LA SOCIETA' EGIZIANA
Punto focale del governo egizio e apice di questa
società a struttura piramidale era il re, il faraone. Il potere che gli viene
conferito nasce da un'antica struttura sociale preistorica, derivata dalla
struttura tribale che prima portò alla creazione di villaggi, città e
distretti (nomoi) e poi finalmente, alle Due Terre, unite dalla persona
divina del faraone.
L'Egitto esisteva grazie
ad un potere centralizzato e fortemente burocratizzato che fosse in grado di
gestire le ricchezze del paese per poi ridistribuirle. E la prima ricchezza era
l'agricoltura che non sarebbe stata fiorente senza i sistemi idrici che solo il
re poteva coordinare.
Si venne così a creare un
governo in cui vivere non era nè idilliaco nè infernale e gli egizi,
nonostante le tassazioni, non volevano vivere in nessun'altro paese (neppure gli
stranieri, che ben volentieri si trasferirono in Egitto). Il governo egiziano è
completamente impostato sul concetto di Verità e Giustizia, la Maet. E' così
che tutti i burocrati, di qualsiasi livello, erano educati e preparati dalla
struttura sociale all'equità. Non mancarono governanti ingiusti ma anche
l'umile contadino poteva rivolgersi al visir o al faraone stesso per avere
giustizia. Nei millenni di storia egiziana gli equilibri del governo cambiano
secondo le varie epoche :
§
potere assoluto e quasi tribale dell'Epoca Thinita;
§
autocrazia dell'Antico Regno;
§
le crisi del Primo e Secondo Periodo Intermedio con il potere in
mano ai nomarchi e la spartizione del governo centrale;
§
governo centrale che ritorna in mano al sovrano durante il Medio e
Nuovo Regno.
Con la XVIII Dinastia l'Egitto entra sempre più nella
scena politica "mondiale" in quel tempio racchiusa nell'area
mediterraneo-medio orientale dove l'imperialismo egizio in Asia è la risposta
alle energie e alle ambizioni di quei ceti emergenti, impropriamente detti
"borghesi". Tutto questo è correlato ad un riorientamento della
regalità. Non a caso con la XVIII Dinastia la capitale dell'Egitto viene
fissata a Tebe, la sepoltura faraonica viene sdoppiata in un ipogeo nascosto
nella Valle dei Re e in un tempio funerario tramite il quale la regalità
dialoga con il popolo.
Funzionari, nomarchi, sacerdoti, burocrazia
"borghese", militari : è vasta la costellazione di forze sociali che
hanno agito nel mondo egizio. E' evidente un discorso di classi dirigenti.
Dietro c'erano gli altri, quelli indicati con la parola nemeh che da
povero passò a significare "libero lavoratore", soprattutto i
contadini, le cui tombe sono anonime.
Alla
fine della preistoria l'Egitto Predinastico aveva una configurazione simile
all'epoca storica: l'unica cosa che ancora mancava era l'unità di tutto il
paese. I capi del Neolitico raccolsero sotto il loro dominio delle aree sempre
più ampie sino ad arrivare ad avere i due regni, del Nord e del Sud, che
riflettevano sia i diversi tipi di ambiente naturale, che i modelli di vita
conseguenti. In questa fase i re erano considerati "Horo" sulla
terra, cuore della società. L'unificazione del paese sotto un unico re rese più
forte la posizione del "sovrano delle Due Terre" che divenne di
conseguenza il suo stesso spirito.
Il faraone era simbolo e sostegno di un Egitto forte,
unito e felice. La parola faraone, che viene dalla Bibbia, è anacronistica per
gran parte della storia egiziana. Il termine originario pr-c3 (pronuncia per-'ao)
significa "grande casa" e indicava la residenza reale e venne usato
per indicare il monarca a partire da Thutmosis III (XVIII Dinastia). Per quanto
riguarda i nomi personali sono indicati da una titolatura con cinque nomi, che
spesso comprendono lunghi epiteti riferiti ad un programma o ad una
realizzazione del re, ad esempio: "Colui che tiene unite le Due Terre".
