COSTANTINO SI NOMINA AUGUSTO
Forse l'impero avrebbe avuto un altro periodo di pace se Diocleziano
fosse ritornato al trono e con la sua autorità ristabilita la tetrarchia. Si
ostinò nel rifiuto, e riuscì a far deporre la porpora pure a Massimiano
Se il ritiro di un pretendente rendeva meno difficile la situazione, un'altra
decisione presa a Carnuntum nel novembre di quell'anno impediva ad altri il
beneficio dato a Costantino: infatti oltre Massenzio che fu escluso dall' impero
(ma seguitava a regnare a Roma), come successore di Severo fu scelto Licinio
Licinio, amico e compagno di Galerio.
La proclamazione del nuovo Augusto era un'aperta violazione alla costituzione di
Diocleziano secondo la quale per ottenere la porpora imperiale si doveva prima
avere la dignità di Cesare. Licinio veniva a ledere
i diritti di Massimino e di Costantino, i quali, senza perdere tempo, si
proclamarono non più Cesari, ma anche loro Augusti.
Cosi, al principio del 308, l'impero aveva cinque Augusti: Galerio,
Massenzio, Costantino, Licinio e Massimino Caio.
A complicare la situazione, già grave, si aggiungeva l'ambizione di Massimiano.
Si era pentito di avere deposto per la seconda volta la porpora e, poiché non
poteva più sperare nell'appoggio del figlio, si rivolse a Costantino, cui diede
in moglie la figlia Fausta Massimiana, e tentò anche a Roma di abbattere suo
figlio Massenzio, ma, fallito il tentativo per il contegno contrario dei
pretoriani, dovette abbandonare la metropoli e cercare ospitalità alla corte di
Costantino.
Sebbene accolto con ogni onore dal genero, il vecchio mal sopportava la sua
condizione di cittadino privato ed aspettava una occasione favorevole per
riprendere la porpora. L'occasione gli fu data dai Franchi, i quali, invadendo
la Gallia dal Medio Reno, costrinsero Costantino ad accorrere contro il nemico
alla testa di un gruppo di legioni. Approfittando dell'assenza del genero,
Massimiano s'impadronì della cassa dello stato, di cui divise il denaro fra le
milizie della Gallia meridionale, e si proclamò imperatore ad Arles, ma, saputo
che Costantino tornava, si ritirò a Marsiglia dove sperava di resistere. La
guarnigione della città, invece, aprì le porte a Costantino e gli consegnò il
suocero e il genero non indugiò a metterlo morte nel febbraio del 310.
Un anno dopo, nel 311, a Cirta, città d'Africa, dove si era chiuso ed era stato
assalito dal prefetto del pretorio Eufio Volusiano, periva L. Domizio Alessandro
che, ribellatosi a Massenzio, da due anni si era proclamato imperatore.
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