Grazie all'Islam la lingua araba ha potuto arrivare fino a noi: il Corano, libro sacro dei musulmani è scritto in arabo. Questa lingua, all'origine, era solo uno dei tanti dialetti semitici della penisola arabica. Le lingue semitiche tipo l'arabo, l'ebraico, l'amarico (lingua ufficiale dell'Etiopia) ecc . . . erano le lingue delle grandi civiltà dell'umanità: assira-babilonese, fenicia, islamica ecc . . . Oggi la lingua araba, parlata da più di 200 milioni di persone, si colloca al sesto posto nel mondo, prima del francese e del tedesco ed è una delle lingue ufficiali delle Nazioni Unite. Molte lingue non semitiche, in passato, hanno usato la scrittura araba, è il caso del persiano, del turco, del maltese e del wolof in Africa. Ancora oggi, il persiano ed altre lingue indoeuropee, usano i caratteri arabi per la loro scrittura.
La lingua araba ha la particolarità di essere molto ricca di consonanti e povera di vocali. Queste vocali, le stesse dell'italiano, vengono pronunciate in modo attenuato e talvolta il nostro orecchio fa fatica a distinguerle. Delle 28 lettere ben 17 hanno un suono assolutamente diverso rispetto all'alfabeto italiano. Con le consonanti di questa lingua si può produrre qualsiasi suono che la gola umana possa emettere, per questo, l'arabo è considerato una delle lingue più ricche anche da questo punto di vista. L'arabo grazie alla lettura del Corano, sempre identica nei secoli, ha conservato intatta questa ricchezza di suoni evitando l'usura fonetica subite generalmente dalle altre lingue nel corso della loro evoluzione.
E' una scrittura alfabetica composta da 28 lettere, possiede solo tre vocali che sono: a, i, u, simili a quelle della lingua italiana. Le vocali brevi non si scrivono. L'arabo si scrive e si legge da destra a sinistra, quindi per leggere un libro scritto in arabo bisogna iniziare dall'ultima pagina. La scrittura è solo corsiva, cioè le lettere, quasi sempre, sono attaccate una all'altra. La scrittura appare quindi una sorta di stenografia e bisogna intuire la pronuncia delle parole a partire dalle sue consonanti, per esempio MNZL (casa). Per rendere meno difficile la lettura si usa "vocalizzare" le consonanti con dei piccoli segni posti sopra o sotto le stesse. La forma delle lettere varia leggermente secondo la loro posizione: all'inizio, nel mezzo o alla fine della parola. La scrittura è stata molto usata come elemento decorativo nelle opere d'arte poiché il Corano ha condannato la riproduzione di esseri animati per evitare l'idolatria.La grammatica araba, a differenza della fonetica o della scrittura ha molti punti in comune con quella italiana. Esistono in arabo due generi, maschile e femminile, la concordanza dell'oggettivo con il nome, l'esistenza delle preposizioni, dell'articolo, la coniugazione dei verbi ecc ... Molte sono tuttavia le differenze: ci sono tre numeri, singolare, plurale, duale, quest'ultimo si usa se sono presenti due soggetti. I plurali dei nomi si formano in modo spesso irregolare come talvolta nella lingua inglese. Il verbo è situato davanti al soggetto. I verbi hanno una serie di forme derivate che esprimono il passivo, il riflessivo ecc . . . L'aggettivo si mette sempre dopo il nome. I pronomi personali complimenti si legano alla fine del verbo.
La cosa più curiosa della lingua araba è che le parole sono molto spesso formate dall'insieme di sole tre lettere, chiamate la radice, legate tra loro in vari modi, per esempio:
LAFADA (la radice è L.F.D) =Pronunciare; NABATA (la radice è N.B.T) =Germogliare; MALAKA (la radice è M.L.K) =Possedere; NADARA (la radice è N.D.R) =Guardare; WASANA (la radice è W.S.N) =Pesare; SAKANA (la radice è S.K.N) =Abitare; TALABA (la radice è T.L.B) =Domandare; DARABA (la radice è D.R.B) =Picchiare ecc. . .
