Per raggiungere il sito dell'antica città si percorra l'Aurelia Bis in direzione di Monteromano; seguendo i cartelli indicatori si imbocchi, tra i krn 6 e 7, la strada sterrata (strada vicinale degli Impiccati) che si stacca sulla sinistra e che si snoda tra i colli dei sepolcreti villanoviani (a destra Poggio Impiccato e Poggio Selciatello; sulla sinistra Poggio Selciatello di Sopra). Dopo circa due km, ancora sulla sinistra, parte un sentiero che attraversa l'antico abitato per tutta la sua lunghezza. La città etrusca sorgeva su due pianori contigui, ad occidente il Pian di Civita ed ad qriente il Pian della Regina, lambiti a Nord dal Fosso degli Albucci e a Sud dal Fosso S. Savino, ambedue affluenti del Marta. Parte integrante della topografia urbana è anche il colle della Castellina, quasi un cucuzzolo a forma conica a NE del Pian della Regina incluso, come vedremo, nella cinta fortificata e, data la sua preminenza, ipotizzato come acropoli cittadina. Mentre il Pian della Regina si salda ad oriente con il massiccio collinoso dei Poggi delle necropoli dell' età del Ferro, il Pian di Civita si affaccia ad occidente sulla valle del Marta con un alto sperone roccioso. Un piccolo pianoro, la Civitucola, ne continua più in basso la punta.
Nel complesso la topografia urbana, nelle sue diverse fasi cronologiche, è poco conosciuta perche la città è stata fino ad oggi oggetto di scavi saltuari e poco sistematici. E' stato comunque possibile, almeno sul pianoro occidentale, il Pian di Civita, individuare tracce di un impianto urbanistico regolare riferibile probabilmente ad età classica. Delle principali direttrici viarie sembra certa l'esistenza di una strada che tagliava longitudinalmente i due pianori secondo un tracciato coincidente pressappoco con il sentiero moderno.
Dei complessi monumentali portati in luce in epoca passata e oggi non più visibili perche reinterrati, il più notevole è costituito dai resti delle Terme Tulliane di età imperiale, scavate nel secolo scorso e situate sul Pian della Regina, con pavimenti musivi, pareti affrescate e vasche marmoree. Le iscrizioni ivi rinvenute e che testimoniano che l'edificio fu dedicato dal senatore P. Tullio Varrone e terminato dal figlio Dasurnio Tullio Tusco sotto Antonino Pio, sono ora murate nel cortile di Palazzo Bruschi, nella moderna città di Tarquinia.
Tra i resti più imponenti a tuttoggi visibili sono invece i tratti della cinta fortificata, portati in luce tra il 1938 ed il 1946 dall'archeologo Pietro Romanelli. Le mura, databili probabilmente alla fine del V sec. a.C., cingevano per una lunghezza di circa otto krn il Pian di Civita, il Pian della Regina ed il colle della Castellina, delimitando un'area urbana di 135 ha. Realizzate, nei tratti più esposti, con una doppia cortina riempita internamente a terrapieno, sono costruite con filari regolari di blocchi squadrati di calcare e di tufo, la cui faccia rivolta verso l'esterno è talvolta lavorata a bugnato. Spesso sono ancora evidenti, incisi, i segni di cava. Le mura seguono l'andamento planimetrico dei colli, scendendo a sbarrare gli avvallamenti. All'estremità occidentale della città, interna al muro e in posizione dominante, forse con funzione di osservatorio, è una torre quadrata.
Numerose erano le porte, situate spesso in corrispondenza di spaccature naturali. Una di esse doveva aprirsi all'estremità settentrionale della Civita, lì dove è ancora evidente una strada che esce dalla città, nel suo tratto iniziale incassata tra le rupi e oggi invasa da una fitta boscaglia e in basso sostenuta da un muro a grandiosi blocchi poligonali. Ma l'unica porta integralmente messa in luce è la cosiddetta "Porta Romanelli" situata al centro del lato Nord della cinta, in corrispondenza della depressione che divide il Pian di Civita dal Pian della Regina. Con la caratteristica disposizione a porta "Scea", era probabilmente coperta ad arco con due fornici, uno all'esterno e l'altro all'interno, e con una camera interna quadrangolare, larga all'incirca quanto lo spessore delle mura in questo punto (m 3,90 circa). Ai lati della porta sono ancora conservati lunghissimi e grandiosi tratti di cortina che in alcuni punti raggiungono i quattro metri di altezza con otto filari di blocchi. Le mura formano qui una sorta di tenaglia e la strada che saliva dal fondovalle costeggiava la cinta in modo che chi saliva si trovava ad offrire ai difensori il fianco destro non protetto dallo scudo.