Il re aveva in sè tutti i poteri divini. La testa
corrispondeva al falco di Horo; il viso a "Colui che apre le vie";
il naso a Thot, le cosce alla dea-rana e le natiche alle dee Iside e Neftis;
oppure poteva diventare fisicamente figlio di dio con la Theogamia. Come
figlio di Ra il re era "l'immagine vivente sulla terra" del dio-sole.
Prendeva possesso simbolicamente delle sue proprietà con la cerimonia del
"correre intorno al muro". Oltre flagello e pastorale, simboli di
autorità sulla terra, portava anche lo scettro was degli dei, l'uraeus,
l'occhio infuocato del sole-dio e la coda di animale (coda di toro perchè il re
era visto come toro possente). Il divino, il paese, il re: è il nucleo
indivisibile dell'ideologia. Un testo del Primo Periodo Intermedio, che fu un
momento di crisi, descrive un governo paternalistico, severo e provvidenziale
(insegnamento per Merykare, testamento politico di un re per il figlio). Le
cerimonie dell'incoronazione esprimono la natura divina del re, che un Horo e
riceve la successione da parte di Osiride, che è figlio di uno o più dei e
viene presentato a uomini e dei. Due dei porgono al re le corone dell'Alto e del
Basso Egitto; egli corre intorno al muro in segno di presa di possesso del suo
dominio.
Il re viene spesso rappresentato con una barba
posticcia simile a quella degli abitanti di Punt, la terra in cui gli egiziani
pensavano fossero originari molti dei. Indossa la doppia corona, pschent,
simbolo dell'unità del paese. Sulla fronte compare sempre l'ureo, il cobra
femmina che è la manifestazione della dea che personifica l'occhio ardente di
Ra. Da molti documenti ufficiali si conoscono le intenzioni del sovrano, quel
che dice o fa, l'immagine della personalità e delle funzioni regali. Sono
sempre chiare le intenzioni politiche. La regalità faraonica durò, fra alti e
bassi, quasi tremila anni, un tempo lunghissimo, durante il quale succedette di
tutto. Ma il sovrano, per gli egizi, rimaneva sempre umano e divino, il
servitore supremo degli dei.
Fin dalla nascita l'antico Egizio veniva protetto dalla
morte. Al momento della nascita le sette fate decidevano il destino del neonato
che, essendo già scritto, era combattuto da scribi e sacerdoti che, per poterlo
modificare, elaborarono la scienza degli oroscopi: l'anno era diviso in giorni
fasti e nefasti a seconda delle ricorrenze di avvenimenti mitici. Veniva inoltre
predetto, tramite appositi calendari, il tipo di morte del nascituro. I primi
gesti e le prime voci erano considerate dei segni da cui trarne le sorti future.
La massima aspirazione per un padre era quella di vedere il proprio figlio
succedergli nella carica.
La famiglia è un valore molto importante nell'Antico
Egitto ed è comune per tutte le classi sociali. Qualsiasi famiglia egizia è
infatti di tipo monogamico tranne quella del faraone che è l'unico a
permettersi un harem che, comunque, non intacca i rapporti tra marito e moglie.
Intorno al 2700-2500 a.C. la potestà paterna e il diritto di primogenitura
vengono sostituiti dall'eguaglianza dei diritti. I valori che reggono la vita
familiare più marcati sono il grande rispetto per il padre e l'affetto per la
madre, vera e propria raffigurazione della dea Iside all'interno della casa.
In tutte le rappresentazioni geroglifiche l'uomo viene
sempre accompagnato nelle sue azioni dalla moglie e dai suoi figli in un clima
di grande armonia come quando, alla fine della giornata, viene raffigurato a
giocare con la moglie. Anche lo stesso faraone è protagonista di numerose scene
simili. Le storie d'amore divenute famose, Ramesse II e Nefertari, Akhenaton
e Nefertiti, Tutankhamon e Ankhsenama, sono evidenti esempi di come
si svolgeva la vita familiare nell'Antico Egitto.
