un’anfora di cristallo
risplendente
insieme a un vaso di legno
o di metallo
che la più bella e fine
non vada rotta
e
non ne rimanga niente
neppure il ricordo
nei bricioli di vetro
scompigliati e infranti.
Così io risplendevo
nelle irridescenze dell’alba
e ancora la luce
attraversa i miei capelli
nel tramonto annunciato
e soffuso e dorato
come giammai fu
la mia vita prima
dolce e armoniosa.
Il candido vaso
dagli irridescenti colori
della luce che batte
apparve sempre
come preda ambita
a chi non si rendeva conto
che se il cristallo
è più bello dell’argento
e dell’oro e del platino stesso,
tuttavia è delle materie il più fragile
ed è buon acquisto solo a chi
ne sappia far saggio uso
e rispettoso e casto.