IL GOVERNO DI COSTANTINO 

 

L'ordinamento civile e militare dell' impero rimase in parte quello di Diocleziano, in parte fu modificato o sviluppato secondo le necessità dinastiche o gli scopi di difesa esterna (barbari) e interna (pronunciamenti).
Sotto Costantino le gerarchie sono numerose e ben definite e tutte fanno capo all'imperatore e sono strumento del suo assolutismo. Alla testa dell' impero è il principe di investitura divina, che i sudditi adorano; immediatamente dopo di lui vengono i suoi consiglieri, i sette mèmbri del concistorium imperiale: 

- il praefectus sacri cubìculi, specie di direttore del servizio privato del principe;

- il quaestor sacri Palatii che prepara e controfirma le leggi;

- il magister officiorum, ministro della casa imperiale, che dirige il personale della reggia e gli impiegati dell'amministrazione centrale;

- il comes sacrarum largitionum, ministro delle finanze dello stato;

- il comes rerum privatarum, amministratore del patrimonio privato dell' imperatore;

- i comites domesticorum equitum et peditum, comandanti della guardia d'onore.

Dopo il concistorium, alle cui sedute sovente partecipano, stanno i quattro prefetti del pretorio. Essi non hanno più poteri militari, ma esercitano il potere civile e giudiziario, ciascuno nella propria prefettura. 

Quattro sono le prefetture: 

Dai prefetti del pretorio dipendono i vicarii delle diocesi e i praesides o consulares o correctores delle province. Capo supremo dell'esercito è l'imperatore. Sotto di lui stanno quattro magistri militum, ciascuno dei quali ha il comando militare di una prefettura e ai suoi ordini un magister equitum e un magister peditum e un certo numero di duces.

Se l'ordinamento civile è tale da recar vantaggi all'impero, infelice è invece quello militare. Per impedire o reprimere più facilmente le sedizioni Costantino riduce a millecinquecento uomini gli effettivi della legione, indebolendone così l'organismo; crede di semplificare i servizi e di dar maggiore autonomia alle varie armi separando il comando della cavalleria da quello della fanteria e quello tattico da quello logistico e invece toglie organicità e snellezza all'esercito. 
Questo è diviso in tre ordini di milizie: milizie palatine (domestici, protectores, scolares), che comprendono un quinto o un sesto di tutti gli effettivi, ricevono una paga maggiore, poltriscono nei capoluoghi delle province e seguono l'imperatore nelle spedizioni più importanti; milizie di linea (comitatenses) che rappresentano la parte migliore dell'esercito, ma sono acquartierate nei piccoli centri dell' interno, dove perdono il loro spirito militare; e da ultimo milizie di confine (riparienses o limitanei), con paghe minori e ferme più lunghe, scaglionate lungo le frontiere.

Il governo di Costantino non fu migliore né peggiore di quello di parecchi altri imperatori: molti atti propri di un governo assoluto, di cui lo accusano gli storici, gli furono imposti dalle difficili condizioni in cui versava l'impero, altri atti, buoni, furono più che un merito suo, una conseguenza dell'evoluzione sociale. Egli difatti fu costretto da un canto ad usare odiose coercizioni per assicurare la riscossione delle imposte e il funzionamento dei servizi pubblici e ad accrescere certe imposte per far fronte alle enormi spese richieste dall'aumentato numero dei funzionari e delle truppe, dall'altro seguì, nei provvedimenti legislativi, l'indirizzo dei tempi e forse il consiglio dei non pochi cristiani che erano alla sua corte.

Sotto due aspetti Costantino è degno d'elogio: egli volle che alla giustizia non si facessero infrazioni e cercò di risanare la circolazione monetaria. Ma sia per l'una che per l'altra cosa bisogna  lodarlo solo per la buona volontà che ci ha messo più che per i risultati conseguiti: non mancarono sotto di lui gli abusi dei funzionari dell'amministrazione provinciale, né le cattive monete scomparvero, malgrado la coniazione di alcuni nuovi tipi di buone monete quali i solidi, i miliarensi e le silique.

Nel 322, richiesto di aiuti dai Sarmati, che erano in guerra coi Goti, Costantino mandò contro questi ultimi il figliolo dello stesso nome, che sconfisse i barbari e ricevette in ostaggio il figlio del re Ariarico. Più tardi i Sarmati, scacciati dalla popolazione del paese da loro occupato, ebbero buona accoglienza nel territorio dell' impero e in numero -si narra- di trecentomila furono distribuiti come coloni nella Pannonia, nella Tracia, nella Macedonia e anche in Italia (334).

L'anno 335 segna il fallimento della politica di Costantino.
Egli che tanto aveva lottato per unificare sotto di sé l'impero, ricostituì la tetrarchia, dividendo i territori dell'impero fra i membri della sua famiglia. 

Tre figli gli aveva dato Fausta: 
Costantino, Costanzo, Costante

Al primo diede le Gallie, la Spagna e la Britannia, al secondo le province asiatiche e l'Egitto, al terzo l'Italia, l'Illirico e l'Africa. 
A Dalmazio, figlio del fratello, nominato Cesare in questo anno per avere repressa in Cipro una sedizione capitanata da un certo Calogero, assegnò la Tracia, la Macedonia e l'Acaia.
Presto si scatenò la lotta tra i fratelli: ognuno di loro voleva imitare il padre, cioè diventare unico padrone assoluto dell'impero (cesaro-papista). Ma non possedendone le qualità, le stanno aggirando iniziando a tramare congiure fra di loro. Ognuno pensa di far fuori l'altro. 

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