Per indicare colui che fa un azione generalmente si metti una "i " davanti alla seconda consonante per esempio:
da KATABA (la radice è K.T.B) = Scrivere, avremo KATIB (scrittore) da MALAKA (la radice è M.L.K) = Possedere, avremo MALIK (colui che possiede; re) da WARATA (la radice è W.R.T) = WARATA, avremo WARIT (erede). Per i nomi che indicano un luogo, spesso la regola più semplice è quella di mettere un "ma " subito prima della radice. Allora avremo:
MAKTAB = ufficio o scrivania; MANBAT = vivaio; MAGHREB = punto dove il Sole tramonta, occidente; MASHREQ = punto dove il Sole sorge, oriente; MANDAR = panorama, vista; MANZIL = casa;
Con altri procedimenti di derivazione, numerosi nella lingua araba, si possono ottenere altre parole più o meno vicine alla loro radice, per esempio:Dalla radice K.T.B. abbiamo: KATABA (ha scritto), kATIB (scrittore), KITAB (libro), MAKTUB ( il destino), MAKTABA (biblioteca), KATTABA (chi insegna a scrivere) ecc . . .
Dalla radice N.D.R. abbiamo: NADARA (ha guardato), NADDARA (occhiali), MINDAR (cannocchiale), TANADDARA (aspetta con pazienza), INTADARA (aspetta), ANNADAR(vista), ANNADARIA (ipotesi), ANNADUR (faro) ecc . . .
Dalla radice S.L.M. abbiamo: SALIMA (salvato), SALAM (pace), SALAMA (salvezza), SALMA (sana), ISLAM (Islam), MUSLIM (musulmano), ISTISLAM (sottomissione), SALLAMA (consegnare) ecc . . .
Per lunghi secoli, su contrapposte sponde del Mediterraneo, due culture, quella occidentale - cristiana e l'altra arabo - musulmana, sono periodicamente entrate in contatto tra loro alternando momenti di pace a momenti di conflitto. Le tracce di questi contatti le troviamo anche nella lingua italiana in molte parole di origine chiaramente araba. Ve ne elenchiamo alcune:
agemina alambicco albicocco alcali alchimia alcol alfa alfiere, algebra alidada alizarina almagesto almanacco ambra ammiraglio arak arancio ascaro assassino auge azzurro baldacchino barda bardassa barracano bazar beduino been benzoino berbero bizzeffe bottarga burnus buttero cabila cad“ caffettano caffo cafiso cafro caid cali califfo camallo candire canfora cangia caracca caraffa carato carciofo carruba carrubo casba cassero catrame chitarra coffa copata copto coranico cotone cremisi cubbaita cubebe cuscus dancalo darsena dinar dirham dogana dragomanno druso durra egira elisir fachiro fardello favara fedayin fellaga fellah fennec ferraiolo fondaco futa gabbano galabia garbino garbo gazzarra gazzella gebel gelada gelsomino ghibli ghirba giara giarda giraffa giubba giucco giulebbe hagi hammada hammam hashish henna iman intifada islam jihad kebab kefiyyah khamsin lacca limone maccaluba madrasa magazzino magona mahdi mammalucco mammone maona marabottino maraved“ marcasite marzacotto marzapane materasso matto mazzera mecca medina melanzana menhir meschino mosciame muft“ mujaeddin nacchera nadir nanfa narancio natron nenufero omayyade ottomano ottone petonciano ragazzo rais ramadan reg ricamare risma romano rotolo rubbio rubbo sabra salam salamelecco sandalo sansa scaccomatto scarlatto sceriffo sciabecco sciarra scirocco sciroppo sena sensale serir sof“ sommacco sufi suk sunna sura tab“ taccuino tafferia talco tamarindo tamarro tamburo tara1 targone tar“ tariffa tarsia tazza tell tomolo tuareg turbitto turcimanno turco turcomanno tuzia uadi ud ulama uri verzino zafferano zagara zara zecca zerbino zeriba zibibbo ziro zucchero ecc . . .
E' chiaro che nell'affrontare questo argomento, la lingua araba, non ci siamo addentrati in considerazione approfondite, ma abbiamo cercato di evidenziare alcune caratteristiche peculiari che possono suscitare ulteriori curiosità. L'importanza della lingua araba, per il contributo che ha dato allo sviluppo e al progresso delle Scienze e del Sapere, sarebbe ben più meritevole di considerazione e stima.
L'arabo, pur essendo una lingua omogenea, costantemente preoccupata della sua purezza, è diffusa su una superfici talmente vasta che ha subito variazioni dialettali importanti. Per questo e meglio imparare l'arabo "moderno" derivato direttamente dal Corano e noto dai media.
In futuro, cercheremo di approfondire questo argomento, sperando con questo di aggiungere un mattone alla costruzione di un ponte di conoscenza che favorirà lo scambio tra due culture diverse, perché la ricchezza e lo sviluppo di una cultura nascono dalla capacità di aprirsi alle altre e con esse dialogare.
Torna all' ISLAMISMO