La Storia
Una fonte storica greca assai autorevole, Strabone, ricorda come gli Etruschi, estendendo il loro dominio anche in Campania sino all'Agro Picentino, nel Salernitano, vi fondassero ben dodici città, replicando il modello della dodecapoli già conosciuto nell'Etruria propriamente detta. Fra tutte (Nola, Nocera, Ercolano, Pompei, Sorrento, Marcina, Velcha, Velsu, Irnthi, Uri, Hyria) Capua avrebbe rivestito un ruolo di particolare rilievo. La nascita di Capua antica (neoetr. Capua e forse, in origine, Velthurna) come fondazione etrusca nella seconda metà del IX secolo a.C. trova riscontro proprio nei corredi funerari dalle sue necropoli di orizzonte villanoviano, a conferma della notizia tradita da Velleio Patercolo. Lo storico, assai informato fors'anche in virtù del suo vincolo parentelare con la famiglia capuana dei Magii, collocava infatti la fondazione di Capua in una data anteriore a quella leggendaria di Roma nel 753 a.C., ricusando un altro autorevole parere, quello di Catone, che infondatamente la ribassava di tre secoli (471 a.C.). Oltre che alle preesistenti popolazioni locali, nell'occupazione della Campania gli Etruschi si andavano dunque affiancando ai Greci, i quali si erano precocemente stanziati sull'isola di Ischia e in seguito sulla terraferma a Cuma intorno alla metà dell'VIII secolo a.C. In epoca orientalizzante e arcaica (VII-VI secolo a.C.), proprio allorquando Capua doveva rappresentare la più importante città della dodecapoli etrusca, la sua fioritura toccò una fase apogeica sul piano culturale ed economico, anche grazie ai precoci contatti con il mondo greco, irraggiando la propria influenza anche sui centri circumvicini.
Anfiteatro
Una
stagione prospera riguardava, concomitantemente, anche i principali centri dell'Etruria
propria, che aveva ormai conferito saldezza e continuità ai suoi contatti
commerciali con gli interlocutori del l'Egeo, della costa e dell'entroterra
micrasiatico. Ne può essere sottaciuto che l'elemento etrusco, già incorporato
nel tessuto sociale della città della quale occupava una zona residenziale
perciò detta vicus Tuscus, improntò politicamente la storia della
stessa Roma con la dinastia dei Tarquinii, con l'ultimo dei quali, Tarquinio il
Superbo, si concluderà la fase monarchica della città inaugurando quella
repubblicana. Al suo predecessore Tarquinio Prisco (616-578 a.C.) si deve, fra
l'altro, la costruzione della cinta muraria di Roma (murus lapideus), poi
completata sotto Servio Tullio.
La
convivenza con i Greci si protrarrà sino al VI secolo quando, nel 504 a.C.,
Greci e Latini alleatisi fra loro sconfiggeranno gli Etruschi nella battaglia di
Ariccia, mentre trent'anni dopo, nel 474 a.C., una nuova vittoria dei Greci
nella battaglia navale allargo di Cuma sanciva una definitiva incrinatura nei
collegamenti fra l'Etruria campana e l'Etruria propria, sia via terra che via
mare. L'occupazione di Capua da parte delle popolazioni di lingua e cultura
sannitiche nel 423 a.C., come ricorda anche lo storico Tito Livio, segnò il
definitivo tramonto dell'egemonia etrusca in Campania. Alla fase sannitica si
lega la florida fioritura di due santuari extraurbani assai celebri in antico,
quello di Diana Tifatina, alle pendici del Monte Tifata e quello, ancora senza
nome, rinvenuto nel cosiddetto Fondo Patturelli, la cui documentazione più
celebre è rappresentata da una cospicua messe di opere scultoree e fittili, fra
le quali devono essere ricordate le "Madri capuane".
Infine nel
338 a.C. Roma concesse la civitas sine suffragio, ovvero la cittadinanza
senza l'esercizio del diritto di voto. Circa vent'anni dopo la resa definitiva a
Roma coincise approssimativamente con la costruzione della via Appia, che stabilì
un saldo collegamento viario tra il centro campano e l'Urbe. Sul finire del III
secolo a.C. il diritto alla cittadinanza fu tuttavia revocato in seguito alla
sconfitta di Annibale nel corso delle guerre puniche, il territorio confiscato
divenendo ager publicus, e la città sottoposta all'autorità di un
prefetto.
Monte
Tifata (veduta da Capua) |
La deduzione nel 59 a.C. di una colonia di veterani di Cesare, che secondo le leggi agrarie distribuì a ventimila coloni l'ager Campanus, l'esteso territorio che la città possedeva dalle pendici del monte Massico giungeva a comprendere l'ager Falernus, sancì irrevocabilmente la sua appartenenza al novero dei possedimenti di Roma. |
Solo
vent'anni prima, dal bellissimo anfiteatro di cui ancora è possibile ammirare
l'imponente struttura, aveva preso le mosse la rivolta di Spartaco, poi annegata
nel sangue. L'importanza notevole e la fama di Capua sopravviveranno tuttavia
agli esiti infausti di queste vicende storiche, tanto che lo storico Livio in
epoca imperiale ebbe a definirla la più grande e opulenta città dell'Italia
antica e ancora nel I secolo a.C. Cicerone non esitò a definirla altera
Roma, proprio per sottolineare come la magnificenza della città fosse
paragonabile a quella dell'Urbe laziale.
Nell'856
d.C. l'antica Capua, oggi Santa Maria Capua Vetere, distrutta dalle orde
saracene nell'841, fu sostituita da Capua Nova, sul Volturno, già Casilinum
ricordata anche da Tito Livio, collegata mediante un ponte alla via
consolare Appia che congiungeva Roma a Brindisi. Un nuovo museo archeologico
(Museo Archeologico dell'antica Capua), allestito in un'ala dell'ex Incremento
Ippico borbonico di Santa Maria Capua Vetere, si è venuto in tempi recenti affiancando allo storico Museo Provinciale Campano di
Capua (la medievale Casilinum), storica istituzione nella quale
confluirono a partire dal 1874 i materiali archeologici di Capua preromana,
romana e medievale della Terra di Lavoro.
Torna a