THARROS
Il nome della città Tharros è attestato da fonti epigrafiche e classiche. Per il nome fenicio (ancora sconosciuto), si può solo ricostruire la radice mediterranea tarr.
La penisola del Sinis era abitata già da epoca più
antica, come dimostrano i resti nuragici nella zona dell'
abitato di S. Giovanni, della collina di Su Muru Mannu
e il nuraghe Baboe Cabitza nella piana di Capo S.
Marco. I resti urbani si dispongono di fronte al golfo di Oristano, delimitati a nord dalla collina di "Su muru mannu", ad ovest da quella della torre di San Giovanni, a sud dall'istmo che che porta al promontorio di Capo S. Marco. |
I grammatici antichi hanno spesso posto l'accento sulla pluralità del nome di Tharros (Pseudo Probo e Marco Plozio Sacerdote: Tharros nomen est numeri semper plurali).
Questo particolare sarebbe da ricollegare
alla duplicità delle aree cimiteriali: due necropoli a incinerazione di epoca
fenicia (San Giovanni di Sinis e Capo San Marco).
I Fenici si stabilirono a Tharros
nell'VIII sec. a.C., su territori già frequentati dai Protosardi. Sono state
formulate varie ipotesi sull'ubicazione dell'abitato arcaico, tra le quali
quella di Barreca che propose come primo insediamento fenicio il pianoro di Capo
San Marco.
Ma si può dire che Tharros ricevette una vera e propria organizzazione urbanistica con i Cartaginesi, nel VI sec. a.C.. A quest'epoca infatti risalgono il rafforzamento delle mura settentrionali, l'apertura di camere ipogeiche nelle necropoli meridionale e settentrionale, il tentativo di fornire al centro un aspetto di particolare monumentalità, attraverso le stele, i cippi e gli altari del tofet e l'erezione del famoso tempio monumentale. |
A quanto pare i Romani, che si insediarono nel
III sec.a.C., non rivoluzionarono l'assetto urbano della città, ma rispettarono
l'impostazione precedente integrando i propri edifici nei preesistenti quartieri
pubblici e privati, come accadde per le terme.
Tharros ricevette il titolo di municipio o colonia solo in epoca imperiale, ma,
resistendo ai saccheggi dei Vandali, conobbe anche la frequentazione cristiana a
partire dal VI sec. d.C.
L'assetto
urbanistico di Tharros ricalca i tratti peculiari urbani di tutte le città
puniche. Ad esempio, un asse stradale portante che divide due quartieri:
quello abitativo occidentale, ai piedi della collina della torre di S. Giovanni,
e quello orientale, dove sono stati trovati molti edifici pubblici, sul Golfo di
Oristano.
Un'altra costante è l'ubicazione periferica del tofet, vicino alle
fortificazioni, nel caso di Tharros a Nord, nella collina di Su Muru Mannu.
Tra i numerosi edifici di culto (il tempietto rustico a Capo S. Marco, il tempio delle gole egizie, il tempio di Demetra e Core), riveste una particolare importanza il Tempio Monumentale o delle semicolonne doriche, con la decorazione a semicolonne e lesene di alcuni lati del basamento.
Il tofet ( santuario a cielo aperto tipico della civiltà fenicio-punica),che
presenta delle somiglianze straordinarie con quello di Cartagine, fu frequentato
dal VII fino al II sec.a.C.
Caratteristica di Tharros è la tendenza alla monumentalità, che si esprime
soprattutto attraverso le stele semplici, quelle monumentali, i cippi-trono e
gli altari a gradino, singolare produzione tharrense.
Raggiungendo il settore centrale degli scavi, si incontrano case punico-romane, tabernae (botteghe) e il tempio punico delle semicolonne (IV-II sec.a.C.) che è un esempio unico nel suo genere; era dotato di cisterna per l'acqua e costituito da un sacello e un'edicola (scomparsa); con materiale di spoglio vi si sovrappose successivamente un tempio romano (età tardorepubblicana). Presso il mare si trovano le terme I (II sec.d.C.) o piccole terme, in parte trasformate in chiesa cristiana nei secoli successivi.Oltre le cisterne diventate nell'alto medioevo aree cimiteriali si trova il bel battistero precristiano (VI sec.),di cui si nota la fonte esagonale,in basalto.
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