TAORMINA

 

Narra una leggenda che un'imbarcazione greca, in navigazione nel tratto davanti alla costa orientale, avesse l'impudenza di commettere disattenzioni nel fare un sacrificio al dio del mare Nettuno. Questi, tremendamente adirato, avrebbe allora fatto alzare un vento così forte da causare un naufragio. Uno solo dei marinai, scampato alla morte e all'ira del dio, sarebbe riuscito ad approdare sulla spiaggia di capo Schisì. Affascinato da questi luoghi, Teocle, il naufrago, avrebbe dunque deciso di fare ritorno in Grecia per convincere alcuni suoi compatrioti a venire in Sicilia e a fondare una colonia: Naxos.
Un fondo di verità nella leggenda c'è: una colonia greca venne veramente fondata qui nell'VIII sec. a.C. ed ebbe vita tranquilla fino a quando Dionisio, tiranno di Siracusa, decise nel 403 a.C. di espandersi in questa parte dell'isola: sconfitti i coloni, concesse loro di stabilirsi sul pianoro del monte Tauro (a 200 m sul livello del mare), già occupato dai siculi. E' da questo momento che si hanno notizie dell'insediamento di Tauromenion, l'attuale Taormina. Alleata di Roma prima, conquistata da Ottaviano poi, divenne capitale della Sicilia bizantina alla caduta dell'impero Romano. Con l'arrivo degli Arabi venne distrutta, ma subito ricostruita e nel 1079 fu conquistata dal Normanno Ruggero d'Altavilla sotto il quale ebbe un lungo periodo di prosperità. Nei secoli successivi conobbe, oltre al dominio spagnolo, anche quello francese e quello borbonico, fino all'Unità d'Italia.

 Il Teatro Antico

Il Teatro Antico non è soltanto un pezzo del patrimonio archeologico di Taormina, ma è anche un luogo d’incomparabile bellezza panoramica. L’occhio spazia dalla baia di Naxos, alle coste calabre, all’Etna, a Castelmola.


E’ greco o romano? Su questo interrogativo si sono cimentati esperti e critici. La risposta più probabile è che sia stato costruito in epoca greca e ristrutturato ed ampliato in epoca romana. Una prova che il teatro sia di origine greca è data dalla presenza, sotto la scena, di blocchi di pietra di Taormina (simili al marmo), che costituiscono il classico esempio del modo di costruire dei greci. Si pensa che i Romani per ricostruirlo abbiano impiegato decine d’anni. Le misure attuali sono di 50 metri di larghezza, 120 di lunghezza, 20 d’altezza. Per dimensione è il secondo della Sicilia, dopo quello di Siracusa. Si divide in tre parti: la scena, l’orchestra e la cavea.
La parte più importante è la scena, che parzialmente conserva la forma originale. Il muro scenico ha la lunghezza di m. 30 per 40. Due stanzoni laterali chiudevano la scena e la platea, impedendo il passaggio al pubblico. Il tetto di essi era costituito da due grandi terrazze, ancora esistenti.
La cavea è incavata nella roccia ed ha un diametro di 109 metri. E’ costituita dalla gradinata, che, partendo dal basso, sale fino alla sommità. I primi posti della cavea erano riservati alle autorità, mentre la parte alta era riservata alle donne. La plebe sostava sulle terrazze, che non avevano comunicazione con l’interno del teatro. Un ampio velario riparava gli spettatori dal sole e dalla pioggia. La cavea era divisa in cinque corridoi anulari e verticalmente da otto scalette, formate da trenta gradini ciascuna. Le scalette partivano dalla cavea e arrivavano in alto al muro terminale, dove, in corrispondenza, si aprivano otto porticine, attraverso le quali si accedeva al corridoio coperto. Nel muro terminale le nicchie, ancora ben visibili, contenevano statue in esposizione. L’orchestra, posta al centro, divide la scena dalla cavea. Ha un diametro di 35 metri.
Per il rifacimento ed ampliamento del Teatro i Romani usarono mattoni d’argilla e calce. Fu anche costruito un sistema di canali per far defluire le acque piovane. E’ da annotare che era decorato con colonne di marmo bianco e granito grigio. Purtroppo, quasi tutte le colonne sono state perdute.

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