AUGUSTA PRAETORIA

 

Sede già nel 2900 a. C. di uno stanziamento megalitico, nel II secolo a.C. la Valle d'Aosta fu occupata dai Salassi, una popolazione di stirpe ligure-gallica affine ai Tarini, che dovettero ben presto difendersi dalle mire espansionistiche dei Romani, interessati ad assumere il controllo di un territorio molto importante per la sua posizione strategica.

Nel 143 a.C. i Salassi furono sconfitti dalle legioni del console Appio Claudio Pulcro, ma riuscirono tuttavia a resistere alla dominazione romana fino al 25 a.C. quando dovettero soccombere alle forze del luogotenente di Augusto: Aulo Terenzio Varrone. Sconfitti i Salassi più con gli stratagemmi che con la forza, Augusto fondò una città, le diede il suo nome e vi inviò tremila soldati delle corti pretoriane: ecco perchè si chiamo "Augusta Praetoria Salassorum". Mancano invece ancora tracce sicure della città salassa, la mitica Cordelia, che secondo incerte notizie storiche i romani avrebbero distrutto per edificare la loro potente città alpina.

I romani si diedero da fare per organizzarsi una cittadella fortificata, che garantisse la percorribilità delle vie consolari che collegavano l'alta Italia con l'Europa nord occidentale. Nata al culmine di una straordinaria sperimentazione urbanistica, la cittadella romana raccoglie e sintetizza le migliori esperienze architettoniche della Roma imperiale: la pianta, rigorosamente rettangolare, ha il lato maggiore di 724 metri e quello minore di 572 metri ed è sistemata topograficamente con l'asse maggiore parallelo all'andamento della valle, nell'ansa che precede l'incontro del torrente Buthier con la Dora. L'attuale via centrale è l'asse rettilineo del "decumanus maximus", quel tratto della strada delle Gallie che, proveniente da Roma, passava sotto l'Arco di Augusto e dalla Porta Praetoria e conduceva alla corrispondente porta occidentale.

Il primo approccio alla Aosta romana è ancora oggi quello che accoglieva i mercanti e i coloni dell'impero di Augusto: si vede per primo l'Arco onorario e si superano le mura attraverso la Porta Praetoria accolti dall'imponente Teatro. L'area degli spettacoli era infatti periferica, in prossimità delle porte cittadine: questo era finalizzato soprattutto ad una ordinata frequentazione degli spettacoli, destinati anche alle popolazioni rurali e comunque ad una grande affluenza di pubblico.

Aosta mantenne pressochè le dimensioni della città romana per diversi secoli e le opere idrauliche per l'adduzione e lo scolo delle acque furono utilizzate fin quasi all'età moderna. Caduto l'impero romano, le successive invasioni barbariche la distrussero quasi completamente e nel decimo secolo, della superba città romana non rimanevano che i monumenti imperiali ed alcuni monconi di edifici privati.

Aosta subì in seguito invasioni dei Burgundi, degli Ostrogoti, dei Bizantini, dei Franchi. Nel X secolo, appartenne al Regno di Borgogna, caduto nel 1032. Aosta si trovò allora sotto il controllo di Umberto di Biancamano, capostipite della dinastia dei Conti di Savoia, che mantennero la sovranità per circa nove secoli. Sotto la casa Savoia, così come nel contesto dello Stato italiano, la Valle d'Aosta ha goduto di notevole autonomia politica, confermata nel 1948 dalla promulgazione dello Statuto Speciale. 

 

Teatro Romano

Poco distante dalla Porta Praetoria, un intero isolato era occupato dalle imponenti strutture del Teatro, di cui rimane parte della facciata principale, alta 22 metri, della cavea, della scena e dei corpi laterali porticati.

L'edificio venne costruito in età augustea su un'area che raccoglieva già abitazioni private: è perciò posteriore di qualche decennio all'organizzazione urbanistica della città. Si data infatti la struttura all'inizio del I secolo d.C..

L'alta e monumentale facciata, conservata per poco meno della metà del suo sviluppo totale, presenta in basso una sequenza di arcate sovrastate da tre ordini di finestre di ampiezza diversa. Caratteristica è la cavea (con parte delle gradinate originarie) inserita in una struttura rettangolare, che facilitava la copertura stabile dello spazio riservato al pubblico: era cioè un teatro coperto o "theatrum tectum", come quello di Pompei.

A fronte della cavea vi è la scena, ridotta alle fondamenta ed un tempo ornata da colonna corinzie; i corpi laterali porticati raccordavano le parti interne del teatro al muro perimetrale esterno.

L'originalità del teatro romano d'Aosta è da ricercarsi nello sviluppo della cavea, capace di oltre 4.000 posti, entro un recinto di pianta rettangolare che forma la facciata esterna dello stesso teatro.

