COMPSA
Il parco archeologico dell'antica Compsa (Conza della Campania)
Antichissime
sono le origini di Conza della Campania, cittadina abbandonata quasi
completamente a seguito del sisma del 1980. Gli scavi condotti a partire dalla
seconda metà degli anni '80 hanno portato alla luce reperti e strutture di
grossa importanza, tanto che si è progettato di farne un grosso parco
archeologico. Purtroppo da qualche anno i lavori si sono fermati e, con essi,
anche le tante scoperte.
I primi risultati degli studi condotti non hanno chiarito le origini della città:
alcuni studiosi la considerano greca ("Kompsa" nel significato di
elegante, graziosa, arguta), altri osca (chiamata "Comesa"). Il
rinvenimento di un pavimento a mosaico italico (sotterranei di Casa Scanzano) e
di una notevole necropoli del VII secolo a.C. (località San Cataldo) farebbe
propendere per l'ipotesi osca.
Di sicuro ebbe grande importanza già all'epoca delle guerre puniche, quando
Conza era una fiorente colonia. La sua posizione a cavallo degli Appennini, fra
i fiumi Ofanto e Sele, ne fecero un centro strategico di primaria importanza
anche nei secoli successivi.
Nel 216 a.C., a seguito della sconfitta romana a Canne, la città aprì le sue
porte ad Annibale. Due anni dopo i Romani, guidati dal console Quinto Fabio
Massimo, detto il Temporeggiatore, si riappropriarono dell'abitato.
La visita della cittadina non è agevole in quanto essa è stata abbandonata a seguito del terremoto del 23 novembre 1980 e recintata per compiere i necessari scavi. Dopoun periodo di intenso lavoro, gli scavi sono fermi già da alcuni anni e pertanto erbacce e terreno stanno ricoprendo quanto portato alla luce.
Al
di sotto della piazzetta antistante la cattedrale di Santa Maria Assunta, gli
scavi hanno portato alla luce una parte dell foro della città romana, a due
livelli pavimentali: il più antico è in "opus spicatum" (a spina di
pesce), davanti al quale è un canale di scolo per le acque piovane in grossi
blocchi calcarei; in sezione è riconoscibile l'altro pavimento in "opus
tessellatum" e cocciopesto. Sul foro affaccia il podio sagomato ingrossi
blocchi di calcare di un edificio, forse un tempio o comunque un complesso
pubblico.
Alla base del campanile, altri scavi hanno messo in luce una stele funeraria dei
primi anni del cristianesimo, finemente lavorata, a testimonianza della
raffinatezza scultorea dell'epoca nell'arte a carattere religioso.
Altre strutture sono venute alla luce nel resto della città, sotto le
fondamenta degli edifici crollati con il sisma. In via Forno è una domus romana
con ambienti pavimentati a mosaico e con una grossa cisterna, profonda oltre 12
metri e larga 3. In Via Eriberto Romangelo sono i ruderi di un edificio termale
del I-II sec. d.C. Ed ancora una serie di gallerie rivestite in opera reticolata
percorrono la collina, in parte ancora visibili.
Fuori città, in contrada "Piano delle Briglie", sorgeva il teatro; in
contrada Sanzano sono i ruderi di una villa romana, alla quale si accede tramite
un ponte in opera laterizia che attraversa il fiume Ofanto. Un'altra villa
romana è stata individuata nel 1978 in località Macello dove sono venute alla
luce anche una serie di tombe a fossa del Vi-V secolo a.C.
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