L' ARTE
L'affascinante arte egizia non è altro che una sintesi perfetta fra
architettura, pittura, scultura e musica. Questa arte non era fine a se stessa
ma legata, nella mente del loro creatore, al tempio o alla tomba o all'uso
quotidiano di cui doveva far parte.
Il
turista sprovveduto che si reca in Egitto non può far altro che accusare gli
egiziani di monotonia e questa accusa all'arte egizia può, a prima vista, non
essere priva di fondamento. Il fatto è che, come per tutte le grandi arti,
quella egizia è estremamente originale e molto caratterizzata per cui,
qualsiasi sua espressione che ci capita di osservare, dal maestoso tempio alla
piccola statuina, anche per un occhio profano, non può essere che egizia.
Ma
con lo stesso ingannevole metro si possono allora considerare tutti uguali i
templi greci o le statuine gotiche o le Madonne Bizantine. In questa sezione si
cerca di dare risalto all'arte egizia, dando importanza ai suoi caratteri
fondamentali.
La musica, in Antico Egitto, ha origini antichissime.
Plutarco parla addirittura delle stupefacenti capacità artistiche degli Dei che
popolavano la Terra prima dell'avvento di Menes. Egli parla di Osiride come del
"signore del sistro" in possesso di una voce molto dolce e persuasiva,
mentre il dio Bes era considerato il "dio della musica e della danza"
e Thot "l'inventore della musica" nonchè autore di libri di canti per
gli Dei.
Probabilmente, fino al Nuovo Regno la musica era fatta
solo di voci con, a volte, qualche semplice accompagnamento di strumenti a
percussione (castagnette). All'epoca più antica sono anche da attribuirsi la
conoscenza di altri strumenti quali arpe, flauti, tamburelli e sistri. Dalla
XVIII dinastia in poi la musica subisce un cambiamento radicale.
Infatti, probabilmente originarie dalla Siria,
diventano molto popolari veri e propri gruppi musicali composti da sole donne
che introdussero strumenti quali cetre, lire, zampogne, tamburi e crotali e che
soppiantarono i musicisti maschili.
La musica era considerata un ottimo elemento di accompagnamento per la
celebrazione di eventi particolari come la nascita, i banchetti, le feste, le
celebrazioni religiose e le attività lavorative. I vari musicisti erano in
tutto e per tutto dei professionisti che venivano contattati per le varie
occasioni.
Uno strumento particolare era la tromba che veniva
utilizzata soprattutto in ambito militare. Di questo strumento sono stati
ritrovati solo 2 esemplari che erano conservati nella tomba di Tutankhamon.
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Crotalo |
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Sistro |
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Trombe |
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Liuto |
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Lira |
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Arpa |
Molto
probabilmente, fra tutti i popoli la danza ha origini sacre e alcune fonti a noi
pervenute ci informano che gli antichi egiziani erano soliti a esprimere i
segreti della propria religione attraverso la danza. Nel culto funerario la
danza esprimeva il simbolo della speranza di resurrezione : i danzatori
indossavano corone di giunco e correvano "alla porta della tomba"
verso il defunto (identificato con Osiride) e lo gratificavano con canti di
gioia.
Le
danzatrici erano molto apprezzate e partecipavano ai banchetti durante le
occasioni mondane ai quali esse donavano nuova energia vitale proprio con la
danza. Le danzatrici erano presenti spesso anche alle occasioni religiose quali
feste, processioni o banchetti funebri. La danza era in stretta connessione con
il divino e le danzatrici svolgevano quindi un ruolo chiave fra i due mondi :
avevano acconciature molto elaborate, qualche volta con lunghe trecce a cui
spesso erano appesi dei pesi che servivano a creare giochi ritmici.
Il
costume era formato solo da un piccolo perizoma oppure le danzatrici si
esibivano completamente nude e come decorazione una cinturina di pelle o qualche
collana. Durante l'Antico Regno i movimenti delle danzatrici sembrano essere
rigidi e misurati. Le figure di danza eseguite in occasione di una festa
funeraria, durante la XII Dinastia, sono facili da comprendere nelle pitture di
Beni Hassan. Le danzatrici portano sono un piccolo gonnellino e i loro capelli
sono legati in modo da sembrare corona reale dell'Egitto.
