ARPI
Nasce nella Daunia, Arpi, fondata da Diomede, re dell’Etolia; figlio di Tideo e di Deifile. Da lui stesso prese nome la nuova città. Diomede viene identificato in "Argos Hippium", essendo nato in Argos Hippia, metropoli dell’Argolide a sud dell’istmo di Corinto nel Peloponneso. Il titolo di re gli spettava per linea materna essendo sua madre figlia di Adrasto. Arpi quindi come nome del suo fondatore.
Il poeta Licofrone, narrando la distruzione di Troia per la prima volta fa cenno della fondazione di Arpi. Il poeta, narrando le sventure dei Greci, parla, tra l’altro, del tradimento di Egialèa, moglie di Diomede, e di come quest’ultimo giunse profugo nella terra dei Dauni. Le invenzioni poetiche di Licofrone avrebbero poi incontrato conferme da parte degli storici. La venuta di Diomede in Italia coincide con la rovina di Troia, l’arrivo di Enea e le vicende dei capitani greci. Il calcolo cronologico della fondazione della città è desunto dall’opera di Dionisio Petavio, secondo il quale l’anno potrebbe essere il 1184 a.C.
Dauno, signore della Daunia era in guerra con i Messapi. Incontrando Diomede sicuramente gradì l’offerta di aiuto da parte del principe dell’Etolia, reduce di Troia, compagno di Ulisse, vincitore di Reso e di Enea stesso. Il premio di un capitano vincitore era corrisposto in ricchezze, terreni o la mano della figlia di colui per il quale si era combattuto. Dauno, vinta la guerra con i Messapi, per merito di Diomede dà in sposa sua figlia al principe e ingenti regali completano la ricompensa del vecchio re.
Turno, figlio di Dauno, re dei Rutoli, impegnato in una guerra contro Enea chiede aiuto a Diomede. Secco il rifiuto di quest’ultimo, quando Venelo giunge in terra dauna inviato da Turno per convincerlo a scendere in campo, lo trova circodato dai suoi ufficiali mentre attendeva alla fondazione della città di Argyrippa. Dauno morì di li a poco e Turno restò a capo dei dominii paterni. Diomede si stabilì sul territorio dove poi successivamente sarà fondata Luceria (l’attuale Lucera), elevandola a capitale del suo regno, durante il quale fondò molte città tra cui Ecana o Aecae a due chilometri dall’attuale Troia in onore della sua sposa Ecania, e che fu poi distrutta nel 662 da Costante II.
Il nome di Arpi risulta composto da Argos in memoria della patria lontana e con l’aggiunta di Hippium per qualificare l’eccellenza del luogo adatto per l’allevamento dei cavalli, tale nome divenne poi Argirippa ed infine Arpi dal greco "arpe" che vuol dire falce. Il nome Arpi , inoltre , potrebbe anche derivare da "arpane", come venivano chiamati gli armenti dei buoi allevati nella zona . Tale versione potrebbe essere la più probabile in quanto Arpi, presumibilmente ha avuto per stemmi il delfino, il cavallo, il cinghiale e il bue.
Arpi fu una città molto popolata, ricca e forte per la sua posizione geografica, per la prosperità dell'agricoltura e per l'intenso commercio che svolgeva con le città vicine. Molti sono i periodi oscuri della storia di questa città. Sappiamo però di certo che nel 524 a.C. gli Arpani, con i Dauni, aiutarono gli Etruschi a cacciare i Greci dalla Campania; nel 333 a.C. Alessandro d'Epiro, venuto in Italia per aiutare i Tarantini, giunse fin sotto le mura di Arpi.
Nel 326 a.C. gli Arpani furono alleati di Roma nella seconda guerra Sannitica, durante la quale i Romani furono sconfitti al Passo delle Forche Caudine. Negli anni 282-275 a.C., durante la guerra tra Roma e Taranto, Arpi rimase alleata dei Romani.
Intanto Roma, fece sì che Arpi rimanesse non solo sua alleata ma vi introdusse le sue leggi, così che Arpi nel 264 a.C. fu costretta a combattere contro Annibale. Subito dopo la sconfitta di Canne, gli Arpani, avviliti ed immiseriti dalle continue guerre e stanchi delle leggi ingiuste di Roma si allearono ben volentieri con Annibale che installò in Arpi un considerevole presidio cartaginese. Due anni dopo, Quinto Fabio Massimo assediò Arpi che, dopo un anno di assedio, cadde sotto i colpi dei Romani, i quali massacrarono il presidio cartaginese colto nel sonno. Arpi ridiventò alleata di Annibale e nel 210 a.C. fu nuovamente occupata dall'esercito romano.
Nel 194 a.C. Roma fece aspra vendetta sulle antiche città che le furono infedeli. Tra queste, vi fu Arpi alla quale fu tolta la libertà, furono abbattute le mura, furono negati l'approdo marittimo a Siponto, le monete proprie e ogni altro diritto: divenne quindi un'umile colonia romana. Ma Arpi rifiorì e nuovamente fu riconosciuta città metropoli.
Un secolo più tardi nel 91 a.C., Arpi con altre città daune si ribellò a Roma che, nel ristabilire il suo dominio devastò le città insorte.
Arpi formò una vera e propria classe aristocratica, che fondò la sua ricchezza e il suo prestigio sulla ricchezza della cerealicoltura. Ed è propri allora che gli elementi culturali dauni cedono il passo a nuovi modelli, urbani e funerari, in gran parte mediati dalla città di Taranto, di netta derivazione greca.
Le case aristocratiche e le tombe a camera del tempo attestano le condizioni di grande ricchezza della città, proseguita per alcune famiglie fino al II sec. a.C.. Tra le maraviglie della cultura dauna la casa del mosaico, dei griffi e delle pantere, l'ipogeo della medusa e l'ipogeo di Ganimede. La casa del mosaico, tuttora in fase di scavo, presenta più ambienti con mosaici ed un un impianto termale provvisto di un bagno. La casa è di evidente stile greco. I mosaici e le pitture su parete ne fanno una delle testimonianze abitative più significative del rapporto tra mondo ellenico e mondo italico nel periodo compreso tra il IV e il III sec. a.C..
DISTRUZIONE DI ARPI
A tale riguardo vi sono varie ipotesi:
1) Arpi potrebbe essere stata distrutta da Silla nell'anno 83 oppure 82 a.C. a scopo di bassa vendetta.
2) Arpi, distrutta da Totila re dei Goti che, dopo aver raso al suolo Benevento nell'anno 545 d.C. continuò le sue devastazioni anche in territorio dauno.
3) Alcuni sostengono che, verso il 630-650 d.C., Costante II con il pretesto di scacciare i Longobardi invasori, mise a ferro e fuoco molte città tra cui Arpi.
4) Altri sono sicuri che la città fu distrutta da Longobardi e Saraceni, entrambi impegnati a fronteggiare i Bizantini.
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