In tutte le occasioni più o meno ufficiali, il faraone
è sempre accompagnato nelle sue gesta dalla sua sposa e dai suoi figli. In
molte occasioni la sposa partecipava addirittura ai combattimenti dell'esercito,
famose furono le imprese di Nefertari contro gli Ittiti, tanto da venire
considerata più influente e determinante del marito stesso.
In un terzo momento, intorno al 1000-800 a.C., il
valore spirituale della famiglia si affievolisce lasciando spazio ad interessi
economici ed opportunistici. Il matrimonio diviene un comune contratto tra le
parti, nel quale vengono anche precisate le condizioni per il divorzio. Il
marito afferma:
Ti ho
presa in sposa, tu mi hai portato denaro d'argento, se io ti lascerò e ti odierò
ti restituirò questo denaro più il terzo di quanto avrò guadagnato con
te". Da parte sua la moglie dice: "Tu hai fatto di me la tua
sposa, mi hai dato denaro; se io ti abbandonerò e amerò un altro uomo, ti
restituirò quanto ho ricevuto e non pretenderò nulla di quanto avrò
guadagnato insieme a te.
L'amore per la famiglia è
frutto dell'amore che legò Iside e Osiride dalla cui vita nacque la cultura
egiziana. La loro storia fu il modello sul quale si basò la società
dell'Antico Egitto.
La donna egizia era considerata "la signora della
casa"; se si trattava di una donna del popolo, si occupava della macinatura
dei cereali e della preparazione della birra, della filatura e della tessitura
del lino; se apparteneva alla nobiltà, invece, sovrintendeva al lavoro delle
ancelle. La donna condivideva con il marito la vita sociale e disponeva di un
patrimonio che portava in dote allo sposo, ma che un contratto le restituiva in
parte in caso di vedovanza. Per legge il marito era tenuto a mantenere la
propria moglie.
La sua posizione giuridica non differiva da quella
dell'uomo. Si preoccupava assieme allo sposo dell'educazione dei figli ed in
particolare le era affidata l'educazione della figlia femmina. Si sposava molto
giovane, spesso con un uomo più anziano di lei. Solitamente il matrimonio era
combinato dai genitori. I due sposi potevano essere consanguinei e appartenevano
sempre allo stesso ceto sociale. Colui che sposava una schiava, viveva al di
fuori della legalità e i loro figli erano considerati schiavi. All'interno
dell'harem, la donna in apparenza godeva di molti agi, ma in realtà era
costretta in uno stato di confinamento.
Il matrimonio era una semplice festa tra le due
famiglie e si concludeva con il trasferimento della sposa a casa del marito.
Contratti scritti sono riferibili solo all'età tarda. In caso di divorzio il
marito passava degli alimenti alla moglie nella misura di un terzo rispetto alla
quota definita nell'accordo iniziale. Cause principali di divorzio erano
l'adulterio e la sterilità. Se l'infedeltà del marito era tollerata era
possibile che egli prendesse una seconda moglie, al contrario se l'adultera era
la moglie veniva frustata e subiva l'amputazione di un orecchio o del naso. La
donna aveva diritto dopo la morte ad una tomba tutta sua al pari dell'uomo.
Il contadino era analfabeta e la considerazione sociale
di cui godeva era del tutto impari alla fatica profusa. Gli strumenti da lui
utilizzati erano diversi, tra questi lo Shaduf, una sorta di traliccio che
sorreggeva un'asta, da una parte veniva appeso un contrappeso e dall'altra un
secchio che, calato nell'acqua e riempito, poteva essere rapidamente trasportato
dove necessitava. La terra che il contadino coltivava non era mai sua, ma della
corona o di un ordine sacerdotale. Il suo lavoro era condizionato dalla piena
del fiume.
