USI E COSTUMI
Attraverso le scene affrescate sulle pareti delle
tombe, si é potuto ricostruire le abitudini alimentari degli antichi Egizi.
Sulla tavola sia del ricco che del povero non mancavano i cereali e il pane era
modellato in forme diverse. Le zuppe di verdure erano il piatto ricorrente,
arricchite con gallette di pane. Per completare il menu, dolci a base di
mandorle e frutti tropicali come il mango e l'avocado. Il clima caldo creava
qualche problema per la conservazione della carne che veniva riservata alle
grandi occasioni.
Il pesce era molto gradito ed era disponibile in
abbondanza. Era presente anche presso le case più modeste, conservato in
salamoia. Nelle case più ricche i servizi da tavola erano di materiale
pregiato, come l'alabastro. Il cibo veniva portato alla bocca con le mani (senza
l'utilizzo di posate), che venivano deterse in appositi catini pieni d'acqua.
Eleganti ancelle servivano alle mense dei ricchi. Nell'antico Egitto venivano
consumate bevande alcoliche come la birra ed il vino, ma anche superalcolici
ricavati dalla lavorazione del dattero.
Solo in occasioni particolari veniva consumata carne di
bovini, ovini, gazzelle, antilopi, orici, bufali e iene. La tavola era talvolta
arricchita anche da oche e volatili in genere. Più comunemente venivano
consumati porri, cetrioli, meloni, cocomeri, aglio, cipolle, fichi, uva, datteri
e melograni. Come dolcificante era usato il miele, mentre come bevanda comune
l'acqua. Birra e vino erano consumati in poche occasioni. Gli Egizi, in quelle
rare bevute, erano soliti ubriacarsi.
Bevande - La più diffusa era la birra
fatta con orzo o frumento e datteri. Era ottenuta dalla fermentazione dei cicchi
d'orzo immersi nell'acqua resa dolce dai datteri. Molto diffusi anche il vino
(in occasione dei pranzi nobili), che i Greci dicevano fosse più dolce del
miele, il shedeh (una specie di granatina) e il pa-ur (un tipo di liquore).
Acqua, latte di capra, pecora e mucca erano le bevande più utilizzate nei pasti
comuni.
Pani - Ne esistevano molti che
differenziavano tra loro per il tipo di farina, la forma, la cottura e gli
ingredienti (miele, latte, frutta, uova, grasso, burro). La farina veniva
ricavata da tre cereali: orzo, farro e frumento. Nel Nuovo Regno si contavano 40
tipi diversi di pani e dolci.
Armamenti
Fino dal Predinastico le
armi tipiche del soldato egizio erano l'arco, le mazze, il bastone da lancio, il
pugnale la lancia, l'ascia, la fionda e dei semplici scudi per unica difesa. Per
tutto il resto il guerriero indossava un semplice perizoma e andava scalzo.
Fondamentalmente questo era l'armamento in uso fino alla fine del Medio Regno;
in quest'epoca, sotto la XII Dinastia, si sostituisce il rame con il bronzo, ma
per il resto ancora nella guerra contro gli Hyksos l'armamento rimase uguale.
Archi e Frecce - L'arco
egiziano era a curva semplice mentre quello egiziano era a doppia curvatura e
sono le armi più antiche come è stato dimostrato dai ritrovamenti nei siti
neolitici dove sono state rinvenute delle punte di freccia in pietra di
finissima fattura. Punte lanceolate, triangolari, peduncolari o no, vennero pian
piano sostituite dalle piccolissime punte semilunate o rettilinee che
presentavano una superficie d'urto molto tagliente ma non appuntita.
L'arco, simbolo per
eccellenza del guerriero, non era un'arma solo egiziana o nubiana, ma comune a
tutti i popoli antichi, e memoria di ciò è serbata nell'immagine dei
"Nove Archi", che simboleggia i nemici dell'Egitto.