 Tale soluzione parrebbe suggerita da esigenze strettamente urbanistiche: la necessità di adeguarsi ai confini ben delimitati di un'insula rettangolare,per una città come Aosta fondata secondo i rigidi canoni della "castra mediatio", potrebbe aver indotto i costruttori del teatro ad erigere una facciata rettilinea in perfetto allineamento con la geometrica ripartizione degli edifici vicini. Stilisticamente c'è nel teatro di Aosta, in quel contrasto visibile tra il partito architettonico esterno e la funzionale struttura dell'interno, l'anelito di una nuova architettura nella quale si nota, rispetto a quella repubblicana e severa di alcuni edifici della città, la preferenza per le forme massiccie accentuate dall'uso di un bugnato trattato alla rustica con evidenti intendimenti plastici.

 

 Anfiteatro romano

All'interno del vicino monastero di Santa Caterina si conservano i resti dell'Anfiteatro, un edificio monumentale pubblico che subì più di altri l'oltraggio del tempo e degli uomini. Costruito in età claudia (metà del I secolo d.C.) in bugnato rustico, misurava 86 metri in lunghezza e 76 metri in larghezza e presentava 60 arcate per ciascuno dei suoi due piani; poteva accogliere 20.000 spettatori (il doppio degli abitanti della città).

Oggi sono osservabili soltanto otto arcate superiori del settore nord-ovest, incorporate nell'edificio del monastero appartenente al convento delle suore di San Giuseppe. Strutture minori sono affiorate all'interno del frutteto del convento, che ricopre il monumento in seguito alle alluvioni del Buthier ed è interamente da scavare.

Nel medioevo l'Anfiteatro era chiamato "Palatium Rotundum" ed i suoi resti vennero occupati da una famiglia che li utilizzò per farne la propria dimora: i signori "De Palatio".

 

Foro romano e criptoportico

L'area del foro romano, che occupava una vasta superficie delimitata ad ovest dal cardine massimo e a sud dal decumano massimo, sembra compresa nello spazio di ben otto isolati, oggi occupata in parte dalla piazza Giovanni XXIII e dalle costruzioni che vi si affacciano, inclusa la Cattedrale. 

L'area pubblica di Aosta, accentratrice della vita politica, religiosa ed economica della città, aveva una forma rettangolare allungata e presentava l'andamento del terreno in pendenza, con un dislivello di 2,70 metri fra la parte più alta, a nord, e quella inferiore, lambita dal decumano massimo.

Del complesso forense aostano, del tipo foro-santuario con triportico associato al criptoportico, noto anche a Capua, in Gallia (Parigi, Arles, Reims, ecc.), oggi rimangono scarse tracce, perchè la notevole estensione dell'area e la stratificazione nei secoli di altre strutture urbanistiche ne hanno reso impossibile l'indagine archeologica completa e sistematica.

Il settore nord è tuttavia riconoscibile e visitabile perchè l'area sacra è rimasta parzialmente sgombra (la base costituisce le fondamenta della casa dell'arcidiacono). Da qui si scende nel grandioso e spettacolare criptoportico, una galleria a due navate sviluppata su tre lati, a pianta quadrangolare, misurante 92,20 x 86,80 metri. Possenti pilastri di tufo sorreggono le robuste arcate su cui poggiano le volte. La funzione di questa costruzione sotterranea è stata variamente interpretata, quale semplice luogo di fresco passeggio estivo per sfuggire alla calura dell'esterno o quale deposito di grano. Il criptoportico doveva essere completato da una terrazza sopraelevata, avente funzione di peribolo dell'area sacra; al centro vi erano probabilmente due templi affiancati, di cui ci è noto soltanto il podio di quello orientale. Attigua al foro, sul lato orientale, è venuta alla luce la zona delle terme, sotto l'edificio della scuola XXV Aprile, con un grandioso complesso risalente alla prima metà del I secolo d.C., successivamente trasformato. Il foro di Aosta fu verosimilmente iniziato alla fine del I secolo a.C. e completato nel corso del I secolo d.C. con possibili ulteriori modificazioni nel secolo seguente.

 

Arco Romano di Augusto

L'imponente monumento si innalza ai margini orientali di Aosta, presso il corso del Buthier, perfettamente allineato sull'asse fra il ponte romano e la Porta Praetoria che costituiva l'ingresso est alla città murata.Fu costruito nel 25 a.C. per commemorare la vittoria delle truppe romane del console Aulo Terenzio Varrone sulle fiere tribù locali dei Salassi e quale omaggio ad Augusto.

L'arco onorario, a un solo fornice, è alto 11,50 metri e misura 8,81 metri alla volta. Costruito in blocchi di puddinga, presenta una mescolanza degli stili dorico e corinzio: le 4 mezze colonne che ornano ciascuna facciata e le 3 sui fianchi sono infatti completate da capitelli corinzi, ma sostengono la trabeazione dorica. 