Esterni alla cinta fortificata e addossati al fianco meridionale del Pian di Civita, in posizione dominante la valle del S. Savino, sono i resti di una costruzione la cui identificazione con un santuario è resa certa dal ritrovamento di ex-voto. Si tratta di un imponente basamento a pianta semicircolare costruito in blocchi squadrati di calcare e di tufo disposti a filari leggermente rientranti verso l'alto.
Sul Pian di Civita resti di edifici civili, conservati solo al livello delle fondazioni a blocchi squadrati, furono scavati negli anni '30. Di essi, l'edificio A, presso il bordo settentrionale dell' altura, consiste in un grande ambiente rettangolare nel cui angolo NE è ricavato un piccolo vano quadrangolare mentre sul lato meridionale si apre una grande cisterna. Il cosiddetto edificio B, più verso il centro della collina, ha una pianta più complessa. L' elemento più significativo è dato da una costruzione allungata terminante ad Ovest con un vano a semicerchio, una sorta di esedra, e con tracce di una pavimentazione a lastroni di nenfro su cui poggiano tre grandi basi di colonna.
Più ad est, protette da una tettoia, sono le strutture portate in luce nel corso dell'ultimo decennio dall'Università degli Studi di Milano con campagne sistematiche di scavo tuttora in corso. L 'indagine archeologica ha evidenziato parte di un quartiere cittadino comprendente un'area sacra con lunga continuità di culto attraverso i secoli. Una serie di ambienti e di recinti fiancheggiano un asse viario in direzione N-S. Di particolare interesse, ad Est della strada, un edificio rettangolare del Vll sec. a.C., con altare dotato di un canale che immette in una cavità sotterranea funzionale al culto. Nelle vicinanze delle fondazioni dell'edificio sono stati trovati tre preziosi oggetti di bronzo: uno scudo, un'ascia ed una tromba-lituo, insegne simboliche del potere di un principe-sacerdote, membro di quella potente classe aristocratica che si andava affermando nel corso del VII sec, a.C.
Resti imponenti di edifici sono poi situati in corrispondenza della sella che divide il Pian di Civita da Pian della Regina. Entrando in città dalla Porta Romanelli ci si addentra, infatti, in un quartiere cittadino di cui restano abbondanti vestigia. Sulla sinistra un edificio (C) con numerosi vani interni si affaccia a settentrione sulla strada pomeriale che costeggiava il lato interno della cinta fortificata e verso occidente su uno stretto vicolo che lo divide dall' edificio adiacente. L' edificio C è costruito con tecnica a "telaio", con mura cioè realizzate con pilastri portanti di blocchi squadrati alternati a pannelli di pietrame a secco. L' adiacente edificio D, di forma rettangolare allungata, è costruito invece con grossi blocchi squadrati e ben connessi tra loro, contraddistinti da numerosi segni di cava consistenti in lettere etrusche ben incise nella pietra.
Abbondanti sono i resti anche ad Ovest della Porta, cioè sulla destra entrando in città, ma di difficile lettura. Numerosi, in questo settore urbano, sono poi i pozzi ed i chiusini funzionali ad un complesso sistema di cunicoli sotterranei, destinato alla raccolta e allo smaltimento delle acque piovane. Sempre in corrispondenza della Porta Romanelli, ma più a Sud, oltre il viottolo moderno, resti di costruzioni scavati tra 1a fine degli anni '30 e gli anni '40 e di cui non è possibile precisare ne la natura ne la pianta, Si tratta di ambienti, al cui interno sono conservati rocchi scanalati di colonna, affacciati su una strada basolata (oggi reinterrata) che, con direzione N-S, si dirigeva verso la porta della città. In questo settore dell'area urbana dovevano sorgere, a quanto testimoniano le scoperte archeologiche, numerosi edifici di culto dedicati a Suri, Selvans, Culsans e Thuflthas.
Torna a