Mazza - La
mazza poteva essere discoidale o a forma di pera. Quest'ultima, dopo
l'unificazione del paese con la vittoria del Sud, diventerà uno dei simboli del
faraone.
Bastoni da Lancio
- L'unica cosa che gli accumuna ai boomerang è il fatto che si
tratta esclusivamente di armi da getto e mai concepite per tornare indietro
quando mancavano il colpo. Essi erano di vari tipi, cambiando il tipo di legno
lunghezza e curvatura. Furono usati anche in guerra come armi ma prevalentemente
rimasero in uso in tempi di pace per la caccia agli uccelli nelle paludi.
Pugnali - Sono presenti sin dal Predinastico ed
hanno delle lame litiche ben lavorate che sono in genere incastonate in manici
di legno. Tuttavia non mancano splendidi esemplari dal manico di avorio
finemente scolpito. In un periodo più tardo alcuni pugnali sostituiscono alla
pietra il bronzo.
Daga - La daga corta deriva dal pugnale con elsa a pomo emisferico e
lama larga che si restringe finendo in una punta affilata ma arrotondata. Nel
Medio Regno appare il tipo orientale, comune al Levante e all'Egeo, con elsa a
pomo semilunato e lama larga triangolare con punta aguzza.
Ascia - La
parte offensiva è in pietra o in rame battuto incastonata in manici di legno.
Può essere con il manico ricurvo e la lama semicircolare o dal manico
rettilineo e dalla lama in forma simile a quelle odierne.
Giavellotti - Di forma semplice avevano le punte
in pietra o in bronzo.
Scudi - Unica
misura di difesa dei guerrieri egiziani appaiono anch'essi durante il periodo
Predinastico: di tipo rettangolare di legno o cuoio con il lato superiore
incurvato ad arco acuto o arrotondato.
La società egiziana amava molto i passatempi e quindi
i giochi. Sono state ritrovate delle pedine bianche e nere, simili ai moderni
scacchi, e delle scacchiere rettangolari divise in 30 o 33 caselle (il senet),
oppure circolari raffiguranti un serpente arrotolato con la testa nel centro ed
il corpo diviso in segmenti (il gioco del serpente).
Ognuno
di loro era in possesso di 7 pedine (o 5 a partire daal 1600-1500 a.C.) di
colore bianco o nero. Lo scopo era quello di completare le 30 caselle (in
egiziano "peru") del percorso (10 caselle per 3 file) in maniera
sequenziale, cioè dalla 1 alla 10, dalla 11 alla 20 ed infine dalla 21 alla 30.
All'inizio del gioco, le pedine venivano disposte in modo alternato dalla
casella 1 alla 10. Per muovere le pedine, i giocatori erano in possesso di 4
tessere con una faccia bianca ed una nera.
La
combinazione delle tessere dava il risultato della mossa:
1 bianco + 3 nere = 1 punto;
2 bianchi + 2 nere = 2 punti;
3 bianchi + 1 nero = 4 punti;
4 neri = 6 punti.
In alternativa venivano più comunemente utilizzati dei bastoncini al posto
delle tessere.
Le pedine
venivano spostate in avanti o indietro a seconda del risultato ottenuto. Quando
tutte le pedine del medesimo colore venivano a trovarsi nell'ultima fila
potevano terminare, una alla volta, il percorso. Il vincitore era colui che
riusciva a completare le 30 caselle della "scacchiera" con tutte le 5
pedine. Il gioco era però reso più difficile da alcune regole:
a)
se una pedina capitava su una casella già occupata doveva retrocedere alla
prima posizione libera;
b)
se due o tre pedine dello stesso colore si trovavano in fila non potevano essere
scavalcate da quelle dell'avversario;
c)
se una pedina capitava nella casella 27 contrassegnata dal geroglifico
"casa dell'acqua", essa retrocedeva sino alla casella 1 o sulla
successiva casella disponibile.
