LATOMIE

 

Le Latomie (litos=pietra e temnos=taglio), antiche cave di pietra da cui i Greci estraevano il materiale necessario alla costruzione di templi, strade e opere di difesa (moderni calcoli stimano che furono estratti 4.700.000 mc di pietra), costituiscono sicuramente a Siracusa una delle massime attrazioni del suo patrimonio archeologico. Il complesso delle latomie siracusane, 12 in tutto, si estende per circa 1.5 km, secondo una linea curva che segue, grosso modo, il bordo della terrazza calcarea che domina la pianura costiera verso Ortigia, da Ovest, partendo dalle immediate vicinanze del Teatro Greco, verso Est fino al mare, nei pressi del Convento dei Cappuccini.

Latomie

Le latomie, inoltre, si prestavano egregiamente a contenere prigionieri, condannati a scavare massi tra gli stenti e le intemperie. In particolare gli storici ricordano dei Cartaginesi, catturati da Gelone nel 480 a.c. ad Imera, e dei 7.000 Ataniesi, scampati al massacro nel 413 a.c. all'Asinaro.

Quest'uso di prigione è ricordato anche da Cicerone che le definisce come luogo sicuro contro ogni tentativo di evasione. Oltre che da prigione, esse sono anche servite come abitazione da parte dei ceti più umili della città e come sede di corporazioni funerarie, testimoniate dalla presenza di molti quadretti votivi dedicati a morti eroizzati. Rappresentavano inoltre un efficace apparato difensivo di Siracusa per la zona della Neapolis. Originariamente le latomie erano meno ampie di come ci appaiono ora; i crolli delle volte e di alcuni pilastri, provocati dai numerosi terremoti che hanno interessato la zona di Siracusa in ogni tempo, hanno ampliato gli spazi permettendo al sole di trasformare questi luoghi tetri e tristemente noti, in rigogliosi giardini. Delle 12 latomie individuate, le più note sono, partendo dalle immediate vicinanze del Teatro Greco, quella del Paradiso, dell'Intagliatella e di Santa Venera. Ad una certa distanza verso Est, al di fuori del complesso monumentale della Neapolis, seguono le latomie dette Broggi e del Casale, che sono ancora di proprietà privata e non aperte al pubblico. Chiude l'arco la latomia "più grandiosa e sorprendente" detta dei Cappuccini. Quasi tutte le altre sono sparite sotto i palazzi della città moderna.

 

Latomia del Paradiso

La prima grande latomia che è parzialmente aperta al pubblico è la latomia del Paradiso (paradeisos =parco, giardino), che è stata per anni, ed è ancora attualmente, interessata da lavori di consolidamento lungo il suo perimetro nord-orientale. Il piano di fondo della latomia, dalla quale vennero estratti non meno di 850.000 mc di roccia, è ora coperto dalla vegetazione di un agrumeto di vecchio impianto. Il fondo della latomia, col suo originario piano di estrazione, era molto più profondo di quello attuale, ora ricoperto dall'accumulo di materiali alluvionali che hanno creato un pendio da sud verso nord. Il sistema di estrazione in queste enormi cave avveniva solitamente a cielo aperto, ma al fine di ricercare gli strati di roccia più compatta ci si spingeva in profondità (spesso le pareti superavano i 40 m. di altezza), scavando delle immense grotte al di sotto degli strati rocciosi della crosta superficiale, che veniva sorretta da enormi pilastri risparmiati nella roccia stessa. Forti movimenti tellurici hanno causato, nei secoli, il crollo di queste grotte più avanzate rispetto al perimetro della latomia: il grande pilastro roccioso a breve distanza dalla parete orientale della latomia e gli immensi blocchi che sono non lontani dal limite nord-ovest della latomia sono le testimonianze di questo fenomeno. È proprio attraversando o, meglio, sottopassando questi ciclopici massi rocciosi, fra deu ali di vegetazione ben curata, che si perviene alla più famosa delle grotte della latomia del Paradiso: quella detta Orecchio di Dionigi. Una breve galleria recentemente ricavata nella parete est della latomia del Paradiso permette di raggiungere l'adiacente latomia dell'Intagliatella.

 

Orecchio di Dionigi

 L'Orecchio di Dionigi è una grotta artificiale, imbutiforme, scavata nel calcare, alta circa 23 m. e larga dai 5 agli 11 m., con una singolare forma, vagamente simile ad un padiglione auricolare, che si sviluppa in profondità per 65 m., con un insolito andamento ad S e con sinuose pareti che convergono in alto, in un singolare sesto acuto. La grotta è, inoltre, dotata di eccezionali proprietà acustiche (i suoni vengono amplificati fino a 16 volte). Queste caratteristiche acustiche e la forma indussero Michelangelo di Caravaggio, che visitò Siracusa nel 1608 in compagnia dello storico siracusano Vincenzo Mirabella, a denominarla Orecchio di Dionigi, dando così forza alla leggenda cinquecentesca secondo la quale il famoso tiranno Dionisio avesse fatto costruire questa grotta come prigione e vi rinchiudesse i suoi prigionieri per ascoltere, da un'apertura dall'alto, le parole ingigantite dall'eco. In effetti, anche se a danno delle suggestioni e della leggenda, è opportuno sapere che la forma della grotta è semplicemente dovuta al fatto che lo scavo iniziò dall'alto, seguendo il piano di fondo di un acquedotto serpeggiante, e andò sempre più allargandosi in profondità, essendosi rinvenuta un'ottima qualità di roccia. A prova di ciò sulle pareti sono chiaramente osservabili le tracce degli strumenti di lavoro dei cavatori di pietra e, in senso orizontale, i piani di stacco dei blocchi estratti. Verso est, contigua all'Orecchio di Dionigi, troviamo la Grotta dei Cordari, così detta perchè qui, a partire dal XVII° secolo, alcuni artigiani lavoravano la canapa e producevano corde di ogni tipo, favoriti dalla naturale umidità (la tradizione si è estinta solo pochi decenni fa).

 

Di amplissime proporzioni, con una successione di pareti e di spazi, dalla volta sorretta da alti pilastri rocciosi, questa grotta è sicuramente la più suggestiva della latomia del Paradiso. Grotta dei Cordari

 Questi effetti vengono maggiormente esaltati quando il fondo è coperto di acque meteoriche o di falda che provengono da infiltrazioni della volta. Notevoli e distintissimi sono i segni dell'estrazione della pietra, sulle pareti e sui soffitti si osserva la successione dei piani di stacco dei blocchi asportati dal banco roccioso. Segue verso est la grotta del Salnitro la cui imboccatura è in parte coperta da un gigantesco masso crollato dalla volta, sul quale sono visibili, in forma quasi di gradinate, i piani di stacco dei blochi calcarei.

 

 Latomia dell’Intagliatella

La latomia dell'Intagliatella , collegata tramite una breve galleria scavata recentemente con la latomia del Paradiso, è la meno estesa del complesso monumentale. Ma certo non è la meno interessante per le sue alte e articolate pareti rocciose, che delimitano il suo spazio. All'interno del perimetro di queste latomie campeggia un enorme pilastro roccioso che presenta sul suo corpo estese e tipiche cavità dovute ad erosione.

 

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