Del complesso,
edificato alla fine del III-inizi II sec. a.C., forse come gymnasium della città
osca, oggi sono visibili solo quattro ambienti, tutti al di sotto del piano di
campagna, che recano evidenti tracce di restauri e ampliamenti.
L'ingresso principale è situato sul lato ovest, in corrispondenza di un antico
asse viario con orientamento nord-sud (tracciato che corrisponde in parte a
quello moderno). Esso immette in una grande aula rettangolare con volta a botte
e paramenti in opera incerta e blocchi di tufo. Sul muro di fondo si conservano
tracce di intonaco dipinto. Tra il II e il I sec. a.C., le dimensioni
dell'ambiente furono leggermente modificate in seguito alla costruzione di una
parete quasi a ridosso del muro di fondo. Sulle pareti della sala si notano
incassi di forma rettangolare (cm. 71x58x22) rivestiti di cocciopesto e di
intonaco, presenti generalmente negli spogliatoi termali per riporre indumenti e
oggetti personali.
Durante l'età imperiale, l'ambiente fu trasformato forse in tepidarium. Gli
incassi vennero tamponati in opera reticolata e al centro del muro di fondo fu
ricavata una nicchia (m. 3x2.28x1.63 ca.) con una piccola vasca per abluzioni.
L'illuminazione era assicurata da un lucernario nella volta e da finestre, un
tempo chiuse da vetri opachi. Dal muro di fondo, attraverso un'apertura
rettangolare niente si accede a un vano di servizio con livello pavimentale più
basso, in cui si notano interventi di epoca successiva ma di difficile
interpretazione. A sinistra dell'ambiente principale si aprono due vani più
piccoli: il primo è un corridoio voltato a botte riempito dai resti di un
crollo; il secondo, probabilmente una cisterna, è rivestito da uno spesso
strato di cocciopesto, con una doppia cornice su tre lati. Sulla parete sud si
notano tracce di grossi incavi rettangolari successivamente tamponati.
Durante scavi recenti sul davanti dell'edificio, sotto la strada moderna furono
rinvenuti resti di lastre marmoree pavimentali e frammenti di stucchi dipinti
provenienti dalla volta (alcuni sono ancora in sito); fu inoltre riportata alla
luce, reimpiegata in un ambiente più tardo, una base di marmo per labrum con
una dedica osca sulla fascia superiore, originariamente pertinente al gymnasium
della città sannitica.
Si riprende quindi via Vecchia Licola in direzione della Croce di Cuma. La
strada ricalca, almeno nel tratto iniziale, il tracciato di un antico decumano
orientato in senso N-S. Di recente sono venuti alla luce anche i basoli di
quattro dei cardini che lo intersecavano. Uno di questi potrebbe essere la
prosecuzione della strada che, passando a nord del Capitolium attraverso
la Crypta Romana congiungeva la zona del porto di Cuma con il cuore della città,
un altro sembra invece raccordarsi in modo rettilineo al taglio dell'Arco Felice
(95 d.C.). Quest'impianto viario abbastanza regolare è forse da collegare,
quindi, ai grandi rifacimenti che interessarono questa zona dalla fine del I
agli inizi del II sec. d.C.
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