FINE DI ADRIANO

Nel 135 Adriano fece ritorno a Roma e non si mosse più. La sua vita volgeva al tramonto dopo tanta attività. Allora l'imperatore pensò alla successione e fra i tanti che aspiravano all' impero scelse un suo favorito, L. Cejonio Commodo Vero, di cui altro non sappiamo che era di costumi corrotti e malaticcio. Quattrocento milioni dì sesterzi, spesi in donativi ai soldati e al popolo, gli costò quell'adozione che, a quanto pare, non riscosse il plauso di molti. Cejonio fu mandato in Pannonia a comandarvi le legioni e vi morì il 1° gennaio del 138.
La morte di Cejonio fu un bene per l'impero e venne accolta con gioia da molti, specialmente dai senatori che negli ultimi anni dell'imperatore avevano cominciato ad odiarlo. Causa di quest'iodio erano stati i pretendenti al trono e alcune cospirazioni che avevano dato origine a severe condanne date senza il consenso del Senato. Fra i pretendenti era un cognato di Adriano, di venti anni più vecchio di lui, di nome Lucio Giulio Serviano, il quale, sospettato di congiura dopo l'adozione di Cejonio, era stato mandato a morte insieme col diciottenne nipote Fusco. Anche il prefetto della città Catilio Severo aveva cospirato ed era stato destituito.
Morto Cejonio, Adriano cercò un altro successore e adottò Tito Aurelio Fulvio Antonino (26 febbraio del 138) che mutò il nome in quello dì T. Elio Antonino e si ebbe la potestà tribunizia e l'impero preconsolare.
Non avendo questi alcun figlio gli ordinò che adottasse a sua volta L. Vero, figlio del defunto Cejonio, e Marco Vero, nipote di Antonino, diciassettenne.
Furono questi gli ultimi atti dell'imperatore. Il male che da tempo tormentava Adriano (l'idropisia) si andava facendo sempre più grave. Vane riuscirono le cure ed erano tante le sofferenze procurate dalla malattia che più volte l'imperatore cercò di porre fine ai suoi giorni. Si sparse la voce che i tormenti da cui vennero afflitti gli ultimi anni di Adriano fossero prodotti da una terribile maledizione pronunziata da Giulio Serviano.

Le cure valsero sempre meno, gli fecero perfino esclamare, mentre agonizzava: 
i troppi medici uccisero il principe, non la morte.
A liberare il grande imperatore dalle sofferenze la morte lo colse a Baja il 10 luglio del 138.

 

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