Origini Storiche dell'INDUISMO
L''induismo si è definito cosi' in relazione all'Occidente e al cristianesimo con i grandi movimenti di riforma dei XIX secolo, il Brahmo Samaj, fondato nel 1828 da Raja Rani Mohan Roy (1772-1833), e l'Arya Samaj, fondato nel 1875 da Swarni Dayananda Sarasvati (1824-1883).
Pure molto diversi fra loro, entrambi presentano l'induismo come monoteismo. Altri maestri si pongono il problema di portare l'induismo in Occidente, superando il punto di vista secondo cui si tratta di una religione per i soli indiani. La rinascita spirituale dell'induismo di fronte alla sfida dei missionari cristiani nel XIX secolo - e la successiva «contro-missione» in Occidente - è rappresentata particolarmente da Ramakrishna e dal suo discepolo Vivekananda, il «san Paolo dell'induismo».
Sulla scia di Vivekananda, moltissimi maestri indiani sono venuti in Occidente, e un catalogo anche succinto dovrebbe comprendere centinaia di nomi.
Le origini storiche sono difficilmente databili, antichissime, e non mancano studiosi - archeologi e antropologi in particolare - i quali datano tracce della civiltà dell'Indo a prima del 6000 a.C. (una datazione che altri specialisti considerano acritica, postulando una sostanziale omogenia fra induismo e civiltà vallinde). Secondo questa versione, la civiltà indica arcaica e le diverse popolazioni che abitavano l'India dell'epoca, seguivano vari culti che nel tempo si sarebbero amalgamati, evolvendosi nelle forme vediche e agamiche delle pratiche religiose indù. E' bene sottolineare che gli studiosi hanno applicato diversi parametri per suddividere l'evoluzione dell'induismo nelle varie epoche storiche (per esempio, in base ai testi di riferimento o al rituale, e così via).
Riportiamo alcune ipotesi:
PRIMA IPOTESI
Secondo alcuni la storia dell'Induismo più antico viene suddivisa in due fasi:
la fase vedica (ca. 1500 - 900 a.C.), caratterizzata dalla pratica dei sacrifici e dal culto di un numero molto elevato di divinità - tra cui spiccano il potente Indra e il dio del fuoco Agni,
la fase post-vedica o brahmanica (ca. 900 - 400 a.C.), in cui sia il sacrificio, sia molte delle divinità vediche perdono importanza, e compare il dio creatore Prajapati (identificato con il brahman, l'assoluto).
SECONDA IPOTESI
Una seconda possibile suddivisione potrebbe essere proposta in quattro periodi:
Il primo è detto vedico, dai Veda («vera o sacra conoscenza»), suddivisi in quattro raccolte (Rig Veda, Sama Veda, Yajur Veda, Atharva Veda)(Veda degli inni, Veda delle melodie, Veda delle formule sacrificali, Veda delle formule magiche); testi sacri redatti in un periodo approssimativo compreso fra il 3000 e il 400 a.C. e canonizzati come increati ed eterni, auto-rivelazione dell'energia divina Brahman.
Il periodo vedico si suddivide a sua volta in: età dei Samhita («raccolta degli inni»), dei Brahmana (composizioni sacerdotali di ritualistica) e delle Upanishad (parte speculativa-filosofica).
E' opinione comune che il Rig Veda sia il più antico fra i testi vedici, dimostrata dal fatto che nelle altre raccolte vi sono porzioni più o meno ampie dei suoi 1.028 inni di preghiera con piccole addizioni e lievi alterazioni.
Il secondo periodo, durante la dinastia dell'impero Maurya (c. 560-200 a.C.), è l'età dei Sutra, o Kalpa Sutra, all'interno del quale si inseriscono i Vedanta (sei trattati supplementari ai Veda per la corretta celebrazione del rituale, in cui si trattano la corretta pronuncia, la metrica, l'etimologia, la grammatica, l'astronomia e le norme per la cerimonia).
Il terzo periodo, risalente al 200 a.C -300 d.C . - fino alla fine della dinastia Gupta -, è quello Itihasa («Così invero fù», o poemi di carattere popolare leggendario, fra cui il Ramayana.Il quarto periodo, a partire dal 300-650 d C., è l'epoca dei Purana (raccolte di storie dei tempi antichi, che tradizionalmente trattano cinque argomenti: creazione dell'universo; sua distruzione e ricreazione; genealogia degli dei; regni e varie epoche del mondo; storia delle grandi dinastie solare e lunare, degli Agama («ciò che è stato tramandato»; testi che contengono ínsegnamenti tradizionali non-vedici della tradizione Saiva) e dei Tantra («fili intessuti su un telaio»; termine riferito a vari testi di carattere sia religioso sia laico, di tradizione sia hindu sia jaina e buddhista,religioni nate in India verso il 500 a.C.).
