I lituani vivevano sulle coste del Mar Baltico molto tempo prima
dell’era cristiana e agli albori della storia europea raggiunsero un
livello organizzativo simile a quello delle altre popolazioni dell’epoca,
come i romani, i germani, i franci, ecc. Protette dalle foreste vergini che
coprivano quasi tutta la regione, le tribù lituane resistettero tenacemente
alle pressioni dei germani e degli Slavi nel XIII secolo e si unirono sotto il comando di
Mindaugas, incoronato re da papa Innocenzo IV nel 1523.
Nel XIV secolo, dopo la distruzione del regno di Kiev da parte dei
mongoli, la Lituania diede inizio all’espansione verso est e verso sud,
penetrando nelle terre dei bielorussi. Gediminas è considerato il fondatore
del Granducato di Lituania, con capitale Vilmius (Vilna) dal 1323, che si
sarebbe esteso dal Mar Baltico sino al Mar Nero. Nel 1386 Jagellone, nipote
di Gediminas, si sposò con la regina di Polonia,
realizzando così l’unione dei due regni.
La Lituania affrontò le offensive dei Cavalieri teutonici, ordine sorto
dalla Crociate nel 1237, che a partire dal XII secolo si espanse verso
l’Europa orientale, al fine di cristianizzare le popolazioni della regione
(Estonia, Lettonia).
I Cavalieri teutonici persistettero nella loro lotta contro l’unione
lituano-polacca, nonostante la sua confessione cristiana, fino alla
battaglia di Tannenberg nel 1410, nella quale subirono una schiacciante
sconfitta. Un nuovo patto tra Lituania e Polonia,
firmato nel 1413, riaffermò il principio di unione ma nel rispetto della
reciproca autonomia dei due stati.
Con l’incoronazione di Ivan III di Moscovia a sovrano di tutta la
Russia,
nel 1480, emerse una nuova e più grave minaccia per la grande Lituania, i
cui dominî si estendevano sui territori bielorussi e ucraini.
Ciononostante, l’unione lituano-polacca avrebbe raggiunto il suo periodo
di maggiore splendore nel XVI secolo, istituendo un sistema politico unico
in Europa, per decadere in seguito, a causa delle devastanti guerre contro
Svezia, Russia e Turchia e delle ribellioni contadine del XVII secolo.
Nelle spartizioni della Polonia
del 1772 e del 1793 tra Russia, Prussia e Austria,
la prima s’impossessò solamente della Bielorussia,
ma quando lo stato polacco scomparve, nel 1795, la Lituania ebbe la medesima
sorte, con l’eccezione temporanea della provincia di Suvalkai, che fece
parte della Prussia
e di Varsavia, che cadde in mano russa nel 1815. Nello stesso anno, il
Congresso di Vienna conferì all’imperatore di Russia
i titoli di re di Polonia
e gran principe di Lituania.
Le rivolte nazionaliste dei polacchi, nel 1830 e nel 1863, coinvolsero i
lituani e la repressione russa fu ugualmente severa con entrambi. Il regime
zarista considerò la Lituania parte integrante della
Russia ed essa fu denominata Territorio del Nordovest a partire dal 1832. Tra il
1864 e il 1905, la russificazione si estese; i libri stampati in lituano
dovevano usare l’alfabeto russo e la religione cattolica fu perseguitata.
Con la rivoluzione del 1905, i popoli dell’impero russo conquistarono
libertà d’espressione. A Vilnius, dove cominciarono a essere pubblicati
due quotidiani, uno in polacco e l’altro in lituano, si riunì un
congresso costituito da 2.000 rappresentanti, che rivendicò la demarcazione
delle frontiere della Lituania nel rispetto della volontà dei popoli,
l’autonomia territoriale e l’elezione democratica del Parlamento.