Nel
Nuovo Regno e in seguito alle forti influenze asiatiche, la danza inizia ad
assumere un carattere assai simile a quello delle danze tradizionali del mondo
asiatico. Le vesti sono lunghe e trasparenti, le danzatrici piroettano e
flettono i loro corpi con movimenti molto più flessuosi.
La
civiltà egiziana fu, nel corso della sua millenaria storia, indissolubilmente
legata alla magia, come credenza nel potere delle parole magiche, negli
incantesimi, negli oggetti e nella rappresentazione di cerimonie accompagnate
dalla recitazione intonata di formule.
Nonostante
non siano presenti tracce di una notazione musicale, in molti testi geroglifici
anche antichissimi, gli studiosi hanno riconosciuto senza ombra di dubbio
caratteristiche tali da rivelare la presenza di canti e musiche ad essi
connessi. Uno dei documenti piu' antichi e di maggior interesse e' un inno al
Nilo, che corrisponde ad un incantesimo per ottenere la pioggia.
Questo
incantesimo era di competenza del faraone il quale, attraverso l'intonazione di
questo inno, assicurava al paese l' acqua agognata. Nell'ultima strofa si trova
una serie di invocazioni ritmicamente disposte che testimoniano sia un'idea
musicale sia il carattere magico. Altro documento antichissimo e' l'insieme
delle iscrizioni incise nella piramide del re Unis della V dinastia.
Nella
camera mortuaria del re si trovano intere pareti di geroglifici di tre specie
quanto al contenuto: testi relativi al rituale dei defunti, preghiere, formule
per guarire o preservare dal morso degli scorpioni e dei serpenti. Tutti si
riallacciano a delle operazioni magiche nelle quali certi risultati dovevano
essere ottenuti con l' aiuto della voce modulata e del ritmo. In alcuni di
questi testi il ritmo in essi presente li rende quasi vivi e pulsanti. Secondo
la testimonianza di Maspero, alcuni di essi sono "costruiti": si
compongono in certe parti di versetti nei quali ciascun membro della frase
comprende una invocazione, una formula destinata a sostituire un'azione reale,
un supplemento di codesta formula. A più riprese si trovano delle ripetizioni
che equivalgono talvolta a motivo della loro ampiezza ad un'antistrofe che
riproduce una strofa, talvolta invece un semplice ritornello che chiude molti
sviluppi del componimento. In alcune parti di testo e' scritto di ripetere una
determinata formula quattro volte (Il re Unis regna sui quattro angoli
dell'orizzonte di conseguenza la formula deve essere ripetuta quattro volte come
se si trattasse di quattro differenti persone); e' un particolare importante in
quanto anche in musica la ripetizione gioca un ruolo fondamentale.
Nella
piramide di Unis la parola incantesimo e' espressamente nominata ma mentre per
noi incantesimo designa un qualsiasi atto magico, nella lingua egizia la stessa
parola vuole anche dire "cose cantate". Infine l'iscrizione che
riguarda le formula magiche per proteggere il defunto dal morso dei serpenti,
portano il marchio evidente di un canto primitivo. In quelle formule balza agli
occhi evidentissimo tutto quanto può risvegliare l'idea musicale: ritmo,
simmetria, opposizione, equilibrio dei membri della frase, allitterazioni, cozzi
e "clicchettii" di sillabe.
Maspero
traducendo una parte di testo afferma: "Tutte queste formule sembrano
destinate al canto: forse altro non furono in origine che canti di incantatori
di serpenti". Una diversa testimonianza dello stretto rapporto tra musica e
magia nell'antico Egitto ci viene offerta dall'interpretazione della morfologia
di alcuni strumenti musicali rinvenuti. E' nota la celebre arpa trovata nella
tomba di Ramsete III a Tebe che reca sulla cassa una testa di sfinge; Per gli
antichi egiziani tutti gli arredi del culto erano non solo consacrati come nella
liturgia moderna, ma anche divinizzati. Essi avevano un' anima e una personalità,
talora ci si rivolgeva ad essi come ad esseri viventi.
La
testa umana, scolpita sulla cassa di un'arpa e' immagine dello strumento-dio, il
segno della sua funzione religiosa che discende dal potere magico onde e'
animato. Le figure di esseri viventi rappresentate sopra strumenti musicali
divennero a poco a poco, ma abbastanza tardi, semplici motivi di pura
decorazione.
