La storia di Scansano
si identifica con la storia della Maremma. I primi insediamenti risalgono all'Età
del Bronzo finale, come testimoniano i ripostigli scoperti lungo la valle dell'Albegna,
tra Montemerano e Scansano. Durante il periodo etrusco sorsero i centri abitati
di Ghiaccio Forte - Pomonte, Monteorgiali e
Murci, delineando così il territorio del
futuro comune dì Scansano.
Gli
scavi eseguiti nella zona dalla Sovraintenza Archeologica della Toscana nel
decennio 1972-81, hanno portato alla luce un antico centro abitato databile tra
il VI e III secolo a.C.; tali scavi sono stati eseguiti dopo la scoperta,
avvenuta nel 1930, di alcune lastre di travertino scolpite con rilievi figurati
e recanti iscrizioni funerarie. Successivamente alla scoperta, gli abitanti del
posto avevano segnalato la presenza reperti come oggetti in ceramica, statuette
di bronzo e persino la presenza di una grossa pietra lavorata con iscrizioni in
lingua etrusca; in mezzo ai campi lavorati sono stati rinvenuti tronchi di
colonne, tegole, resti di olle gigantesche e utensili di varia natura.
Ricercatori clandestini avevano infine individuato il perimetro del centro
urbano, poi scoperto durante gli scavi. Finita l'età Etrusca, la storia di
Scansano si lega, dal 280 a.C., alla storia di Roma, anno in cui l'esercito
romano dilagò in Etruria.
Scansano
– il Castello |
Durante il dominio romano l'agricoltura fu completamente riorganizzata con la formazione di imponenti fattorie che avevano il compito di produrre per un mercato nazionale, aperto agli influssi degli altri paesi mediterranei: resti di queste ville possono ancora essere ammirate a Settefinestre, San Sisto, Civitella e Maliguardo. L'occupazione romana determina una irreversibile e profonda crisi della polis etrusca e prepara l'avvento a una civiltà che fonda le proprie radici sul possesso della terra e nella forza delle armi. |
Così
dalla villa romana si passa ai piccoli agglomerati rurali, che con l'andare del
tempo si stringeranno attorno ai castelli per difendersi dalle incursioni
barbariche e tutelare la propria identità culturale.
Il centro fortificato di Ghiaccioforte, di cui non si conosce il nome antico, fu fondato nel IV secolo a.C. nei pressi del confine nord del territorio di Vulci, in posizione strategica sul versante destro della valle dell'Albegna. Contemporaneamente vennero fondati o potenziati centri preesistenti nello stesso territorio (quali ad esempio Talamone, Saturnia e forse Orbetello). Queste fortezze segnalano una situazione generalizzata di pericolo, avvertita dalle città etrusche meridionali, che avevano perso il controllo del mare e si accingevano a contrastare la conquista romana. L'area, frequentata sporadicamente nell'età del Bronzo Finale, era occupata in precedenza solo da un santuario rurale di età arcaica.
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La distruzione di Ghiaccioforte fu opera dell'esercito romano che nel 280 a.C. conquistò Vulci e ne devastò il territorio. Appena all'interno si ha la percezione della linea delle mura (perimetro 1500 m circa) che correvano lungo il ciglio del pianoro. |
Le mura avevano uno spessore alla base di circa 4 metri ed erano
costruite con uno zoccolo di ciottoli e un elevato di mattoni crudi o argilla
pressata. Costeggiando le mura a destra si raggiunge l'area di scavo più
estesa, in cui è stato riconosciuto un quartiere artigianale di fabbri. A lato
degli edifici sono i resti di un forno fusorio. Proseguendo in avanti e poi
costeggiando le mura verso sinistra si incontrano in sequenza le porte. Si
tratta di costruzioni complesse, con una porta più grave; esterna e una più
grave; interna, soglie e lastricato interno di pietra e sistema di
canalizzazione per lo scolo delle acque. Dovevano essere protette da una
copertura di tegole, trovata, nel corso dello scavo, crollata all'interno
insieme con le tracce dell'incendio appiccato dai conquistatori.
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