Egli veniva aiutato da un seminatore che spargeva i
semi nei solchi tracciati. Spesso era presente un funzionario del proprietario
della terra. Il periodo più duro per il contadino era il momento della
raccolta, doveva infatti lavorare sotto lo sguardo degli ispettori del Faraone,
impegnati a determinare la quota di prodotto che gli sarebbe stata sottratta.
Dopo la raccolta, si presentava lo scriba per definire l'ammontare delle tasse.
Solo pochi tra gli artigiani riuscivano ad uscire
dall'anonimato ed a firmare le proprie opere. I piccoli artigiani raramente
potevano contare su una sede di lavoro stabile in prossimità del villaggio in
cui abitavano. Spesso erano costretti a faticosi e prolungati spostamenti. Il
materiale più usato era l'oro, disponibile in abbondanza nelle miniere della
Nubia e del deserto orientale.
L'oro veniva sbalzato e punzonato con uno strumento
appuntito, venivano utilizzate delle fornaci, indispensabili per la fusione
dell'oro quando si doveva realizzare un manico o un becco da aggiungere ad un
vaso. Molto abili erano i falegnami ed i mobilieri, anche se l'Egitto era
costretto ad importare dal Libano il legname di cui scarseggiava.
L'Egitto, per tutta la durata dell'Antico Regno, non
dispose di un esercito organizzato, ma nel Medio Regno si andò formando
un'esercito permanente, affidato al comando di ufficiali di vario rango ed
impegnato nelle campagne di conquista della Nubia. Il soldato era costretto a
lunghi turni di addestramento, all'uso delle armi ed all'obbedienza della rigida
disciplina. L'esercito era diviso in vari reparti, ogni reparto obbediva ad un
sovrintendente che doveva rendere conto ad un generale. Una squadra di scribi
provvedeva ad inventariarne perdite, forniture, prigionieri. Le armi utilizzate
erano lance e frecce per i combattimenti a distanza, il pugnale, la spada, la
clava, il bastone per il corpo a corpo. Dagli Ittiti gli Egizi appresero l'uso
del carro da guerra, che permise loro di vincere lo scontro con gli Hyksos.
Il popolo Egizio era costituito da uomini liberi,
sebbene compresi in una gerarchia sociale rigida dove tutti dovevano contribuire
al benessere del paese. Esistevano i cosiddetti dipendenti, non si trattava di
schiavi, ma di uomini del popolo che alle tradizionali attività agricole
alternavano corvées obbligatorie.
Il lavoro coatto era finalizzato alla costruzione dei
complessi funerari o a spedizioni militari in Nubia o nel vicino Oriente. Da qui
provenivano i prigionieri di guerra ai quali venne applicata l'etichetta di
schiavi. Nel Medio Regno, il divario tra lavoratori liberi e coatti si fece più
ampio, dato che gli individui si identificarono sempre più con il mestiere
svolto, i lavoratori si emanciparono e non furono più costretti a rispondere
alla chiamata del Sovrano.
La figura dello scriba nacque con la necessità di
inventariare con precisione gli enormi ammassi di derrate alimentari in entrata
ed in uscita dalla casa del Faraone. I tempi di formazione dello scriba erano
lunghi, si andava dalla copiatura dei testi redatti in geroglifico corsivo, alla
compilazione di miscellanee da opere letterarie. Solo gli alunni più dotati,
quelli che apprendevano la difficile arte del geroglifico monumentale, quello più
complicato, riuscivano ad arrivare a corte.