L'attico venne sostituito nel 1716 da un tetto d'ardesia a quattro spioventi, per evitare le infiltrazioni, e rinnovato nel 1912 in occasione dei lavori di consolidamento. Le statue ed i trofei, che ornavano le nicchie e l'attico, vennero asportati durante le invasioni barbariche. Sotto la volta era posto il crocifisso ligneo quattrocentesco detto del Saint Voult (del Santo Volto), collocato nel 1449: era un'offerta votiva per scongiurare le allora frequenti innondazioni del torrente Buthier, le cui acque tumultuose hanno ricoperto gran parte delle tracce romane della città (ora il Saint Voult è nel museo del tesoro della Cattedrale ed al suo posto vi è una copia). L'arco di Augusto è considerato il simbolo della città di Aosta. A circa duecento metri dall' "Arco di Augusto", sul tracciato dell'antica via delle Gallie, vi è il " Ponte Romano", opera ad una sola arcata oggi in parte interrata. Il torrente Buthier sino al 1200 circa scorreva sotto questo ponte; fu poi deviato nell'attuale letto da una disastrosa alluvione.

 

Porta Praetoria

Costituiva l'ingresso da levante in città e risulta aperta al centro dal lato minore orientale della cinta muraria, in asse con la porta Decumana, posta all'ingresso occidentale, distrutta nel secolo scorso. Perfettamente conservata (ha perduto soltanto il suo rivestimento marmoreo), risale al periodo della fondazione di Augusta Praetoria; è la più grande giunta a noi dalla Romanità.

E' formata da una doppia cortina muraria parallela di blocchi di puddinga, aperta in basso da tre arcate (quella centrale, più larga e alta, per il passaggio dei carri; le due laterali, più piccole, per i pedoni).

 La cortina esterna è spessa 4,50 metri, quella interna 3,45 metri. La porta è oggi interrata di quasi tre metri a causa del progressivo innalzamento della sede stradale, dovuto alle inondazioni della Dora; il basamento delle arcate meridionali, riportato alla luce, indica il piano stradale originario romano. Lo spazio racchiuso fra le due cortine rappresentava il cortile d'armi, sopra le arcate correva il cammino di ronda, delimitato da finestre ad arco e difeso da due torri angolari. Sul lato settentrionale della cortina interna, la torre romanica di pianta quadrata, dimora nel XII secolo dei signori di Quart, massicciata e ben conservata, è nota anche con altri nomi: torre della Vieille Insinuation o torre dei Signori della Porta di Sant'Orso. Vi si riscuoteva il pedaggio a favore del vescovo di Aosta per le merci introdotte in città; privilegio conservato dai conti di Savoia nel 1191 e nel 1239. Il piano terreno è adibito ad esposizioni fotografiche e pittoriche.

 

I ponti

Sono 17 i ponti romani costruiti sulla strada consolare delle Gallie che ancora costellano la Valle d'Aosta. Di alcuni rimangono imponenti rovine, sufficienti comunque a suggerirne l'antica maestosità: è il caso dei ponti di Châtillon e Saint-Vincent.

Altri, come quello di Pont-Saint-Martin, costituiscono rarità assolute sia per l'integrità con cui sono giunti sino a noi, sia per la straordinaria ingegneria con cui furono realizzati.

I ponti servivano non solo alla naturale funzione di punto di attraversamento ma erano un segno di potenza e solidità costruttiva. Quest'imponenza nella costruzione, destinata sia a durare sia ad incutere rispetto, è particolarmente evidente nel grande ponte di Pont-Saint-Martin sul torrente Lys. Il monumentale e ardito ponte scavalca le acque del Lys a 23 metri di altezza con un'unica arcata della lunghezza eccezionale di 36 metri. Fino a metà Ottocento costituiva ancora il passaggio obbligato verso Aosta ed è oggi non solo uno dei più belli e meglio conservati del mondo romano ma anche il maggior ponte esistente ad una sola campata: era superato solo da quello costruito da Traiano sul Danubio, poi distrutto durante le invasioni barbariche.

Il ponte-acquedotto di Pontel fu realizzato nel 3 a.C. a spese ed a uso, come risulta da una recente lettura, di Avilio Caimo, potente colono romano il cui nome avrebbe battezzato la vicina località di Aymavilles.

 Il poderoso ponte romano attraversa il torrente Grand Eyvia. È alto 52 metri e lungo 50, ha una sola arcata ed è caratterizzato da un passaggio pedonale coperto sovrastato da una condotta, utilizzata in origine per lo scorrimento dell' acqua. Era un ponte privato, forse costruito per accedere alle zone minerarie di Cogne.
 

 

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