Cuma ebbe in
periodo greco e romano un porto sito nelle immediate vicinanze dell'acropoli, ma
la sua preaisa collocazione e configurazione sono a tutt'oggi sconosciute.
Tenendo conto che anticamente il promontorio di Cuma si protendeva profondamente
in mare (dove oggi invece c'è la spiaggia), si è pensato che il porto greco
fosse nella piccola insenatura (B) a sud del promontorio indicato con A nella
piantina. Questa tesi potrebbe essere suffragata dal fatto che nelle vicinanze
sono state rinvenute notevoli concentrazioni di ceramica greca. Dionisio di
Alicarnasso (VII, 7, 1), ricordando il ritorno di Aristodemo dopo la vittoria di
Aricia sugli Etruschi del 505 a.C., dice che <<entrò con le navi
nei porti di Cuma>>. Ciò potrebbe far supporre che Cuma disponesse di più
di un porto: uno, ad esempio, poteva essere nel lago ora prosciugato di Licola.
E' certo che con la conquista sannita del 421 a.C. comincia un lento ma continuo
declino delle attività marinare di Cuma. Agrippa, contemporaneamente al Portus
Iulius (37 a.C.), dovette probabilmente creare ex novo il porto di Cuma
installandolo nella rientranza lunga circa m. 500 a S-SO dell'acropoli. Per
evitarne l'insabbiamento lo collegò al vicino Lago Fusaro mediante un canale
(C), alla fine del quale venne installata una chiusa mobile (D) azionata per il
periodico desabbiamento.
Ipotesi moderne individuano come componenti del porto di Agrippa un bacino (E),
moli in opera cementizia (F) e, nelle vicinanze dello sbocco della Crypta
romana, le banchine (G) ed un bacino di carenaggio (H). Purtroppo tutta l'area
è oggi soggetta ad un forte sfruttamento agricolo, cosicché di queste
strutture quasi nulla è ormai visibile. Tuttavia, parzialmente nascosto da un
fitto bosco, al confine con l'area dunare, spicca un affioramento di tufo (I)
alto circa m. 8, sul quale furono ricavati in età romana due ambienti
rettangolari in opera reticolata. Sul lato orientale del banco tufaceo si nota
inoltre un lungo muro in reticolato e due speroni perpendicolari in opera
vittata. La struttura, databile all'ultimo quarto del I sec. a. C., potrebbe
rappresentare un piccolo faro di segnalazione posto presso il canale d'entrata
(L) al porto.
Con la fine delle guerre civili, la concorrenza dei vicini grandi porti di Puteoli
e Misenum e, soprattutto, il progressivo insabbiamento portarono
abbastanza rapidamente al definitivo abbandono del porto di Cuma.
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