AUFIDENA
Il
nome risale all'antico centro italico di Aufidena, gruppo di pura stirpe
Sannita. Le sue origini si perdono nella notte dei tempi.
Da Tolomeo è posta nei Caraceni, è citata anche da Plinio e
da Livio. Anticamente, più che un singolo centro, il nome Aufidena era riferito
a diverse fortificazioni sparse nell'Alto Sangro, di cui la città sicuramente
ne rappresentava il centro principale (L. MARIANI, 1901; "Vicende storiche
nel Sannio Sett.le vol IX").
In località Curino, nel secolo scorso, vennero rinvenuti
avanzi di edifici italici, mura ciclopiche, strade, che vennero riportate alla
luce dall'archeologo Lucio Mariani. Il Curino ha restituito la prova
dell'esistenza di un agglomerato urbano italico posto a poca distanza dalla
Necropoli di Campo Consolino.
La vita della città è iniziata intorno al VII secolo
A.C. fino alla conquista, avvenuta nel 298 A.C., da parte del Console Massimo
Fulvio Centumalo che, dopo aver conquistato Boiano, prese a viva forza anche
Aufidena. Dalle parole dello storico Livio si capisce che era una buona città,
tant'è che il Console vi riportò una famosa vittoria. Tale trionfo è anche
scolpito nelle tavole di marmo del Campidoglio a Roma, insieme ad altre, che i
Romani riportarono sui Sanniti (V. CIARLANTI; "Memorie historiche del
Sannio" -1644-).
Aufidena era iscritta nella tribù Voltinia e faceva parte
della IV regione Augustea. L'insediamento aufidenate nel Curino era protetto da
una imponente Cinta Muraria Megalitica (ancora oggi parzialmente visibile), che
delimitava la città tra le gole del Rio Torto, la foce di Barrea ed il dirupo
delle Vigne.
Nel "Liber Coloniarum II" vi è per Aufidena un
passo molto importante: "Aufidena, muro ducta iter populo debetur per
x-milites eam lege Iulia sine colonis deduxerunt-aeger eius per centurias et
scamna est assignatus termini tiburtini sunt appositi limitibus intercisivis"
(G. DE PETRA, 1901; Napoli "Aufidena - Scavi e topografia"). Aufidena
secondo le parole riferite, venne penalizzata o multata di una parte del suo
territorio, che fu concessa ad uno stuolo di veterani romani. Questi non furono
costituiti in colonia e non la città fu aggregata ad essi , ma essi alla città.
Il luogo in cui furono collocati quei veterani si può
ritenere con assoluta certezza che sia stato il colle di Castel di Sangro, forte
per natura e munito di un castello pelasgico.
Con le parole Lege Iulia viene indicato il tempo della
deduzione.
Quei veterani romani non arrivarono a fondersi con i nativi.
La separazione materiale faceva nascere interessi diversi,
forse opposti e quei contrasti venivano rinfocolati dal rancore degli Aufidenati
per la sofferta diminuzione del territorio. Nel secondo secolo, quando l'impero
decise la costruzione della Via "Sulmone-Aeserniam", gli abitanti di
Castel di Sangro, di origine romana, fecero valere le loro ragioni, potendo
vantare la sua origine romana in contrapposizione all'origine sannita degli
Aufidenati. E' certo che i primi abbiano domandato ed ottenuto che la strada
toccasse il loro caseggiato e non la vecchia città sannitica.
Il trasferimento della sede municipale a Castel di Sangro è
certissimo sia per i monumenti che per le opere pubbliche ivi costruite; in ogni
caso, gli antichi abitanti italici rimasero attaccati al vecchio nido,
attraverso i secoli vi perpetuarono il nome di Aufidena, ad onta dei dcreti
imperiali e municipali.
Forse l'Aufidena ufficiale durò sino alle invasioni
barbariche, di cui qualcuna le fu fatale. Probabilmente fu depredata dai barbari
in quanto posta sopra una via pubblica ed in un punto assai notevole per lo
sbocco nella Valle del Sangro.
Quel colle tanto comodo per un castello medioevale non
restò a lungo deserto e intorno al castello Longobardo si raggrupparono i
vassalli che, non potendo rivendicare il nome di Aufidena, ci appaiono come gli
abitanti di "Castrum Sangri o Sari" (Instrumento dell'anno 1026 in cui
Oderisio, soprannominato Borrello, abitator in territorio de Sangro in ipsum
Castellum comitale dona a Montecassino il Monastero di S. Pietro a fonte
Avellana che egli aveva edificato. - Gattola, hist. Abbat. Cassin. 1733. Prt. 1,
pag. 238)
I vecchi aufidenati, invece, protetti dal luogo remoto e
segregato, poterono conservare al sito dell'antica città il suo proprio nome
sotto la firma di Alfedena.
Nei pressi del centro urbano, in località "Campo
Consolino", nel 1882 si rinvenne una necropoli italica unica per la sua
imponenza ed importanza, con tombe ad inumazione databili dal VII al III sec.
A.C. Ne sono state stimate circa 15.000 e ne sono state esplorate circa 3.000.
Sono tutte rivestite di lastroni in pietra senza fondo e
spesso dotate di un ripostiglio. La suppellettile consiste in: vasi, fibule,
armi da offesa ed ornamenti in bronzo e ferro.
In località "Madonna del Campo" esistono i resti
di un edificio di culto il cui tempio era dedicato a Silvano, divinità italica
della campagna. Il 27 Agosto 1897, con tutto il materiale proveniente dagli
scavi dell'Acropoli del Curino e dalla Necropoli di Campo Consolino, venne
inaugurato il Museo Civico Aufidenate "A. De Nino", che può
considerarsi opera del Prof. Lucio Mariani, il quale riprese ed integrò
l'esplorazione già svolta dal noto studioso dell'arte e folklore Antonio De
Nino. Il Museo Civico di Alfedena era ricco di vasi, di ornamenti in bronzo
maschili e femminili e di armi in ferro. Il museo in origine accoglieva anche
una collezione di crani umani rinvenuti nella necropoli, che vennero donati in
numero di 40 al Museo di Antropologia di Roma. Il Sergi, che ne fece oggetto di
esame, affermò: "I crani di Alfedena rappresentano uno dei rami più puri
e genuini dell'antica popolazione italica".
Una raccolta di monete di varie epoche, ritrovate sul posto,
fu donata al Re Vittorio Emanuele III che nel 1899, ancora Principe di Piemonte,
che visitò il Museo. Tale Museo venne parzialmente danneggiato negli anni
43/44. Nel 1952 tutto il materiale venne catalogato e restaurato dalla
Sovrintendenza Archeologica di Chieti ove, ancora oggi, trovasi conservato.
L'ultima campagna di scavi sistematica è stata condotta
dalla Sovrintendenza dal 1974 al 1978, sia sul Campo Consolino che sul Curino.
Attualmente è in fase di costruzione la sede del Museo che sorgerà sulla
Necropoli di Campo Consolino.
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