Lo scriba, consapevole del ruolo che ricopriva,
custodiva gelosamente i segreti della sua professione e li tramandava di
generazione in generazione. I suoi tradizionali strumenti di lavoro erano uno
stilo, un'astuccio con gli incavi per contenere l'inchiostro in pasta, una
cordicella e, appeso, un piccolo contenitore per l'acqua in cui intingere e
ripulire i pennelli. Gli scribi scrivevano sul papiro, facile da raccogliere e
trasportare e che, opportunamente lavorato, formava fogli resistenti e morbidi
allo stesso tempo. Gli scribi provvedevano ad incollarli uno all'altro in caso
di testi estesi. Inutile dire che la professione di scriba era la più difficile
ed ambita di tutto l'antico Egitto.
La casta sacerdotale aveva un ruolo importante nella
gestione del potere, affiancando i Faraoni e minacciandone a volte la
supremazia. Il sacerdote aveva il compito di officiare i numerosi e complicati
riti imposti dagli Dei. Potevano inoltre avere l'accesso alla parte più interna
del tempio, quella in cui era conservata la statua del Dio, dopo preventive
pratiche purificatorie. La circoncisione, la rasatura del corpo, l'astensione da
cibi come le verdure a foglia verde o i pesci di mare, il divieto periodico di
rapporti sessuali (ai sacerdoti era consentito sposarsi) costituivano la regola.
Dopo essersi purificato, il sacerdote faceva il suo
ingresso nel tempio rivestito di una tunica di lino purissimo, mentre il corteo
degli officianti si fermava davanti alla porta della cella centrale, in attesa
della rottura dei sigilli. Tolti i sigilli, compariva il simulacro del Dio.
Durante la celebrazione dei giorni di festa, spesso la statua del Dio veniva
trasportata su barche solari.
La professione di funzionario era piuttosto ambita
anche se spesso avveniva solo tramite trasmissione ereditaria. Il Visir, braccio
destro del Faraone, veniva anche detto "sovrintendente a tutti i lavori del
sovrano", in quanto direttore del cantiere finalizzato a dargli onorevole
sepoltura.
Era giudice supremo e riceveva periodicamente
postulanti che venivano ad esporgli le loro lagnanze. A lui si doveva la
trasmissione degli ordini del Faraone agli scribi di palazzo, l'imposizione di
tasse e corvées, la gestione delle trattative diplomatiche.
Nomarca
deriva dal termine "nomo" che in greco indicava i vari distretti in
cui venne suddiviso l'Egitto: i nomarchi erano i capi del nomo e generalmente
appartenevano a classi sociali elevate : principi, nobili, ecc.
Originariamente erano i direttori dei lavori
del sovrano, coordinatori e responsabili per l'area assegnata. Verso la fine
dell'Antico Regno le cariche divennero sempre maggiori ed ereditarie. Le terre
inizialmente di proprietà del sovrano passarono nelle mani dei nomarchi grazie
a donazioni o privilegi reali e alla fine lo stato perse il proprio potere
centrale cadendo in un caos totale che continuò durante tutto il Primo Periodo
Intermedio.
Quando venne ristabilito l'ordine, i nomarchi
erano diventati dei principi indipendenti, ognuno a capo del proprio distretto
su cui regnavano come sovrani incontrastati. Furono proprio alcuni di questi
principi, quelli tebani, che riunirono di nuovo l'Egitto dando vita al Medio
Regno. Furono ancora i principi tebani che scacciarono gli Hyksos dalla terra
d'Egitto fondando il Nuovo Regno. In questo ultimo periodo i nomarchi continuano
ad esistere ma il loro potere venne limitati dal potente apparato burocratico
del paese.
Va fatto notare che quando i nomarchi erano
ancora dei veri principi e con ampio potere di azione, lo usarono generalmente a
favore del popolo : essi soccorsero la popolazione in tempo di carestia e spesso
recarono aiuto anche ai nomoi vicini.
Nei Bassi Tempi riappaiono le grandi proprietà
fondiarie ed ereditarie dei nomarchi ma, sotto i Lagidi ed i Romani, i nomarchi
sono riportati al ruolo iniziale di funzionari statali.