Tutto
quello che si è potuto sapere della pittura egizia lo si è rilevato dalle
bellissime tombe dei sovrani delle varie dinastie o dai frammenti rinvenuti
nelle rovine degli antichi palazzi. I disegni sono leggermente modellati con
delle bellissime grafie a rilievo oppure tracciati a piatto.
In
ogni caso, la prima cosa che colpisce l'occhio è la convenzione con cui le
immagini sono tracciate. Queste convenzioni, tipicamente ed esclusivamente
egiziane, sono sottoposte alla "Legge della Frontalità" dove,
per esempio nella figura umana, si noterà sempre il celebre occhio di fronte su
testa di profilo su spalle di fronte su torso di profilo. Dipingendo un essere
umano, il naso è meglio visibile di profilo, di conseguenza anche la testa
andava dipinta ( o incisa ) di profilo. L'occhio, che risultava meno visibile,
veniva allora dipinto di fronte. Le spalle si dovevano vedere entrambe e per
questo venivano raffigurate di fronte così come le braccia, le gambe e anche le
dita delle mani.
Seguendo
questa convenzione nacque la tipica figura umana dell'arte egiziana dove l'uomo
veniva sempre raffigurato con un colore scuro (mattone) e la donna sempre con un
colore chiaro (giallo-ocra). Qui è dove la prima ed incontrastata regola della
pittura egizia si scontra con la prospettiva.
Una cosa che non si vedrà mai in un dipinto egizio è la prospettiva.
L'assoluto rigore compositivo non la prevedeva, le cose dovevano essere
raffigurate proprio come erano o come si vedevano ma mai come sembravano. Quindi
nei dipinti egizi esiste un rifiuto totale della prospettiva (non si sa se la
conoscessero o meno) e non si troverà mai neanche un minimo tentativo di
rappresentare qualcosa in forma prospettica. Possiamo dire che la "Legge
della Frontalità" veniva esclusivamente applicata alle figure umane mentre
per tutti gli altri soggetti la pittura era liberissima. Infatti i più svariati
oggetti, le barche, le piante gli uccelli e tutti gli animali conosciuti sono
dipinti proprio come sono, con un attento amore per la natura, fantasia e
assoluta libertà inventiva. I contorni di tutte le figure sono sempre netti e
precisi : tutte le figure vengono prima studiate e abbozzate singolarmente e
solo dopo disposte a gruppi secondo un perfetto ordine compositivo.
I
templi egizi sono completamente coperti da raffigurazioni in rilievo ma il
colore è prevalentemente quello della nuda pietra : soltanto poche tracce di
colore sono rimaste. Diversa è la situazione nelle tombe dove l'oscurità dei
millenni e il clima torrido del deserto egiziano hanno protetto i vividi colori
delle rappresentazioni create dagli artisti egiziani.
Anche
i grandi templi erano ricoperti dai quei colori che apparivano carichi di una
ricca policromia che però, nel suo insieme di figure ben proporzionate, nei
suoi equilibri cromatici e nelle sapienti dosature di spazi bianchi, sapeva
creare un insieme armonico che, nelle vaste superfici create dalle pareti di
quei templi, dava un effetto insieme monumentale ed elegante. Andando oltre, i
colori scelti per raffigurare le immense scene avevano un significato
strettamente simbolico e religioso e le rappresentazioni sacre dipendevano da
colori che avevano un significato ben preciso. I migliori esempi che ci sono
rimasti, dove i colori si sono ben conservati, si trovano nel tempio di Sethi I
ad Abido e in quello di Ramsete II nella stessa località. Come già detto il
colore indicava anche una distinzione come nel caso degli uomini (rosso mattone)
e delle donne (giallo).
Nero
Per gli egiziani il nero non è un vero e proprio colore ma è l'assenza di
colore. Questo colore ha un duplice significato: rappresenta la morte e
l'oltretomba ma anche la rinascita e la rigenerazione. Questa apparente
contraddizione è facilmente spiegabile : il nero è il colore del fertile limo
lasciato dall'inondazione e quindi associato alla fertilità e alla
rigenerazione della terra; non per niente l'Egitto veniva chiamato dagli antichi
egiziani "Kemet" che significa appunto Terra Nera.
Lo
stesso concetto veniva applicato anche agli dei e la divinità che meglio
riassumeva in se le idee di morte e rigenerazione era Osiride, signore
dell'oltretomba e simbolo della rinascita della natura; per questo motivo era
molte volte detto anche "il Nero". Oltre a Osiride questo concetto
veniva associato ad altre divinità connesse al potere rigenerativo come ad
esempio Anubi e Min, che spesso apparivano sotto forma di cani o sciacalli
seduti con il manto dipinto di nero.
