OLBIA
Periodo Romano
Olbia
occupò in età romana gli stessi spazi della città punica. Almeno fino alle
soglie dell’età imperiale non pare si siano verificati sostanziali mutamenti
nell’assetto urbanistico che continuò a mantenere, intatto, il primitivo
impianto ortogonale dei fondatori cartaginesi. Successivamente la città si
arricchì di opere pubbliche: vennero, fra l’altro, lastricate le strade, si
edificarono le terme e un acquedotto, i cui avanzi sono tuttora visibili a nord
della città, si rinnovarono alcune strutture templari. Un tempio a Cerere fu
inoltre dedicato da Atte, concubina di Nerone,
che ebbe dall’imperatore importanti latifondi
nell’agro e che fu anche proprietaria di un’officina che fabbricava
laterizi.
Acquedotto romano
Il porto, in contatto con i principali scali del Mediterraneo, continuò a
rivestire primaria importanza nell’ambito della Sardegna settentrionale e per
il suo tramite furono convogliati a Roma, attraverso tre importanti strade che
qui confluivano, i prodotti, soprattutto cerealicoli, di una larga parte del
nord dell’Isola. Nel 56 a.C., a questo scopo, soggiornò in città Quinto,
fratello di Marco Tullio Cicerone, che eseguiva tale incarico per disposizione di Pompeo.
navi romane recentemente rinvenute
La necropoli, che si estese uniformemente oltre la cinta urbana a occidente
della città, restituì ricchi corredi funerari. In particolare, nell’area
della collina oggi occupata dalla chiesa di San Simplicio - santo qui
martirizzato, secondo la tradizione locale, durante le persecuzioni di Diocleziano
- l’utilizzo per le sepolture avvenne fino a età medioevale e vi si
rinvennero preziose oreficerie, sarcofagi istoriati e iscrizioni.
Intorno alla metà del V secolo Olbia fu probabilmente saccheggiata dai Vandali, ma il luogo, seppure possa esservi stato
uno spostamento della popolazione verso l’entroterra, non fu mai completamente
abbandonato e l’abitato rifiorì in età medioevale.
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