Occorre
precisare che in nessuna tomba e su nessun papiro sono mai state rinvenute le
vere regole del gioco. Molti studiosi, come Kendall e Bell, si sono applicati
per dare al gioco le regole più plausibili. Quelle descritte sono frutto di
studi che si basano su ragionamenti logici che però, come detto, non hanno mai
trovato riscontro storico.
Il
gioco del serpente risale ad un epoca addirittura precedente la I
dinastia. Si tratta di un gioco di probabile carattere religioso che si svolgeva
su una tavola di forma circolare del diametro di circa 30cm che riproduceva le
spire concentriche di un serpente avvolto su se stesso con le squame a
rappresentare le caselle. Sulle regole di questo gioco si sono solo formulate
alcune ipotesi poichè le regole originali sono andate completamente perdute.
Tra
gli altri passatempi vi sono il puzzle, il boomerang (di cui in Egitto è stato
trovato il primo esemplare), i dadi (identici a quelli moderni e costituiti
anche da più di sei facce), gli specchi, le bambole e degli aerei giocattolo! A
proposito di questi ultimi, un esemplare è stato ritrovato all'interno delle
piramide a gradoni di Zoser edificata intorno al 2800 a.C. Alcuni studiosi
tedeschi hanno provato a realizzare un aereo in scala e a farlo volare. Il
risultato è che l'aereo vola perfettamente...
Le donne amavano danzare ed ascoltare musica, mentre gli uomini preferivano gli
esercizi di destrezza o di forza e gli sport come l'equitazione, il canottaggio
e il tiro con l'arco. Riservata al faraone perchè molto costoso era la caccia
nel deserto.
Alcuni
faraoni si fecero organizzare anche spettacoli su misura di cui esistono
testimonianze o documenti. Snefru sconfiggeva la malinconia guardando le
provocanti contorsioni di donne vestite solo di tessuto di rete. Cheope sembra
abbia convocato una sorta di mago di nome Djedi di cui si diceva fosse in grado
di riattaccare le teste. L'intento di Cheope era quello di far tagliare alcune
teste umane per poi ammirare le capacità miracolose di Djedi.
Il calendario egizio era composto da 360 giorni e 5 di
festa (detti epagomeni) divisi in 3 stagioni chiamate akhet (piena), peret
(semina) e shemu (raccolto). Ciascuna stagione era composta da 4 mesi di 30
giorni. Ogni mese era formato da 3 settimane di 10 giorni per un totale di 30
giorni.
Il calendario egizio ha un errore di circa 6 ore
sull'anno astronomico. Per stabilire quando entrò in vigore il calendario
egizio occorre risalire a quando i due calendari coincidono. In quel determinato
momento Sirio sorge nella stessa posizione del sole. Ciò avviene ogni 1460
anni. Il fenomeno è stato osservato con certezza nel 139 d.C. La discussione è
nata in base al ritrovamento di una placchetta d'avorio di Ger sulla quale si è
creduto di interpretare il simbolo egiziano di anno, ossia una vacca con tra le
corna un germoglio che è il simbolo della dea Sothis (Sirio).
I calcoli portano a ritenere due date possibili: il
2773 a.C. e il 4323 a.C. Analizzando le due date possibili, bisogna notare come
il 2773 sia troppo recente poichè è noto che già nel regno di Zoser il
calendario era conosciuto, e come il 4773 sia teoricamente troppo remoto
rispetto alla data in cui gli archeologi tendono a far risalire la nascita del
calendario (intorno al 3200 a.C.). L'attuale propensione è quella di ritenere
che durante il regno di Ger fu osservato il fenomeno, ma ciò non comportò la
stesura del calendario solare che venne introdotto più tardi. La data
d'introduzione del calendario rimane, comunque, uno dei tanti misteri
dell'Egitto.
Grazie alla scoperta della città di Herakleion
(avvenuta nel 2000 al largo di Alessandria e sommersa da oltre 1300 anni), si
confermerebbe l'origine egiziana dell'oroscopo. Infatti lo zodiaco, con i suoi
12 segni, fu il risultato della sintesi tra le conoscenze astrologiche degli
Assiri ed il calendario egizio.
