I° PERIODO INTERMEDIO
(2200 – 2050 a. C.) A partire dal regno di Pepi II
cominciarono a manifestarsi fermenti sociali e, per più di un secolo, l'Egitto
fu preda di disordini, di anarchia a livello provinciale e, forse, anche di
invasioni straniere. Questo periodo è molto oscuro, ed è caratterizzato dalla
decadenza del potere centrale di Menfi e da rivolgimenti sociali.
Mentre la prima si intravede nei documenti di cui
disponiamo, gli altri cambiamenti ci sono noti soltanto tramite testi di epoche
successive.
Della decadenza del potere reale è, per alcuni, evidente fatto che, a partire
dalla V dinastia, la carica di governatore del nomo diviene ereditaria,
riducendo cosi l'influenza regale.
Ma la ragione vera di questa decadenza potrebbe essere
legata a fattori fisici: il clima, che prima era umido, verso il 2300 si
inaridisce, e ciò comporta la diminuzione delle risorse alimentari egiziane
mentre, allo stesso tempo, obbliga le popolazioni insediate nella steppa a
rifugiarsi nella valle, determinando cosi un cambiamento economico-sociale.
La decadenza della regalità, forse accelerata dalle
incursioni dei beduini che il potere centrale non aveva più la forza di
respingere, sembra essere stata alla base dei disordini sociali, che noi
conosciamo tramite alcuni testi molto interessanti, anche se redatti in epoche
successive da scribi incaricati dai sovrani della XII dinastia di celebrare la
restaurazione dell'ordine e della stabilità. Essi avevano perciò tutto
l'interesse a esagerare la gravità della situazione per mettere in evidenza
l'opera pacificatrice dei re del Medio Regno; in realtà non si sa neppure se
questa rivoluzione ha interessato tutto l'Egitto o se è rimasta localizzata
soltanto nella zona di Menfi. Non si conosce quasi nulla degli altri avvenimenti
dell'epoca.
Le liste dei re e Manetone dividono i regnanti, di cui conosciamo soltanto il
nome, in due dinastie, la VII e l'VIII. La prima avrebbe contato settanta re di
Menfi che regnarono per settanta giorni; la seconda, conosciuta soltanto dalle
liste reali, avrebbe avuto dai 18 ai 32 faraoni, di cui alcuni avrebbero regnato
contemporaneamente con un governo di tipo oligarchico. Per lungo tempo si è
creduto che, all'inizio dell'VIII dinastia, i nomarchi del sud dell'Alto Egitto,
si fossero uniti fondando un regno indipendente, governato dal nomarca di Copto,
che sarebbe durato una quarantina d'anni; ma nel 1946 W.C. Hayes ha dimostrato
che questa dinastia copta non è mai esistita.
Quando l'VIII dinastia termina, intorno al 2220, l'Egitto è diviso in tre
parti: al nord c'è una forte presenza di invasori asiatici, al centro, a Menfi,
resiste la vecchia monarchia centralizzata ma, nel Medio Egitto, Kheti, nomarca
di Eracleopoli, prende il titolo di re dell'Alto e del Basso Egitto e ben
presto controlla sia la zona di Menfi che il Fayum.
Nel sud invece i re menfiti sono stati soppiantati dai
nomarchi di Tebe, che hanno raggruppato intorno a sé i nomi (distretti)
meridionali. Sembra che questa situazione sia durata abbastanza ed è
interessante notare come, se non si tiene conto del delta, l'Egitto sembra
essere tornato all'epoca preistorica, con un raggruppamento di nomi al nord, nel
Medio Egitto (dinastia eracleopolitana), di cui conosciamo alcuni re (Kheti I,
II e III e Merikara), e uno a sud, a Tebe, con a capo gli Antef o i Mentuhotep.
Si giunse presto a uno scontro e la situazione rimase a lungo confusa tra
alterne vicende di vittorie e sconfitte da entrambe le parti, fino a quando, nel
2060, troviamo l'Egitto nuovamente unito sotto Mentuhotep, discendente dei
governatori tebani che governavano i nomi del sud; da questa data si fa iniziare
il Medio Regno.
