CONCILIO DI NICEA: L'ARIANESIMO

 

La vittoria di Costantino su Licinio si può considerare come una vittoria del Cristianesimo sul paganesimo; ma il Cristianesimo, vittorioso per virtù propria e per merito dell' imperatore, attraversava una crisi pericolosissima che minacciava di intaccarne l'unità e la forza.

Un prete alessandrino, Ario, volendo indagare sulla natura di Cristo, aveva sostenuto che non poteva esserci identità tra le persone della Trinità. Secondo lui soltanto il Padre, cioè il Dio unico, era increato; questi, non della sua sostanza divina, ma dal nulla, aveva creato Cristo non dalla sua sostanza divina ma dal nulla, Cristo era la prima di tutte le creature, ma solo uno strumento del Padre e non eterno come lui.
Quell'eresia pericolosissima era stata aspramente combattuta da Alessandro, vescovo di Alessandria, il quale aveva scomunicato Ario (321), che si 'era poi rifugiato presso il vescovo Eusebio di Nicomedia. Quando Costantino si sbarazzò di Licinio, l'Arianesimo in Oriente si era largamente diffuso ed aveva dato luogo a violenze e disordini.
L'imperatore che aveva in cima ai suoi pensieri l'armonia dei sudditi, intervenne sperando di far cessare le discordie e indisse a Nicea un concilio di vescovi che tenne le sue sedute dal 19 giugno al 25 settembre del 325. Circa trecento vescovi, orientali la maggior parte, accorsero. Il concilio fu presieduto dal vescovo spagnolo Osio, segretario dell' imperatore, e proprio Costantino lo inaugurò con un breve discorso in cui invitava i presenti a trovar l'accordo e la concordia.
Il concilio, anche per le pressioni di Costantino, proclamò l' omousia (uguaglianza di natura) del Padre col Figlio, ma Ario rimase fermo nelle sue opinioni e il famoso concilio niceno che doveva dare l'unità dottrinale alla chiesa rappresentava l'inizio di una lotta senza quartiere che per secoli con la chiesa avrebbe dilaniato l'impero.

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