Il dio solare Ra, adirato con la propria sposa Nut, le
fece una maledizione che prevedeva l'impossibilità di avere figli durante i 360
giorni dell'anno. Thot, che ebbe pietà di lei, aggiunse al calendario 5 giorni
in modo che ella potesse ugualmente avere i tanto sognati figli.
Ecco quali erano le
prove a cui dovevano sottoporsi i vari sovrani:
L'igiene era tenuta in buona considerazione. Gli
Antichi Egizi erano ottimi medici e conoscevano le cause, e i rimedi, per molte
malattie. Erano percò consapevoli che l'igiene del corpo è importantissima per
evitare il diffondersi delle malattie. Tuttavia nelle case non era quasi mai
prevista una sala da bagno che era considerata un lusso di cui godeva solo il
faraone. La casa per gli Egizi era un luogo dove si potevano fare cose indecenti
senza essere visti; tra queste cose non vi erano i bisogni fisiologici della
persona che, perciò, erano fatti per strada. Se per la classe nobile l'igiene
era molto rigorosa, Erodoto disse che gli Egizi si radevano il corpo ogni 2
giorni e si lavavano 4 volte al giorno, per il popolo ciò non avveniva. Queste
persone, comunque, si lavavano le mani ogni volta prima di mangiare.
Con il caldo clima che caratterizzava il paese
del Nilo, gli abiti non erano molto necessari soprattutto durante il Medio
Regno, periodo in cui il clima era molto più caldo di quello odierno.
L'abbigliamento quindi era molto semplice e per niente elaborato : perizomi per
gli uomini e semplici vesti per le donne.
Durante il Nuovo Regno il
clima si rinfresca e le temperature cominciano ad abbassarsi così iniziano a
fiorire vesti più complesse. Tuttavia rispetto alle semplici vesti sopra citate
le mode che cambiarono vanno riferite sempre a seconda delle varie classi
sociali: gli indumenti erano sempre e comunque prevalentemente di lino anche se
di diverse qualità; la lana non veniva quasi mai utilizzata. In questo periodo
si possono eseguire le varie trasformazioni della moda ; basti pensare che del
semplice perizoma maschile si conoscono almeno una quarantina di varianti.
Il colore era sempre il
bianco: colore naturale della fibra anche se gli egiziani conoscevano la
procedura per la sua colorazione. Anche la pettinatura seguiva la voga del
momento; quella femminile è sempre accurata, spesso con tante piccole trecce
come ancora usano molte donne africane; nella buona società vi fu sempre
un'abbondanza di parrucche che erano destinate tanto agli uomini quanto alle
donne.
Abiti
Maschili
L'indumento maschile più
comune era il perizoma che copriva l'uomo dalla cintola alle ginocchia. Tutti,
anche gli dei sono vestiti con questo semplice indumento per cui anche il
faraone non esce da questo schema. Con il passare del tempo questo semplice
indumento si arricchisce e si complica fino a diventare più lungo, a gonfiarsi
e riempirsi sempre di più di pieghettature, sbuffi e rigonfi. Come già detto
si sono scoperti numerosi modelli di perizoma tutti con caratteristiche diverse:
aperti o chiusi sul davanti, con una specie di grembiule pieghettato oppure con
una punta sporgente. Per le classi più agiate generalmente al perizoma si
aggiunge anche un'ampia camicia ed un mantello.
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Abiti
Femminili
Le donne portavano un
lungo abito molto attillato e stretto sotto il seno. Sopra di questo veniva
utilizzato un manto. Anche le dee vestono alla stessa maniera: esse hanno festi
finissime che ne lasciano intravedere le forme.
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Generalmente l'abito informale era composto da una veste di finissimo
lino che lasciava intravedere il corpo con la sua trasparenza. Il
modello è del Nuovo Regno |
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Principessa del Periodo Ramesside in procinto di mettersi i sandali.