Malgrado tutti i suoi difetti, Manetone fornisce
un'intelaiatura entro la quale s'inquadrano abbastanza bene i risultati delle
ricerche; si possono elencare cinque fasi storiche che si sovrappongono l'una
all'altra:
1.
rapida disintegrazione dell'antico regime menfitico seguita al
lunghissimo regno di Pepi II;
2.
stragi e anarchia conseguenti allo sfacelo della monarchia e alla rivalità
tra i feudatari provinciali, o "nomarchi", probabilmente fomentate
anche da infiltrazioni asiatiche nel delta;
3.
formazione di una nuova linea dinastica di faraoni fondata da Akhtoy (l'Achthoes
di Manetone) in testa e Eracleopoli come capitale;
4.
sempre crescente importanza di Tebe sotto il dominio di una ancora più
energica famiglia di principi guerrieri, dei quali i primi quattro portano il
nome di Inyotef (Antef, nei vecchi testi di storia egizia), gli ultimi tre
quello di Menthotpe (Mentuhotep);
5.
guerra
civile tra i principi tebani e la dinastia di Eracleopoli, e vittoria finale di
Menthotpe I che riunisce i due paesi preparando l'avvento del Medio Regno, di
cui Ammenemes I (XII dinastia), uno dei più grandi sovrani dell'Egitto, sarà
l'iniziatore.
Con Menthotpe I si può considerare concluso il I
periodo intermedio. In che misura si sovrappongano le cinque fasi e quale ne sia
la rispettiva durata è ignoto; a questa incertezza è dovuta l'impossibilità
di ricavarne un quadro coerente. Il vero nodo della questione sta nella
cronologia, e anche se i più recenti studi autorevoli in materia sono d'accordo
nel valutare da duecento a duecentocinquanta anni la durata del periodo
intercorso da Nitocris alla fine del regno di Menthotpe, la loro opinione è
poco più di una congettura. Il Canone di Torino non offre aiuto essendo andata
persa la cifra totale degli anni di regno dei sovrani eracleopolitani e dei loro
successori, e la possibilità di una sovrapposizione con l'XI dinastia vi appare
del tutto ignorata.
(2200-2170 a.C.) E'
impossibile precisare il momento in cui scoppiarono quei gravi disordini che
segnarono la fine dell'Antico Regno, la cui realtà storica è fuor di dubbio, e
vi è ragione di credere che perdurassero senza interruzione o a intervalli fino
a buona parte della XI dinastia. Dobbiamo quindi supporre che la monarchia
menfita sia andata sempre più indebolendosi finché non le fu più possibile
tenere sotto controllo i monarchi delle province più lontane a monte lungo il
fiume.
Secondo Manetone la VII dinastia sarebbe formata da
settanta re di Menfi, che avrebbero regnato per settanta giorni. L'VIII
dinastia, di Menfi anche questa, comprenderebbe ventisette re per 146 giorni di
regno. L'elenco di Abido mette al loro posto ben diciotto re prima di saltare
direttamente agli ultimi sovrani della XI dinastia.
E' probabile che in effetti tutti i regni
corrispondenti alla VII e alla VIII dinastia di Manetone si condensassero in uno
spazio di tempo relativamente breve, forse non più di un quarto di secolo.
Cessano ora del tutto notizie dirette del delta. Le
spedizioni al Sinai in cerca di turchesi sono finite e non verranno riprese che
verso la XII dinastia. Se un sigillo cilindrico dall'aspetto barbarico con il
cartiglio di Khendy e uno scarabeo recante il nome di Tereru appartennero
realmente ai re così denominati nell'elenco di Abido, ciò dimostrerebbe che si
doveva ricorrere all'artigianato siriano anche per simili oggetti di poco conto.
Elenco dei re della VII dinastia
Manetone:
70 re che regnarono per 70 giorni
Elenco dei re della VIII dinastia
Manetone:
27 re che regnarono per 146 giorni
Lista
di Abido |
Merenra
Antyemzaf |
Netjerkara |
Menkara |
Neferkara |
Neferkara-Neby |
Djedkara-Shema |
Neferkara-Kendu |
Merenhor |
Sneferka |
Nikara |
Neferkara-Tereru |
Neferkahor |
Neferkara-Pepysonb |
Sneferka-Anu |
Kakaura |
Neferkaura |
Neferkauhor |
Neferirkara |
(2170-2030 a.C.)
La IX e la X sono entrambe di Eracleopoli, con diciannove re ciascuna e
una durata, secondo Manetone, di 409 e 185 anni. Per tutto questo spazio di
tempo si fa il nome di un solo re, Achtos, collocato nella IX dinastia.
Di lui Manetone dice che fosse più crudele di tutti i suoi predecessori, ma poi
finì pazzo e sbranato da un coccodrillo. Siamo completamente all'oscuro sulle
circostanze che determinarono l'ascesa del "Casato di Akhtoy". La città
di origine, Eracleopoli, è l'odierna Ihnasya el-Medina, cittadina a
occidente del Nilo di fronte a Beni Suef; 55 miglia a sud di Menfi. Niente vi è
rimasto a rivelare l'importanza che ebbe nell'antichità, ma testimonianze
rinvenute altrove confermano quanto ci tramanda Manetone sull'origine
eracleopolitana della IX e della X dinastia.
