BUDDHISMO  MAHAYANA

 


  Ora parliamo della scuola mahayana (cioè del "Grande Veicolo").

  La differenza fondamentale tra le due è che mentre l'hinayana accetta che i dharma abbiano qualche esistenza, il mahayana rifiuta anche questo punto di vista.
  Le principali scuole sono due:

  1. la madhyamika, (o shunya-vada)
  2. la vijnana-vada (detta anche cittamatra-vada o yogachara)

  Vediamole una per una.

MADHYAMIKA 

(o shunyavada - la dottrina del "giusto mezzo")
  Sorta all'inizio della nostra era, i madhyamika considerarono che si doveva andare al di là della concezione che i dharma potessero avere una qualsiasi realtà, o che possedessero qualsiasi sostanza, pur se a durata momentanea (relativismo universale). I dharma, infatti, sono esistenti o non esistenti solo in rapporto a qualcos'altro e in sé non hanno alcuna esistenza. Per questa ragione furono chiamati shunya-vadi, assertori della dottrina del vuoto. Vuota è una cosa che è "senza se stessa", cioè senza sostanzialità durevole. Il mondo è perciò vuoto.

  La loro tecnica di meditazione consisteva nel distaccarsi da ciò che era concreto e definito. E' possibile liberarsi dall'idea di "villaggio" e "uomo", per concentrarsi gradualmente su quella della "foresta", poi sulla "terra" e poi sull'immensità dello "spazio". Fino a giungere a qualcosa che sia privo di qualsiasi segno distintivo. Quando si diventa consapevoli che anche questa è una nozione immaginativa, condizionata e transitoria, la si può superare e conquistare la liberazione. Lo svuotamento sistematico del pensiero e del pensare conduce all'abolizione di tutti i confini imposti al pensiero e dunque alla salvezza. Questa meditazione sul vuoto venne ideata dagli hinayani, ma furono i mahayani a dargli un'importanza determinante.

  Gli scritti mahayana che espongono la teoria shunya-vada sono il Prajnaparamita-sutra (scritto prima dell'inizio della nostra era) e contengono i discorsi del Buddha.

  Il principale esponente della dottrina shunyavada è Nagarjuna, che si suppone sia vissuto nel secondo secolo d.C. Fu lui a scrivere i 400 versi del Madhyama-karika e sembra che lui stesso ne abbia scritto un commento. Importante fu anche il suo discepolo Aryadeva, i cui scritti sono ancora considerati come autorità massima da tutti i buddhisti madhyamika.
 

VIJANA-VADA

(yogacara - la dottrina della sola coscienza)
  Per questa ramificazione del buddhismo, la parte più importante dell"essere" è la coscienza (vijnana-citta), in quanto è essa che assicura la continuità della personalità (pure apparente) nella vita presente e futura. E' attraverso la coscienza che il karma può avere i suoi effetti.

  I vijnana-vadi architettarono una teoria per cui in realtà il buddhismo non aveva mai subito scissioni, ma che le differenti scuole fossero come i pezzi di un unico mosaico, disegnato da una mente superiore. Il tutto era avvenuto in tre fasi.

  Nella prima il Buddha aveva messo in moto la legge con la teoria dei dharma, idea gelosamente custodita dagli hinayani. La seconda era stata inaugurata da Nagarjuna con la filosofia shunya-vada. La terza i saggi Maitreya e Asanga con la bahyartha-shunyata-vada, teoria dell'irrealtà del mondo esteriore. Questi ultimi due, infatti, erano stati i maestri della vijnana-vada.

  Maitreya è il nome del Buddha che deve ancora venire e che avrebbe rivelato ad Asanga (il fratello di Vasubandhu) i testi sacri chiamati Sutralankara e Madhyantavibhanga. Di Asanga si dicono cose eccezionali: addirittura sembra che convertì il fratello alla sua teoria vijnana-vada. A questa scuola si sarebbero uniti anche i celebri Dignaga e Dharmakirti (settimo secolo circa).

  Dunque è sbagliato credere a un io e all'esistenza degli oggetti; invece tutto è in interdipendenza da qualcos'altro e che l'ultima realtà è un "uno spirituale".

  Vengono chiamati yogacara perché i loro adepti adottarono tecniche di purificazione tipicamente yogiche. Il massimo raggiungimento è diventare un Buddha.

  Per quanto riguarda il concetto di Nirvana, per i vijnanavadi non è più lo "spegnersi di una fiamma", come dicevano gli hinayani, ma una dimensione dinamica, dal quale il Buddha agisce sempre per il bene degli altri. Addirittura quegli illuminati che giungono al Nirvana statico saranno risvegliati da un Buddha e condotti al Nirvana "in movimento". Come si può ben vedere, questa teoria si discosta di molto dall'idea vedantica, secondo la quale l'individualità è una qualità che si sarebbe conservata in eterno

  

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