Per il resto porta solo un drappeggio intorno alle anche lasciando
scoperto il seno |
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Dama di corte del Terzo Periodo intermedio raffigurata in un momento di
relax nei suoi appartamenti privati |
Abiti
da Cerimonia
Oltre alle normali vesti
utilizzate per la vita di tutti i giorni c'erano degli abiti legati al ruolo
sociale delle persone : per esempio alcuni sacerdoti portano una particolare
sciarpa durante le cerimonie oppure si vestono con una pelle di leopardo.
Le Calzature
Gli uomini e le donne, anche portando le vesti più
sontuose, andavano a piedi nudi. Durante il Nuovo Regno diventarono più comuni
anche se era proibito portarli di fronte ad un superiore. Nelle tombe di ricchi
e poveri sono stati trovati semplici sandali con suole di cuoio o di papiro in
perfette condizioni. In alcune rappresentazioni si possono osservare scene in
cui accompagnatori, lavatori di piedi, che portano in mano i sandali dei loro
signori.
Frutto
della cultura di antichi contadini e allevatori, la mentalità egizia non poteva
guardare al sesso che come al più naturale degli atti, e come al più potente
simbolo di fecondità. La loro religione politeista intrisa di naturalismo dava
all'atto sessuale il valore che esso ha nella natura, con il giusto equilibrio
di amore, procreazione e piacere; non esistevano dunque i veti di culture
posteriori, e quest'assenza diede del sesso una visione più sana, senza la
morbosità dei Greci e dei Romani o anche della cultura moderna.
Un
tale simbolo di fecondità creativa occupò un posto importante nella religione,
a partire da Osiride, simbolo della vegetazione e della fecondità della terra,
che ancora nei Bassi Tempi è rappresentato disteso e mummiforme, mentre dalle
bende sorge il fallo, simbolo dell'energia vitale che sconfigge la morte.
Ben
noto è il dio Min, caratterizzato dal fallo eretto, simbolo di fecondità
assoluta, ossia della divinità, dell'uomo e della terra; la stessa simbologia
passò ad Amon-Min con il sincretismo delle due figure. Ad un livello più umano
troviamo di fronte all'immagine di Hathor, a Deir el Bahari, degli
ex-voto in forma di modelli di falli in legno e pietra, con cui si voleva
pregare la dea di concedere dei figli.
Delle
rappresentazioni di unione sessuale si trovano nelle theogamie, ma in questi
casi il rapporto fra donna e dio era simbolizzato dalle loro mani allacciate,
mentre il dio avvicinava alle narici della donna il simbolo ankh (vita).
Nei geroglifici l'immagine del fallo era usata nel segno biconsonatico "mt"
e in molte parole come "seme", "progenitura",
"gloria", "concubina". La vulva era rappresentata solo nei
simboli geroglifici per "donna".
Sovente
delle dee dell'amore, come Quadesh, o della divina procreazione, come Nut
(il cielo che al mattino partoriva il sole) erano rappresentate nude, e il
triangolo pubico è trattato con estrema semplicità e purezza, non essendo nè
oggetto di particolare rilievo nè di censura.
Nelle
pitture egizie la nudità dei giovani appare in tutta la sua semplice purezza;
le serve, giovani adolescenti, sono in genere vestite di una semplice centurina
che cinge i fianchi come motivo ornamentale, e questo non era che la più
semplice normalità. Altro caso è quello di un papiro erotico, conservato al
Museo Egizio di Torino, chen però è di carattere satirico e non ufficiale; si
tratta in effetti di un documento non ufficiale e satirico-erotico in cui le
scene sono di gusto goliardico-lupanaresco.
Tutto
quello che è rimasto dell'edilizia egiana consente oggi agli archeologi delle
osservazioni molto interessanti. All'esterno della valle del Nilo sono venuti
alla luce numerosi insediamenti che ci possono dare una chiara idea
dell'urbanesimo sviluppato durante i secoli mentre lungo il Nilo l'elevato tasso
di umidità ne ha impedito la conservazione nel tempo.
