ESNA
Inoltre si potranno vedere:
il santuario di ESNA
il sito di EL KULA
la Città di IERACOMPOLIS
ESNA
Si approda ad Esna, sulla riva sinistra del Nilo, a una
gettata che reca ancora i cartigli geroglifici di Marc'Aurelio. Durante il periodo faraonico Esna era la capitale di un
"nomo" e oggi è una piccola città capoluogo di distretto. Fino alla
fine dell'800 fu un punto di riferimento per le carovane di cammelli dirette in
Nubia.
In mezzo al villaggio vi è l'imponente sala ipostila
del tempio dedicato a Khnum e ad altri dei. Sorretta da ventiquattro
colonne, è decorata di rilievi del I-III secolo d.C. (il cartiglio più recente
che vi figura è dell'imperatore romano Decio) e il suo muro di fondo, primo
elemento del tempio vero e proprio scomparso, è tolemaico. Fra le iscrizioni
costituiscono una singolarità due inni crittografici a Khnum scritti quasi
completamente, l'uno con il segno geroglifico dell'ariete, l'altro con quello
del coccodrillo.
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Veniva
adorato un particolare pesce del Nilo, il Lates Niloticus, e proprio per
questo durante il periodo tolemanico la città veniva chiamata Latopolis o
"Città del Lates". |
Strabone
ricorda anch'egli il nome curioso del dio-pesce che chiama Latus ma nei suoi
racconti non fa nessun riferimento ai tre templi della città dei quali soltanto
uno oggi è ancora parzialmente visibile.
Località sita ad 85 km a sud di Luxor. Vi è contenuta
una piramine a gradini attribuita ad un faraone non precisato appartenente alla
terza o quarta dinastia.
La piramide di El Kula è una delle quattro piccole
piramidi dell’Alto Egitto: le altre sono Seila, Zawiyet el-Meitin e Nagada. La
piramide di Nagada è abbastanza simile a quella di El Kula.
Il Kom El Ahmar, la "collina rossa",
segna il luogo di Nekhen, la città sulla riva sinistra del Nilo di fronte a
Nekheb, che i greci chiamarono Ieracompoli. E' ritenuta la capitale dell'Alto
Egitto predinastico, dalla quale mosse l'unificatore delle Due Terre.
Nella parte del perimetro urbano corrispondente al
tempio è stata ritrovata, in un nascondiglio con altri oggetti preziosissimi
per la più antica storia egiziana, la ben nota tavolozza votiva di Narmer, il
re locale che generalmente si identifica con Menes e che riuscì nella conquista
del nord. I rilievi della tavolozza sono considerati il principale documento che
confermi la storicità dell'unificazione. Dal tempio di Ieracompoli proviene
anche la statua di rame martellato di Pepi I (VI dinastia).
Un alto muro di mattoni sulla destra del Nilo segna il
luogo di Nekheb, la città della dea Nekhbet la bianca, l'avvoltoio patrono
dell'Alto Egitto. Le rovine all'interno della città permettono di riconoscere
le fondamenta e in parte anche le murature del tempio di Nekhbet e dell'attiguo
tempio di Thot, che qui compare come consorte della prima. I resti vanno dalla
XVIII alla XXX dinastia.
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