MATER MATUTA

Provenienza: Chianciano (Siena). Venne scoperta probabilmente nel 1846 o nel 1847 da Luigi Dei in un terreno a 1 krn. a sud di Chianciano, in località 'La Pedata'.

 

Stato di conservazione: lacunoso, con numerose reintegrazioni.

 

Datazione: 450-440 a.C

 

La statua-cinerario aveva subìto un primo restauro ad opera di restauratori chiusini dell'800, i quali, seguendo il gusto e la moda dell'epoca, avevano integrato le parti mancanti con tasselli, scolpiti nella stessa 'pietra fètida' della scultura (pietra arenaria a grana finissima, tipica delle cave esistenti nelle vicinanze di Chiusi), tenuti insieme da un impasto di polvere di pietra fètida e di gomma collosa di natura organica, in modo da ottenere l'effetto di integrità. 

A causa dei danni rilevanti arrecati alla Mater Matuta dall'alluvione del 1966, fu necessario un nuovo intervento di restauro, effettuato con tecnica perfezionata e rigore scientifico, che ha pennesso di discernere le parti autentiche del monumento dai posticci del restauro ottocentesco ( eliminati, quindi, nella nuova ricostruzione).

Il cinerario è in fonna di statua femminile, che regge sul grembo un bambino, avvolto in un panno. La figura è seduta su un trono, di fonna cubica, con i braccioli pieni a fonna di finge accosciata con le ali aperte. La testa, mobile, fungeva da coperchio; ugualmente mobili sono i piedi. Il corpo, che fa un tutt'uno con il tronco, fu probabilmene ricavato da un unico blocco di pietra. Nell'interno della statua, secondo Milani, furono rinvenuti l'oinochòe plastica a testa femminile e lo spillo d'oro con decorazione granulare, conservati nella vetrina adiacente.

 La statua-cinerario di Chianciano, variamente identificata con una divinità (Bona Dea; Tujltha, la dea degli Etruschi protettrice dei morti, Proserpina; o Mater Matuta) con tutta probabilità rappresenta una defunta con il suo bambino. Dal punto di vista stilistico si nota una tale discrepanza tra l'esecuzione della testa e quella del corpo (fenomeno, questo, tuttavia frequentissimo nell'arte etrusca, che si rinnova, anche in epoca posteriore, nelle figure dei defunti sui coperchi delle urne), da far pensare che siano stati prodotti in botteghe diverse. Il corpo, massiccio, si stacca appena dal blocco cubico del trono; il panneggio del chitone e del himàtion è reso con vivo plasticismo e senso volumetrico nelle ampie e pesanti pieghe accentuate soprattutto sulle gambe. Molto bella è la testa, con capelli spartiti sulla fronte, trattenuti da una tenia e ricadenti sulle tempie in bande ondulate; volto ovale con grandi occhi a mandorla, sottolineati da palpebre pesanti; naso diritto; bocca con labbra carnose, leggermente aggettanti, che ne accentuano l'espressione serena e pensosa, che riflette una eco della grande arte greca del V sec. a.C. La datazione è stata molto discussa, oscillando tra la metà del V ed il IV sec a.C. Gli oggetti del corredo (la oinochòe a testa femminile, datata dal Beazley a1470-450 a.C. e lo spillo d'oro granulato, datato nel 2° venticinquennio del V sec.a.C.) ed i dati iconografici sembrano confermare la datazione della Mater Matuta al 450-440 a.C. Per il suo uso come cinerario, la Mater Matuta si collega ai canopi chiusini.

Il canopo (o più propriamente "ossuario antropòide") non è che un 'urna cineraria con copertura a testa umana, tipica e caratteristica della regione chiusina. A sua volta, il canopo si riallaccia ad una lunga tradizione, che sorge nella civiltà villanoviana. Infatti, la copertura ad elmo di alcuni ossuari villanoviani (generalmente coperti da ciotola-coperchio monoansata) non è che un principio di antropomorfizzazione, che troverà il suo pieno sviluppo proprio nell'ossuario antropoide chiusino. Cronologicamente, i canopi vanno dalla metà del VII al principio dell'età ellenistica (IV sec.a.C.). I canopi, come le statue-cinerario, hanno una testa mobile, che chiude il vaso contenente le ceneri; anche essi sono posti su di un sedile di trono, spesso in terracotta, talora in lamina bronzea, più modesto dei troni delle statue-cinerario, ma indicante una chiara intenzione di onorare il ricordo del defunto. Sia i canopi che le statue-cinerario sono peculiari dell'ambiente chiusino e attestano la continuità coerente e costante di una cultura artistica che può aver determinato il fiorire in Chiusi di una scuola scultorea di notevole importanza. Ciò è dovuto prevalentemente al tipo di fiorente economia agraria, che Chiusi sviluppa in modo particolare, ma che si ritrova anche in altre città dell'Etruria interna (a differenza di quanto troviamo nei centri dell'Etruria costiera, la cui florida economia commerciale e marittima subisce un arresto ed una conversione da mercantile ad agraria soltanto dopo la sconfitta etrusca a Cuffia del 474 a.C. e la conseguente perdita del dominio sul mare).

 

Torna agli Etruschi