

sulla pelle dei bambini,

un immondezzaio di vecchi

che si credono bambini,

e fanno i loro comodi

sulla pelle dei bambini,

che con i loro occhi

impauriti e grandi,

soli neri ci guardano

dal mondo senza confine.

E’ uno sporco immondezzaio

La nostra raffinata società,

la nostra orgogliosa società,

cieca e senza occhi

che non vuol vedere,

sorda e senza orecchi

che non vuol sentire,

non solo il male intorno a noi,

che viene chiamato libertà,

ma anche quello che procuriamo,

nel nostro chiuso egoismo e

con i nostri cuori di pietra,

a un mondo che muore

tendendo le mani,

urlando

e infine tacendo,

nell’ agonia ultima

senza voce.

Mani insanguinate girano

nelle nostre contrade,

mani di persone perbene

che nulla hanno da rimproverarsi,

persone pulite, civili ed educate,

piene di religiosità e buon’ educazione.

Mani grondanti di sangue

che stringiamo ogni giorno,

persone che ammiriamo

e cerchiamo di imitare;

si tutto è sordido nella

perfetta pulizia delle case,

mentre la sera cala

e s’ ode l’ urlo del mondo.

Così pur nella paura

degli eventi che verranno,

nella tristezza dei giorni futuri

e nell’angoscia del nostro mondo,

che muore

vi è pur risurrezione,

e speranza e gioia

che noi non morremo con lui,

 ma saremo assieme

agli occhi di quei bambini,

che ci guardano con tanto dolore

e un filo di speranza.

E se verrà un tempo di tristezza

in questa nostra Italia,

tanto putrida da sembrare un immondezzaio,

sarà come la pioggia

che rilava e porta via

la peste dai nostri cuori

per unirci in un cuore più immenso

che si chiama Dio.