VIRGILIO Publius Maro

 

Publius Virgilius Maro nacque a Pietole [allora: Andes, vicino Mantova] nel 70-, suo padre era un agiato proprietario terriero, fece i primi studi a Mantova e Cremona, poi a 15 anni a Milano e infine a Roma. Seguì i corsi del retore Epidius ma li abbandonò: era goffo e timido, parlava con lentezza e non sapeva affrontare il pubblico. Andò a Napoli, alla scuola del filosofo epicureo Syro: si interessò di astronomia botanica zoologia medicina matematica. Scrisse i primi versi, nel gusto del conterraneo Catullus. Compose a 28 anni le Bucoliche. In questo periodo, durante la distribuzione di terre italiche ai veterani di Filippi, perse temporaneamente i poderi (ne parla dolorosamente nei canti pastorali), poi restituitigli per interessamento di Asinius Pollio che governava la Cisalpina, e di Alfenus Varo. Abitò però sempre tra Napoli e Roma: qui aveva una casa presso i giardini di Maecenas, sull'Esquilino.

Nel 39\37 entrò nel circolo di Maecenate. Sempre discreto e timoroso, quando di rado veniva a Roma a trovare i suoi amici poeti Cornelius Gallus, Horatius, Varius, Tucca ecc., tutti del circolo di Maecenas, era già additato dalla gente, famoso per le "Bucoliche" spesso cantate in teatro da attori di professione. In Campania nel 37\30 compose le "Georgiche", poi si dedicò tutto all'Eneide. Diversamente da quanto, secondo la tradizione, era solito fare (cioè alzarsi presto la mattina, buttar giù molti versi, e poi sillabarseli interiormente durante il giorno) fece prima una stesura in prosa, divise la trama in dodici libri, poi si mise a comporli uno per uno seguendo il suo estro e non la successione dei fatti. Nel 24 ne lesse tre canti alla corte davanti all'imperatore Augusto e a sua moglie Ottavia.

Dopo 11 anni di lavoro, a opera compiuta, non era ancora soddisfatto: molti versi provvisori, discordanze tra un libro e l'altro, voleva visitare i luoghi teatro d'azione della prima parte. A 56 anni partì per Atene: qui, dopo una giornata a Megara sotto il sole infuocato, si ammalò. Incontrò ad Atene l'imperatore proveniente dall'oriente, si imbarcò con lui per mare, sbarcò a Brindisi. Si dice che sul letto di morte volesse avere il manoscritto per distruggerlo, ma non fu accontentato. Spirò qualche giorno dopo, nel settembre 19. La sua salma fu trasportata a Napoli e sepolta sulla strada di Pozzuoli.

 

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