Blu, Azzurro
Questi
erano i colori del cielo e il cielo era la sede degli dei. Per questa ragione
questi colori diventavano il simbolo degli dei. Ad esempio Amon il cui colore
blu allude quasi certamente al suo aspetto cosmico. Altri dei avevano barbe o
ali blu. Il blu era il colore divino che ispirava serenità, pace e tranquillità
e che forniva l'immagine fluida delle acque celesti che scorrono all'infinito.
Rosso
Il rosso è il colore aggressivo per eccellenza, connesso ovviamente al sangue e
quindi ad un senso di minaccia o di vittoria. Durante alcune celebrazioni, gli
abitanti del Nilo usano spesso colorare il proprio corpo con della ocra rossa
oppure indossare gioielli di colore rosso generalmente fatti di cornalina.
Il
dio Seth aveva gli occhi ed i capelli rossi e quando venne diffamato da Osiride
il rosso divenne il colore del pericolo. Il colore rosso veniva anche usato come
espressione figurativa per indicare la rabbia : una persona con il "cuore
rosso" era arrabbiata e "arrossare" era il sinonimo di morire.
Rosso era naturalmente anche il colore del fuoco che tutto distrugge. Nella
letteratura, nella quinta ora dell'Amduat, la regione bassa della caverna di
Sokar era mostrata con linee rosse ondulate che rappresentavano il "lago di
fuoco" dove venivano puniti i dannati.
Bianco
Come il nero anche il bianco rappresenta una mancanza di colore che veniva
comunque considerata come un segno di purezza e di santità : abbiamo così il
"Muro Bianco" che rappresenta Menfi, "l'unguento bianco"
oppure la "cappella bianca".
Il
bianco era anche sinonimo di gioia e quindi l'aspetto e il carattere di una
persona gioiosa erano descritti come "bianchi". Questo colore era
anche il colore araldico dell'Alto Egitto rappresentato appunto dalla
"Corona Bianca". La contrapposizione tra il rosso, simbolo della
rabbia ed il bianco, simbolo della gioia non fa altro che sottolineare la
completezza e la perfezione della dualità armonica caratteristica dell'Antico
Egitto : un esempio per tutti è dato dalle due corone dell'Alto e del Basso
Egitto, rispettivamente bianca e rossa.
Verde
Il verde era un colore positivo : era il colore della vegetazione e quindi
simbolizzava la vita nascente. Il "Grande Verde" o il
"Verdissimo" erano termini che venivano utilizzati per indicare le
distese di acqua come le paludi del Delta, il mar Mediterraneo ed il Mar Rosso.
La corona del Basso Egitto era qualche volta detta "verde" (anche se
in realtà era sempre di colore rosso) perchè la dea Wadjet ("La
Verde"), era vista come una manifestazione della corona. Anche nel caso del
verde abbiamo esempi di definizioni comportamentali e di contrapposizioni con
altri colori: fare "cose verdi" voleva dire generare il bene in
contrasto a fare "cose rosse" che significava fare il male.
Giallo
E' il colore del Sole e dell'oro, la secrezione di Ra, la purissima carne degli
immortali. Allude a tutto quanto è perfetto, prezioso e vicino alla divinità.
Anche la scultura, come la pittura, doveva sottostare ad
alcuni canoni tradizionali ma in questo caso l'artista era più libero di
esprimersi. I primi esempi di scultura trovati sono state le statue del Ka:
venivano sepolte insieme al defunto e non venivano viste da nessuno. Soltanto
con il passare del tempo vennero rese "pubbliche" ma soltanto per
onorare il re o abbellire i suoi palazzi e templi. Tutte la statue erano
rigorosamente dipinte : da quelle in legno a quelle di calcare o alabastro
(soltanto quelle in granito venivano lasciate senza colore).