Il Faraone era la suprema autorità della piramide
sociale Egizia. La parola "Faraone" significa "grande casa".
Il faraone veniva raffigurato con la barba, ricurva o fissata al mento da un
nastro. Altri simboli dichiaravano il suo potere, come la corona, bianca quella
dell'Alto Egitto, rossa quella del Basso Egitto, doppia quella del Paese
unificato.
Attaccata alla cintola del gonnellino aveva una coda di
animale, variamente identificata in una coda di cane o di toro. Il Re impugnava
un bastone pastorale ricurvo ed il flagello. Sulla sua testa compariva spesso l'Ureos,
il serpente cobra femmina, rappresentazione dell'occhio del dio solare; sulle
spalle era appollaiato il falco Horus, il figlio di Iside ed Osiride. Al sovrano
ci si poteva avvicinare solo nell'atto del suddito che si prostra sino a baciare
la terra. La sua nascita era preceduta da apparizioni miracolose che ne
anticipavano la consacrazione. La giornata tipo del Faraone era minuziosamente
organizzata, da una parte gli impegni ufficiali, dall'altra le occupazioni
domestiche.
Quanto si sa dei Faraoni vivi, dei loro pensieri, dei
sentimenti é nulla rispetto a quello che si sa di loro da morti, unica
eccezione quella del Faraone Akhenaton che pitture di gusto insolitamente
realistico ritraggono in scene di vita familiare che ne testimoniano
l'attenzione verso le figlie e la moglie.
Le
corone dei sovrani egiziani avevano un profondo significato simbolico e ognuna
di esse era adatta per situazioni e significati particolari. Oltre ad alludere
al carattere dei loro possessori erano innanzi tutto un simbolo di potere.
Considerando la visione egizia secondo la quale qualsiasi oggetto o qualsiasi
raffigurazione creata dal pensiero potesse avere vita propria, anche le corone
erano considerate soprannaturali e nutrivano il re in modo che esso potesse
condividerne il favoloso potere.
A significato del loro potere su tutta la
terra d'Egitto, i re, come signori delle "Due Terre", indossavano la
doppia corona denominata pa-sekhemty (la potente) ed era una combinazione della
corona bianca dell'Alto Egitto (hedjet) e della corona rossa del Basso Egitto (deshret).
A loro volta queste corone rappresentavano l'incarnazione delle divinità che
proteggevano la regalità : Nekhbet per l'Alto Egitto e Wadjet per il Basso
Egitto.
|
Corona Rossa simbolo del Basso Egitto ( Deshret ) |
|
Corona Bianca simbolo dell'Alto Egitto ( Hedjet ) |
|
Doppia Corona ( Pa-sekhemty ) simbolo dei Due Regni Unificati, formata dalla
fusione delle due Corone Bianca e Rossa. |
All'incirca dall'epoca di Snefru, sovrano della IV Dinastia, veniva portata la
corona dalle doppie piume e consisteva in due alte piume di struzzo.
|
La
Corona di Amon sormontata da due alte piume. |
Più tardi, a partire dalla XVIII Dinastia, il sovrano adottò la corona blu
chiamata Khepresh.
|
Il Khepresh, una specie di casco blu
con piccole decorazioni circolari e impropriamente definito come il casco
da battaglia del faraone. |
La corona portata principalmente da Osiride e chiamata Atef era una combinazione
della corona dalle doppie piume e della corona bianca dell'Alto Egitto con
l'aggiunta di un disco solare posto all'apice e che sostituiva l'apice bulboso.
|
La
Corona Atef, una corona bianca tagliata in cima con un piccolo
simbolo solare e affiancata da due piume di struzzo. |
Gli egizi, che tendevano la sincretismo, videro le corone come l'occhio del dio
sole, ma anche come l'uraeus e come fiamma protettrice del re. Sotto le corone
il re portava un tessuto particolare, il nemes.