Dalle
varie scoperte si è potuto constatare che le abitazioni variavano nelle
dimensioni secondo la crescita della popolazione e della classe sociale a cui il
proprietario apparteneva. Per esempio la casa tipo di un funzionario era a più
piani: il piano terra era destinato alle attività commerciali, il primo piano
veniva utilizzato per il ricevimento degli ospiti mentre il secondo piano era
occupato dalle camere da letto ed ai vari alloggi. Generalmente nei piani alti
si trovavano le stanze della servitù.
Durante
gli scavi a Tel el Amarna sono state portate alla luce varie case
amministrative che hanno evidenziato l'esistenza di una vasta area abitativa.
Queste case erano caratterizzate da un vasto cortile d'accesso rettangolare a
volte occupato anche da una piscina popolata da pesci e da piante acquatiche
galleggianti. I muri interni delle abitazioni venivano spesso decorate da
affreschi. Al contrario a Deir el Medina le case dei costruttori di tombe era
molto semplici e realizzate esclusivamente in mattoni crudi. Le stanze erano
molto semplici e di modeste dimensioni. In generale l'arredamento della casa
egiziana era molto essenziale : panche, stuoie e letti in vimini con poggiatesta
ma solo per i più ricchi. Nelle ore buie per illuminare l'abitazione venivano
utilizzate ciotole di ceramica riempite di olio su cui galleggiava uno stoppino
in fibra vegetale.
Arredamento
L'arredo, sempre essenziale e mai ingombrante era composto principalmente da
vari tipi di sgabelli decorati e da poltrone traforate, con schienale e
braccioli decorati in legno oppure ricoperti di metallo lavorato e incrostazioni
di pietre pregiate.
La
tavola e le varie mensole erano anch'esse di dimensioni molto ridotte anche se
numerose e presenti in ogni angolo dell'abitazione. Il vasellame era composto da
svariate forme e materiali : dalla pietra come l'alabastro fino ai metalli
preziosi alla semplie argilla. Nelle varie camere private, oltre al letto ed
agli armadi, si trovavano numerosi cofanetti e utensili che venivano usati per
la toeletta personale.
Va
qui ribadito che la maggioranza della popolazione egiziana era composta
soprattutto da contadini che seguivano, come in qualsiasi altro posto del mondo,
i ritmi della giornata. Per questo, andando a dormire subito poco dopo il
tramonto, avevano quindi un uso molto limitato dell'illuminazione. Nei casi più
semplici l'illuminazione veniva fornita da lampade ad olio di cui sono stati
ritrovati diversi esemplari. Si sa che l'illuminazione dei palazzi era molto più
sviluppata e affidata, oltre che alla semplici lampade ad olio, anche a candele
e torce. Tuttavia si suppone che anche a palazzo si preferiva non oltrepassare
di molto l'orario del tramonto.
Le pitture più belle
che conosciamo si trovano nelle camere funerarie delle tombe appartenenti Nuovo
Regno; se non sono state strappate e trasportate nei musei, è possibile
osservarle grazie al raggio di sole che la guida proietta sulle pareti
manovrando uno specchio. Questo sistema viene utilizzato per non rovinare le
pitture e le tombe con impianti di illuminazione elettrica che, facendo
aumentare la temperatura interna, provocherebbero notevoli danni ai dipinti.
Oltre a questo è anche un ottimo sistema per affascinare i turisti.
Ci
si è chiesti spesso come fossero illuminate le tombe durante i lavori
considerando anche che queste, a volte, erano molto profonde. Non di certo
venivano utilizzate delle fiamme normali in quanto nelle tombe e sulle pitture
non sono state trovate tracce di fumo. La risposta è stata fornita da Jaroslav
Cerny che, dopo varie ricerche ed esperimenti, ha scoperto che le tombe furono
scavate e dipinte alla luce delle candele di grasso mescolato con natron,
candele che non fanno fumo.
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