Non
si sa esattamente come gli artisti egizi abbiano potuto scolpire con estrema
sicurezza e perfezione le pietre più dure, fatto sta che che ci hanno lasciato
delle magnifiche opere in diorite, granito rosso e sierite: i materiali più
duri che si conoscono e che ancora oggi con i moderni mezzi a disposizione si
hanno notevoli difficoltà da lavorare. Come per la pittura, anche la scultura
inizialmente deve sottostare alla "Legge della Frontalità"
dove la statua doveva essere necessariamente vista di fronte : la testa è
sempre accuratissima mentre il corpo è assai più convenzionale. Nel viso della
statua l'artista egizio non farà mai trasparire nessun sentimento; soltanto uno
sguardo rivolto all'infinito ed un sorriso appena accennato sulla bocca. Anche
se si doveva raffigurare due statue una vicina all'altra, lo scultore egizio
faceva in modo che, anche se unite da un abbraccio, queste rimangono sempre
distinte e uniche. Le statue a poco a poco diverranno sempre più colossali;
diventeranno grandissimi monumenti e faranno parte integrante dell'architettura
egizia.
Come
per la pittura, attenzione particolare si avrà nella creazione delle stupende
statue di animali che forse sono le più belle di tutta la storia dell'arte.
L'artista egizio e le sue opere, fino all'Epoca di Pericle, rimarranno i più
importanti di tutta l'antichità.
Come
tutti ben sanno gli antichi egizi non avevano il nostro concetto di durata nel
tempo : per esempio, un contadino si costruiva la casa per se e per la propria
famiglia con il materiale che aveva sempre a disposizione e cioè fango, paglia
e legno. Chi voleva avere un qualcosa di più resistente o più accurato
utilizzava i mattoni crudi (un misto di paglia e fango posto ad essiccare ad
sole). La casa in questo modo costruita durava più o meno la vita del
proprietario ed era ornata di pitture o semplicemente intonacata. Anche gli
edifici dei nobili erano costruiti secondo lo stesso criterio e persino i
sontuosi palazzi dei faraoni erano costruiti con semplici mattoni crudi ed
eventualmente con alcune parti in pietra.
In pietra quindi veniva costruito solamente
tutto quello che doveva durare in eterno e appunto sono oggi gli unici edifici
rimasti: tombe e templi. Possiamo comunque dire che l'architettura è la massima
espressione dell'arte egizia ed è legata prevalentemente alle tematiche
religiose. Basta osservare la grande piramide di Cheope oppure i templi di Luxor
e Karnak per renderci conto che queste non sono altro che imponenti opere
collettive per rendere omaggio agli dei ed allo stesso faraone. La credenza
religiosa degli antichi Egizi nel credere in un aldilà e la continuazione della
vita nell'oltretomba, ha fatto in modo che i monumenti funebri diventassero gli
elementi architettonici più importanti.
Gli egizi furono dei costruttori infaticabili
e di grandissima perizia tecnica al punto di sollevare enormi massi pesanti
tonnellate ad enormi altezze. Nonostante l'enormità degli edifici costruiti,
questi non sono mai elementi di incombente pesantezza : il senso della misura è
sempre notevole e il disegno elegante e delizioso. L'architettura privata e
civile non è molto documentata. Le grandi città come Menfi o Tebe dovevano
essere molto estese e molto popolate.
L'architettura egizia era la più grande e la prima dell'antichità: i suoi
elementi costitutivi sono essenzialmente due : la colonna e l'architrave. Anche
se non furono quasi mai utilizzato gli egizi conoscevano molto bene anche l'arco
e la volta.
Gli ordini architettonici, basati sulle forme
delle colonne sono sei :
Per
capire il simbolismo della colonna bisogna riandare al significato del tempio;
oltre che luogo sacro in cui il dio veniva venerato, il tempio era, in Egitto,
una riproduzione del cosmo dove le varie parti simboleggiavano l'insieme
dell'universo. Così, con o senza cielo stellato, la colonna diventava il
supporto del cielo. Su questa base furono poi elaborati vari concetti per i
singoli elementi e per l'intero complesso: la colonna papiriforme viene riferita
alla concezione secondo cui il sole, dio celeste per eccellenza, appariva
all'aprirsi della corona di una palma cosmica (il cielo).
Ancora
il sole appare nella simbologia del Nuovo Regno dove le colonne papiriformi
rappresentavano il percorso del sole con i loro capitelli a forma di umbella
aperta o chiusa, poichè le piante di papiro sono chiuse al tramonto e aperte
durante il giorno. Nella Sala degli Antenati a Karnak si possono ancora ammirare
due colonne che rappresentano le piante araldiche dell'Alto e del Basso Egitto
(loto e papiro).
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