COSTANTINO NOMINATO CESARE
Secondo l'ordinamento di Diocleziano spettava a Valerio Severo la porpora di Augusto, ma prima che Galerio, come più anziano, proclamasse il nuovo cesare, le legioni di Britannia proclamarono imperatore Costantino di cui avevano potuto apprezzare, nella campagna contro i Pitti le sue qualità militari. Per impedire che scoppiasse una guerra civile, Galerio concesse a Costantino la dignità di Cesare e innalzò all'impero Valerio Severo, salvando così artificiosamente la costituzione di Diocleziano e accontentando i soldati in Britannia.
Ma così facendo Galerio dava un cattivo esempio alle altre truppe e dava occasione a chi si trovava nelle medesime condizioni di Costantino di violare le norme che regolavano la successione. Da questa erano esclusi i figli degli Augusti, ma poiché Costantino era stato assunto alla dignità di Cesare non osservando la costituzione, non mancò chi pretese per sé quello ch'era stato concesso ad altri.
Questi fu M. Valerio Massenzio, figlio di Massimiano. Approfittando del
malcontento di Roma, provocato da Galerio che aveva tolto ai romani l'ultimo
privilegio estendendo anche alla metropoli l'imposta fondiaria, il 27 ottobre
del 306 Massenzio si fece proclamare imperatore.
A reprimere la ribellione che era costata la vita ad Abellio, prefetto della
città, caduto per mano dei pretoriani, fu Valerio Severo, che allora si trovava
in Pannonia, e che marciò immediatamente su Roma. Massenzio, che non aveva
truppe sufficienti per muovergli contro, richiamò dalla Lucania il padre
Massimiano e questi, che malvolentieri aveva abdicato, accettò l'invito del
figlio e, recatesi a Roma, si rimise addosso la porpora.
La sua presenza salvò Massenzio e causò la rovina di Severo. Le sue legioni
che in gran parte avevano militato sotto Massimiano, quando furono nelle
vicinanze di Roma, si rifiutarono di combattere contro il loro vecchio
imperatore e passarono nelle sue file. Severo, abbandonato dai suoi
soldati, fuggì a Ravenna, ma, assediato si arrese poi a Massimiano che lo relegò
in una prigione.
Non era ancora trascorso un anno e mezzo dall'abdicazione di Diocleziano, e
quella costituzione che doveva dare stabilità al potere imperiale era già
morta. L' impero romano aveva tre Augusti e due Cesari.
Ma uno degli Augusti voleva che la costituzione dioclezianea fosse rispettata.
Era questi Galerio, che dall'Illirio si diresse alla volta dell' Italia per
liberare il collega prigioniero a Ravenna ed abbattere i due usurpatori. Ma il
tentativo non gli riuscì. Appena giunse in Italia il suo stesso esercito gli
fece capire che non intendeva muovere contro Roma e, poiché egli si ostinava
nel suo proposito, parte delle legioni gli si ribellarono. Allora Galerio non
trovò di meglio che trattare con il vecchio Massimiano.
Ma Massenzio, che temeva l'ambizione del padre ed era sicuro di
venir sacrificato, mise contro il padre le sue guardie
e il popolo e fece uccidere Valerio Severo (agosto del 307).
Erano a questo punto le cose quando Diocleziano, che da Solona assisteva con
tristezza al crollo della sua opera, pregato da Galerio, si recò a Carnuntum ad
un convegno cui prese parte anche Massimiano. Questi propose all'antico collega
di riprendere la porpora, ma il vecchio imperatore rifiutò, dicendo fra
l'altro:
Se tu vedessi i bei piselli che mi coltivo giudicheresti tu stesso se la porpora mi possa ancora allettare.
Fu un male.
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