E’ molto probabile, anche se mancano documenti
sicuri, che il primo re della dinastia abbia adottato come nome di Horo quello
di Meribtowe ("Diletto al cuore dei Due Paesi"), e per dare più
forza alle proprie rivendicazioni non esitò ad assumere tutti i titoli
faraonici.
Un secondo Akhtoy, il cui prenome era Wahkara,
è noto solo attraverso una bara finemente decorata proveniente da El-Bersha,
sulla quale pare che i suoi cartigli siano stati scritti per errore al posto di
quelli del vero titolare, l'intendente Nefri. L'esistenza di un terzo re dello
stesso nome, Akhtoy Nebkaura, è attestata soltanto da un peso
proveniente dagli scavi a Er-Retaba e da una citazione in una delle poche opere
di narrativa egizia giunte complete fino a noi, nella quale si racconta la
storia di un contadino dell'oasi periferica dello Wadi Natrun, derubato del suo
asino e di tutta la mercanzia mentre si recava a Eracleopoli. L'eloquenza con la
quale il contadino sporse le sue lagnanze al signore del ladro fu tale che fu
trattenuto perchè si potessero scrivere le sue suppliche, rimproveri e
invettive onde divertire il sovrano.
Nel Canone di Torino erano in origine registrati non
meno di diciotto sovrani del medesimo casato, e il nome di Akhtoy ricorre due
volte, sempre inaspettatamente preceduto da Neferkara, mentre gli altri nomi
sono in parte cancellati, inidentificabili, o perduti.
Elenco dei re della IX dinastia
Manetone:
19 re che regnarono per 409 anni
Elenco dei re della X dinastia
Manetone:
19 re che regnarono per 185 anni (Merykara)
(2134 - 2050 a. C.) L'XI
dinastia di origine diospolitana, o tebana, conta sedici re su un misero totale
di 43 anni di regno. Mentre a nord governava la X dinastia degli Akhtoy il
territorio tebano cominciava a primeggiare fra le province del Sud. Il merito di
ciò va a un nobile ricordato in seguito come Inyotef il Grande, nato da
Iku, e menzionato su una stele come "principe ereditario". Fu lui
evidentemente, il fondatore della linea dinastica che in base alla nostra
classificazione sostituisce la XI dinastia, e lo si identifica con quel
"principe ereditario Inyotef" della Tavola di Karnak che è compreso
nel disordinato elenco di re dallo stesso nome.
L'ipotesi più semplice è che un solo antenato
portasse quel nome e in ogni modo è lecito pensare che un Inyotef ( Inyotef
il Grande ) abbia soggiogato alcune regioni meridionali non appartenenti al
territorio della sua capitale, senza però aver osato assumere il titolo e le
prerogative sovrane. Il primo Inyotef ad avere il nome racchiuso in un cartiglio
non ha lasciato monumenti a lui contemporanei e, salvo la citazione alquanto
dubbia della Tavola di Karnak, è noto solo attraverso un importantissimo
rilievo che risale al regno di Nebhepetra Menthotpe scoperto nel Tempio
di Tod. Il monarca vi è raffigurato nell'atto di fare un'offerta a Mont
mentre dietro di lui sta la dea locale Tjenenti. Questa è seguita da tre re,
sicuramente i predecessori di Menthotpe in ordine inverso a quello cronologico,
ognuno dei quali reca nel cartiglio il titolo e il nome di "Figlio di Ra
Inyotef".
Il successore fu Wah-ankh. Né lui, né i suoi
successori esitarono ad arrogarsi l'orgoglioso titolo di "Re dell'Alto e
Basso Egitto", sebbene ancora molti anni dovessero trascorrere prima
ch'esso rispondesse a verità.
Il re successivo fu un altro Si-Ra Inyotef, il
quale adottò un nome di Horo che significava "Forte, signore di un Buon
Inizio" (Nakht-neb-tep-nufe). Inyotef III fu l'ultimo re di questo
nome per vari secoli, e tutto ciò che si sa delle sue imprese è che restaurò
ad Assuan la tomba in rovina di un principe divinizzato chiamato Hekayèb.
Inyotef III fu seguito dal primo dei vari faraoni che cambiarono il nome Inyotef
con quello di Menthotpe che significa "Mont è soddisfatto". E
il dio locale aveva ragione di essere soddisfatto perché il lungo regno di
Menthotpe I (cinquantun anni) vide, dopo molti anni di lotta, la riunificazione
di tutto l'Egitto sotto il governo di un unico sovrano. Nulla di certo si sa
sulle campagne militari con le quali Menthotpe I riconquistò la Doppia Corona,
mettendo fine all'anarchia che aveva dato luogo a due governi separati, uno nel
Nord e l'altro nel Sud.
Con Menthotpe I si può considerare concluso il I
periodo intermedio.
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