TERZA IPOTESI
- Il Periodo Vedico che approssimativamente inizia nel 2500 a.C. e dura fino al 600 a.C., il tempo corrispondente alla nascita dei Buddha. E' l'epoca delle grandi scritture hindu, la Shruti, ciò che è stato udito dagli rshi, i veggenti, i quali hanno tramandato la loro visione interiore del Reale.
E' il Dharshan la visione-Rivelazione induista che si ritrova messa in parole nei testi Veda.
Nei Veda troviamo esperienze diversificate che, con i nostri termini, potremmo chiamare, politeismo, panteismo, monismo.- Il Secondo periodo è quello epico che intercorre tra il 600 a.C. e il 200 d. C.. I costumi sociali, le pratiche religiose e la legislazione assumono una struttura che diventa la base della società hindu. I due grandi poemi epici, il Mahabharata e il Ramayana, costituiscono un intreccio di storia, mitologia e pensiero religioso-filosofico. Anche la Bhagavadgita, che è stata definita il testo "evangelico" dell'induismo, risale a quest'epoca. Emergono le dottrine destinate a trasformarsi in grandi sistemi filosofici ortodossi ed eterodossi, come il buddhismo e lo jainismo. In questi secoli il pensiero hindu raggiunge i massirni livelli di creatività e di apertura mentale alle diverse interpretazioni dei reale. Radhakrishnan, filosofo e presidente dell'India (negli anni sessanta), ha scritto che mai come in quest'epoca si sono intrecciati magia e scienza, scetticismo e fede, lìcenziosità ed ascesi. Eppure attraverso questi contrasti la ricerca della verità ha potuto proseguire ed aprirsi a nuovi sviluppi.
Questo periodo è caratterizzato anche dai Sutra. Il termine significa "aforisma" (massima, sentenza), il "filo" che lega le diverse cose tra loro. I Sutra sono composizioni scritte dalle scuole sacerdotali in stile aforistico tra il 200 a.C. circa e il 300 d.C. Vengono pure redatti alcuni tra i Purana più rilevanti, che contengono miti, leggende, dottrine filosofiche prodotte in forma popolare e divulgative e riti.Ciò che colpisce il lettore di questi libri e della religione che essi descrivono è il rapporto tra il sacrificio rituale e l'ordine cosmico:il sacrificio vedico è il centro e ombelico del mondo, da esso dipende il rinnovamento dell'universo e vi sono coinvolti cielo e terra, gli dei e gli uomini. L'accento è posto sull'azione sacra , che è sacrificale e liturgica. Ai Veda succedono le Upanishad, termine che significa "sedere più vicino" al guru (maestro). Chi si siede vicino è il discepolo. L'uno ha scelto l'altro e la scelta è reciproca. Quel rapporto aiuta ad esplicitare l'esperienza della ricerca dell'ASSOLUTO, che spesso è l'esperienza dell'identità dell'anima col divino.Nelle Upanishad l'accento è posto sulla contemplazione, l'interiorità, la speculazione, l'intuizione mistica.- Il Terzo periodo è contraddistinto dai sistemì filosofici, i Darshana (=punti di vista) che, come appare dall'etimologia, sono una visione prospettica del mondo. La scuola più nota è quella dello Yoga (aggiogamento).Questo segmento di storia va dal 300 al 700 dell'era cristiana. L'antico filone upanishadico non è smentito, ma si arricchisce. In occidente si parla di sistemi,tuttavia va ricordato che essi non sono mai pura speculazione filosofica, ma sono teologia, spiritualità, cammino esistenziale di salvezza.
- Il Quarto periodo va dal 700 al 1400 e comprende le grandi costruzioni filosofiche e scuole di vita iniziate o sviluppate da maestri come Shankara, Ramannja, Mariliva e Nimbarka.
L'India del sud si distingue per il misticismo della bhakti, la devozione amorosa. I movimenti devozionisti nascono sullo sfondo delle divisioni delle varie Dharshana: Shivaismo, vishnuismo, shaktismo e tantrismo assumono forme varie e danno connotazioni distintive alle grandi correnti religiose.- Dal 1400 al 1750 sorgono vasti commentari a carattere popolare. La religiosità popolare diventa il substrato che caratterizza tutto il mondo hindu nei suoi diversi aspetti. Comunicazione, interazione, compartecipazione della natura e senso gerarchico dei reale sembrano essere due note fondamentali dell'induismo popolare di quest'epoca, che sussiste anche oggi.
- A partire dal 1750 sorgono movimenti religiosi di riforma, sotto la spinta e l'influsso dell'occidente. Il rinnovamento è religioso, sociale e politico. Vanno ricordati il Brahmoo Samaj, l'Arya Samaj, Ramakrishna, Vivekananda, Rabindranath Tagore, Mahatma Gandhì, Shri Aurobindo, Ramana Maharshi (Meditazione Trascendentale).
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