Una delle cose che più colpiscono il
pubblico che guardi le immagini degli dei egizi sono le singolari corone e
copricapi che spesso li contraddistinguono; tuttavia non sempre l'osservazione
del copricapo assicura l'identità della divinità; ciò perché, a causa dei
fenomeni di sincretismo cui si è accennato sopra, più divinità possono
fondersi in una sola e dunque avere attributi intercambiabili; in questo caso
solo le iscrizioni possono illuminarci; talvolta si hanno entrambe le
informazioni, dato che il "copricapo" della divinità è un segno
geroglifico o il simbolo stesso della divinità.
Vediamo brevemente una piccola galleria di
dei, a titolo di esempio (come si noterà, alcune divinità hanno attributi
comuni - corna di vacca, disco solare, piuma di struzzo -, che si riferiscono a
sincretismi o a caratteristiche comuni e intercambiabili) :
§
Amentet
( personificazione dell'ovest ) : il geroglifico dell'ovest : uno stendardo
accorciato con piuma e uccello.
§
Amon
: corona con due alte piume.
§
Anuket
: corona con piume.
§
Atum
: corona doppia.
§
Gheb :
corona combinata con quella del Basso Egitto e l'Atef; talvolta un'oca.
§
Ha :
il segno geroglifico per "deserto", ossia la stilizzazione di una zona
collinosa.
§
Hathor :
corna di vacca con disco solare.
§
Heh :
una fronda di palma.
§
Hemsut :
lo scudo con due frecce incrociate.
§
Horo :
doppia corona o doppia corona di piume.
§
Iabet (
personificazione dell'Est ) : il segno dell'est, ossia una lancia ornata come
stendardo.
§
Iside :
corna di vacca e disco solare, o copricapo a forma di avvoltoio, o il segno
geroglifico per "trono" ( che indica il nome di Iside ).
§
Khonsu
: il disco e la falce lunare.
§
Maet :
la piuma di struzzo.
§
Meskhent :
una spiga di erba o grano tagliata e arrotolata.
§
Min :
corona di doppie piume con un nastro che pende sino in basso sulle spalle.
§
Mut :
copricapo a forma di avvoltoio; spesso sormontato dalla corona doppia.
§
Nekhbet :
il copricapo con avvoltoio della corona del Basso Egitto.
§
Neit :
scudo con due frecce, o una faretra, e la corona del Basso Egitto.
§
Neftis :
un recinto rettangolare visto in pianta e sormontato da un canestro intrecciato
( il segno geroglifico di "Signora della Casa").
§
Nut :
un vaso arrotondato.
§
Osiride
: corona atef.
§
Ptah : una
calotta liscia.
§
Sciu
: una piuma di struzzo.
Fra i più antichi simboli di potere regale e divino, gli scettri egizi furono
diversi; esponiamo brevemente di seguito una lista dei principali :
|
Hekat: è lo scettro a uncino che assomiglia all'odierno pastorale
vescovile. Era portato da re e alti ufficiali. Il più antico, alto quasi
quanto un uomo, era un tempo il bastone dei pastori e anche più tardi lo
si trova come attributo del dio pastore Andjeti. Da questa forma
originaria derivò quella più recente dello scettro più corto e più
ricurvo. Nella scrittura il geroglifico dell''eka significa
"governare". Nel Medio Regno il bastone veniva posto nei fregi
dei sarcofagi come simbolo di Osiride. |
|
Nekhekh: è il flagello. |
|
Was:
si tratta di un lungo scettro la cui parte posteriore ha la forma di
animale mitico. |
|
Aba:
si tratta di uno scettro a forma di paletta. |
|
Wadj: è lo scettro ad estremità floreale che rappresenta il papiro e
ne ha le sue caratteristiche e i suoi significati. |
Khu: è lo scettro a forma di piuma.
Aut:
scettro semplice con la forma di bastone ricurvo a un'estremità.
Torna agli EGIZIANI