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Il Tempio del Belvedere

 

Fra tutti l'esempio più celebre è costituito dal Tempio del Belvedere, ubicato sull'estrema propaggine orientale della città e del quale affiorarono per la prima volta i resti nel 1828 durante i lavori per la nuova via Cassia. Con gli scavi sistematici compiuti da Luigi Pemier nel 1925 si addivenne alla sua esplorazione e si riconobbe nell'edificio il primo e unico caso di tempio etrusco nel quale siano stati esemplati i moduli dimensionali citati da Vitruvio come canonici del tempio tuscanico: il rapporto fra larghezza e lunghezza è di uno a tre, ossia la larghezza è pari a un terzo della lunghezza. Nella parte posteriore dell'edificio si aprivano tre celle di pari profondità, delle quali la centrale era la maggiore in ampiezza. La fronte anteriore era alleggerita dalla presenza di quattro colonne poste su doppia fila.

Tempio del Belvedere

Le terrecotte architettoniche rinvenute mostrano che il tempio fu più volte ridecorato, una volta al principio del V secolo a.C. e nuovamente al volgere dello stesso secolo.

A quest'ultimo periodo appartiene una ricca e bella serie di lastre architettoniche fittili che ornavano il frontone dell'edificio, apposte sui travi (columen e mutuli) alle tre estremità del triangolo frontonale. Riguardo al tema rappresentato nelle placche del Tempio del Belvedere è stata anche avanzata l'ipotesi che potesse esservi immortalato un episodio del ciclo epico troiano (il raduno degli eroi omerici a Sparta per chiedere la mano di Elena?). Le figure quasi a tutto tondo, originariamente riunite a gruppi, sono in massima parte costituite da personaggi maschili ciascuna con diverso abbigliamento e da divinità, collocati sullo sfondo di un ambiente roccioso e colti in stato di contemplazione e attesa. Figure virili e divinità ornavano anche lo spazio frontonale del tempio urbano di via San Leonardo: l'altissimo livello dei maestri plasmatori si avverte nella pronunciata adesione ai modelli della grande esperienza greca della statuaria in marmo del V secolo, riverberata nei magnifici volti barbati policromi con corona di alloro del principio del IV secolo e nel più antico altorilievo con busto maschile ignudo riferibile ancora agli esordi del VI secolo a.C.  

 

 

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