La
fondazione di Pompei allo sbocco marittimo della valle del Sarno, sul finire del
VII secolo a.C. o al principio del secolo successivo, segnò il destino stesso
di questo piccolo centro che fu osco, poi etrusco, sannita e infine romano, sino
alla famosa eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. La strategica ubicazione non
lontano dal mare e dall'estuario del fiume omonimo, tra la valle del Sarno e le
vie di percorrenza che da Nola e Nocera ne rendevano possibile l'accesso,
rappresentarono fattori determinanti per il suo sviluppo culturale e
commerciale. Priva di una vera e propria insenatura portuale, molto
probabilmente sfruttò a tale scopo la foce stessa del fiume, tanto che la città
fu egualmente considerata dalle fonti storiche (Strabone, Geografia, 5,
27) come epineion, ossia scalo marittimo, di Nola, Nocera e Acerra.
Tuttavia
per Pompei, al pari di altri centri della Campania antica, la questione che
maggiormente sollecitò gli studiosi alla riflessione storica fu quella inerente
alle origini della città, sulla quale numerosi archeologi avevano sin dagli
anni Cinquanta proficuamente dibattuto. L'origine etrusca fondava i propri
argomenti sulla presenza di un piano regolatore ritualmente applicato, di
abitazioni domestiche simile nella struttura a quelle di Marzabotto dotate di
atrio cosiddetto "tuscanico", della colonna etrusca inglobata in una
casa della Regio VI, individuata da Amedeo Maiuri. Per contro, la
presenza di un tempio in stile dorico nella zona del cosiddetto Foro Triangolare
della città deponeva a favore dell'origine greca. Le indagini in seguito
condotte alla cinta muraria alle soglie degli anni Trenta permisero di
riconoscere, nei pressi di Porta Ercolano e di Porta Vesuvio, lunghi tratti di
mura del periodo sannitico, mentre alcuni segmenti edificati in tecnica diversa,
datate dallo studioso alla metà del V secolo circa, confortavano almeno
l'ipotesi dell'influenza greca.
Tempio
di Apollo
I saggi di scavo compiuti presso il Tempio di Apollo permisero di recuperare una serie di frammenti di ceramica di bucchero inscritti, assicurando così che a Pompei già dal VI secolo a.C. vivevano individui che parlavano etrusco i quali frequentavano il tempio cittadino. Le esplorazioni effettuate fra gli anni Trenta e gli anni Cinquanta anticiparono le indagini condotte su larga scala in altri centri della Campania preromana, anche nel comprensorio sarnese, le quali donarono consistenza all' ipotesi dell'espansione etrusca in questa regione riflettendosi anche sulle interpretazioni relative alla genesi di Pompei. La distribuzione di questi insediamenti sembrava da porsi in chiaro rapporto con l'esistenza delle colonie greche con la loro enclave culturale e commerciale, che molto probabilmente i centri etruschi, in accordo con le popolazioni indigene, potevano contribuire a contenere a sud del Golfo di Napoli. Al volgere degli anni Settanta ulteriori scavi vennero avviati proprio nella Regio VI, piuttosto lontana dal Foro Triangolare con i suoi presupposti di grecità, elevata circa una quarantina di metri sul livello del mare, pienamente implicata nella questione etrusca in ragione dell'esistenza della "casa etrusca".
Ne emerse che in epoca arcaica (fine VII-fine VI secolo a.C.) in quest'area della città doveva essere stata impiantata una faggeta, dato suggerito dalla notevolissima occorrenza di frammenti lignei di grandi dimensioni. Quanto alla colonna etrusca, segnalata nel 1901 e curiosamente murata nella parete di una abitazione peraltro piuttosto modesta, le indagini dell'Università di Milano stabilirono che essa non poteva essere posteriore alla metà del V secolo a.C. E quindi largamente veri simile che una presenza etrusca a Pompei sia da ipotizzare già in orizzonti abbastanza antichi, mentre ad epoca storica sembra doversi riferire una stanzialità etrusca in termini di maggiore organizzazione, proprio in concomitanza con l'espansione greca lungo le coste campane. E’ dunque possibile che già al volgere del VII secolo a.C. gli Etruschi avessero inteso rafforzare la loro mobilità commerciale verso il meridione con la creazione di scali marittimi o situati nell'entroterra costiero. Il favore accordato dalle popolazioni indigene, in tale quadro, deve probabilmente leggersi in funzione dell'affermazione di comuni interessi territoriali. Un insediamento etrusco-indigeno doveva pertanto esistere a Pompei almeno in una zona della città, fortificata forse a partire dal principio del VI secolo a.C., con piccole pezzature destinate alle abitazioni vere e proprie e spazi liberi alla coltivazione; fra le mura stesse e la zona occupata dall'abitato gli Etruschi avrebbero coltivato una faggeta (Insula V della Regio VI), proprio laddove sorgeva la colonna la quale era forse da conside- rarsi un elemento votivo. Nella compagine etnica e sociale pompeiana, gli Etruschi, già insediatisi almeno dalla fine del VII secolo a.C. ma la cui presenza ben si avverte nella prima metà del VI secolo a.C. (in quella stessa epoca si collocano i frammenti di bucchero e di ceramica di impasto ritrovati), dovettero presto divenire l'elemento prevalente. Allo stesso momento può riferirsi anche la costruzione delle mura in pappamonte o tufoide tenero.
Terme Stabiane
Su questo più antico anello di mura insistette successivamente un secon- do circuito muraneo in calcare del Sarno. La cronologia restituita dalla prima cortina di blocchi testimonierebbe che già in epoca arcaica una fortificazione proteggeva il tessuto urbano infoltitosi grazie al fenomeno dell'inurbamento dai piccoli centri dell'area sarnese e probabilmente ancora costituito anche da fattorie. Alla prima e alla seconda fortificazione ne succedette una terza - una doppia cortina per la quale si fece ricorso al calcare e al tufo, rispettivamente per il paramento esterno e per quello interno - che il celebre archeologo campano Amedeo Maiuri volle attribuire alla fase sannitica della città (IV secolo a.C.). La cinta muranea della prima metà del VI secolo a.C. doveva per allora racchiudere uno spazio razionalmente suddiviso pari a una sessantina di ettari, dei quali solo l'area destinata a ospitare le future Regiones VII e VIII accolse l'insediamento vero e proprio con i suoi tracciati stradali. All'incrocio di due importanti assi viari venne eretto il tempio di Apollo, che fu di Pompei il santuario più importante.
Pompei andò quindi configurando il proprio profilo di emporio marittimo a cultura mista, nel quale l'elemento etrusco, assai ben organizzato, si insediò al pari delle non lontane NoIa e Nocera, sovrapponendosi all'originaria compagine osca della valle del Sarno che l'abitava sin dall'VIII secolo a.C., nel più ampio prospetto della presenza etrusca in Campania che conservò soprattutto sino alla battaglia di Cuma del 474 a.C. quei caratteri pregnanti che la tradizione letteraria definì con il nome di "talassocrazia".
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