ENOTRI

 

Secondo le fonti antiche l'Enotria occupava un vasto territorio tra le colonie greche di Poseidonia  e Metaponto e gran parte della Calabria settentrionale. I centri enotri in Basilicata erano realtà cantonali corrispondenti ai diversi bacini fluviali.
Le valli fluviali, in questo territorio montuoso e pieno di boschi, rappresentavano le principali vie di comunicazione tra Ionio e Tirreno. Nel IX secolo a.C. gli abitati enotri erano situati su alture per controllare il territorio e gli itinerari. Si trattava di piccoli abitati di capanne con organizzazione sociale ancora di tipo tribale, basata su semplici rapporti di parentela. L'economia era basata essenzialmente sull'agricoltura, anche se era sviluppato l'artigianato come dimostrano i ricchi manufatti in bronzo.
Agli inizi del VII secolo a.C., in seguito alla fondazione delle colonie greche sullo Ionio e dei centri etruschi della Campania interna, i centri enotri stabilirono relazioni commerciali con il mondo greco-ionico e con il mondo etrusco-tirrenico, con il conseguente sviluppo socio-economico. Inoltre fino alla metà del V secolo a.C. gli Enotri assistono a un processo di acculturazione, basato su processi greci ed estruschi. Verso la metà del V secolo a.C., in seguito alla caduta di Sibari (510 a.C.), il mondo enotrio entra in crisi assistendo all'emergere dell'ethnos dei Lucani. Subiranno un processo migratorio verso la Sicilia, dando luogo a mescolanze con altri popoli locali.

Dionigi di Alicarnasso parlando dell'origine greca delle popolazioni dell'Italia meridionale e attingendo a fonti più antiche del V secolo a.C., racconta la storia dell'ethnos enotrio: " Primi tra i Greci questi [gli Arcadi], traversando il Golfo Ionio si stabilirono in Italia, sotto la guida di Enotrio figlio di Licaone... 17 generazioni prima della spedizione contro Troia. Fu dunque questa l'epoca in cui i Greci inviarono la colonia in Italia. Enotro lasciò la Grecia non essendo soddisfatto dell'eredità paterna: avendo infatti Licaone 22 figli, era stato necessario dividere in altrettante parti la terra degli Arcadi. Lasciato per questi motivi il Peloponneso e preparata una flotta, Enotro traversò lo Ionio, e insieme a lui anche Peucezio, uno dei suoi fratelli. Li accompagnavano molti della loro stessa stirpe poiché si dice che anticamente gli Arcadi fossero un popolo assai numeroso e quanti tra gli altri Greci possedevano terra insufficiente alle loro necessità. Peucezio, sbarcata la sua gente nel punto stesso del loro primo approdo in Italia, al di sopra del Capo Iapigio, vi si insediò, e da lui gli abitanti di quella regione furono chiamati Peuceti . Enotro invece, con la maggior parte della spedizione giunse all'altro golfo... Trovando molta terra adatta al pascolo, ma anche molta idonea per l'agricoltura, per lo più inoltre deserta o poco densamente abitata, dopo aver scacciato i barbari da alcune zone, fondò numerose piccole città sulle montagne, secondo quello che era l'abituale modello insediativo degli antichi. E chiamò tutta la terra che aveva occupato, e che era assai estesa, Enotria, ed Enotri tutti coloro sui quali ebbe il governo ".

Aristotele, filosofo greco del IV secolo av.C., riferisce che un successore di Enotro, Italo, diede agli Enotri leggi e istituzioni, (sissizi, ossia pasti comuni o riserve alimentari collettive), trasformandoli da pastori non in agricoltori sedentari. Da Italo la regione avrebbe assunto il nome di Italia.

La ceramica enotria

La produzione di ceramica enotria presenta poche forme di tradizione protostorica. Accanto a vasi ad impasto compaiono le produzioni in ceramica depuarata, a volte dipinta con una semplice decorazione geometrica. I vasi o la tazza attingitoio per i corredi funerari erano decorati con semplici motivi in colore bruno, tra cui il motivo distintivo della ceramica enotria più antica detta "a tenda elegante". Nel VII secolo a.C. il corredo vascolare è influenzato da nuove forme di derivazione tirrenica o greco-orientale come nel caso dei kantharoi, con qualche esempio di ceramica geometrica bicroma.
Soltanto nel VI secolo a.C. la produzione vascolare si amplia notevolmente: si diffondono forme di derivazione tirrenica e ancora i kantharoi a decorazione bicroma, forme di derivazione greca, in particolare corinzia e greco-orientale. Infatti alcuni vasi della produzione locale presentano dipinti con figure o schemi antropomorfi e ancora sono legati al rituale funerario modellini fittili di arredi di culto o quelli di casa-tempietto sormontati da protomi di ariete, di toro o volatili e serpenti. Alla fine del VI secolo a.C. la produzione vascolare enotria diminuisce favorendo quella di tipo greco funzionali al rituale del simposio.

 

PANDOSIA


Pandosia sorgeva su un colle tra i fiumi Agri (Acheronte) e Sinni (Signum), un tempo navigabili, e controllava tutta la piana sottostante (piana di Metaponto). Strabone ipotizza che sia stata fondata dagli Enotri e dice che Enotrio era uno dei ventitré figli di Licaone, che signoreggiò nella Lucania Orientale.  Però non tutti gli storici sono d’accordo con questa ipotesi. Pandosia confinava con Eraclea , altra città della Magna Grecia. Tra il 400 e 500 a.C. Taranto, alleata con il Re dell’Epiro e Eraclea, Lagaria e Pandosia, combatté contro i Lucani, alleati di Messapi e Sanniti e scesi dall’ Italia Centrale a quella Meridionale nel VI secolo a.C.  Durante questa guerra nel fiume Agri morì Alessandro il Molosso, lo zio di Alessandro Magno. Egli era il comandante dei soldati inviati dall’Epiro. Era venuto nella Magna Grecia per fuggire dalla propria patria, perché un oracolo gli aveva predetto che egli sarebbe morto presso Pandosia e, precisamente, nel fiume Acheronte (Agri). Presso l’Agri e il Sinni si combatté un’altra grande battaglia fra le legioni romane di Valerio Levino e l’esercito di Pirro e Taranto. In questa battaglia, detta di Eraclea, morirono 1500 soldati romani e altrettanti soldati di Pirro e dei suoi alleati. Pandosia fu distrutta successivamente dalle legioni di Lucio Silla nell’ 81 d.C.

 

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