CASTE

L’India è stata terra di lenta e progressiva infiltrazione da parte delle popolazioni indoeuropee (poste al di là del Caucaso e del Danubio); il che spiega perché non si trovano reperti archeologici che attestino tracce di violenti devastazioni. Sono sempre gli ariani (popolazioni indoeuropee) a vincere le battaglie o a prevalere nei contatti con i dasya (popolazioni autoctone; nei libri Veda si descrivono come coloro che hanno la pelle nera).

 

            Si arriva, così, alla suddivisione in arya (etimologicamente nobile), quindi, ariani, indoeuropei, comprendenti le caste superiori ed i "non ariani". Di quest’ultimo gruppo fanno parte i sudra, i quali diedero origine ad una quarta casta composta da uomini liberi, ma privi di pieni diritti cittadini e politico religiosi; ne facevano parte anche i parya, i senza casta, gli intoccabili (attualmente sono circa 80 milioni). Di rango ancora più basso sono gli adhiwasi (gli aborigeni), posti non solo al di fuori delle caste ma anche di tutto il sistema indù.

                Il raggrupparsi in professioni è stata una delle cause che ha portato gli ariani a dividersi in tre caste superiori, riflesso delle tre funzioni tipiche di ogni società: a) il potere spirituale, i bramini o sacerdoti ai quali aspetta il compito dei riti sacrificali, lo studio, l’insegnamento, la raccolta delle offerte private; b) potere temporale: i ksatriya o nobili e guerrieri, incaricati di proteggere le persone e di resistere agli invasori, di esercitare la carità e di evitare l’attaccamento alle comodità ed ai piaceri dei sensi; c)produzione dei beni economici: i vaisya, ai quali compete l’agricoltura, la pastorizia ed il commercio con esclusione di quelle professioni e di quei compiti che sono propri degli intoccabili (il becchino, lo spazzino, il lavandaio, tutte attività contaminatrici).

 

            Al di sotto delle caste troviamo le sottocaste che in India assommano a più di tremila. La casta, quindi, è un gruppo corporativo chiuso, ereditario, con usi e costumi propri riguardo al cibo ed al matrimonio che deve essere endogamico, cioè contratto con quelli della propria casta; con ornamenti, abbigliamento, segni distintivi particolari allo scopo di evitare ogni contatto indebito ed il conseguente contagio socio-religioso.       

        

                Attualmente la credenza nelle caste non investe l’India, almeno a livello di costituzione, ma a livello di credenze, specialmente nei villaggi. L’anima si incarna in un corpo e ciascuno nasce in una determinata casta secondo il comportamento tenuto nelle vite precedenti. In questa casta vi rimarrà sino alla morte; se ad esempio un padrone desse la libertà ad un sudra (schiavo) questo rimarrà sempre un servo, in quanto la servitù è inerente alla sua stessa natura. Ognuno è obbligato a compiere con la massima perfezione possibile i doveri della propria casta; solo così il suo spirito potrà ascendere alla casta superiore sino a che, totalmente puro, non raggiungerà l’unione definitiva e felice con Brahman. In caso contrario, si reincarnerà in caste inferiori, come pure in animali.

                Solitamente la mentalità occidentale ci porta a credere che più una casta è superiore, più vi sono dei diritti; gli indiani, al contrario, ritengono che più si è in alto nella gerarchia, più si è tenuti a compiere determinate azioni, ad osservare obblighi che ad altri non spettano, ma ai quali compete l’osservanza di quelli propri della casta di appartenenza.

                Si è induisti per il fatto di essere nati da genitori induisti e come tali si è considerati anche se molte delle sue dottrine e delle sue pratiche non vengono più accettate. 

 

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