COSTANTINO CONTRO MASSENZIO: BATTAGLIA DI ROMA


A questo punto, per la via Flaminia Costantino si mise in marcia alla volta di Roma.
Secondo la tradizione ecclesiastica riportata da Eusebio, prima che giungesse in vista della metropoli, una croce sfolgorante di luce si disegnò nell'azzurro del cièlo agli occhi di Costantino con il motto In hoc signo vinces e l'imperatore volle o permise che sui labari e sugli scudi i soldati ponessero il monogramma di Cristo.
A Roma intanto il popolo, che temeva le conseguenze di un lungo assedio, spingeva il figlio di Massimiano ad uscire incontro al rivale e gli aruspici e i libri sibillini vaticinavano che sarebbe perito il nemico di Roma. Confortato dal responso, Massenzio uscì dalla metropoli e, passato il Tevere a ponte Milvio (SAXA RUBRA), schierò il suo esercito tra la riva destra del fiume e alcune basse colline e mai un capitano scelse per le sue truppe una posizione più infelice. 

Costantino, giunto in faccia al nemico il 28 ottobre del 312, seppe trame immediato vantaggio ordinando ai suoi di attaccare Massenzio. Solo la guardia dei pretoriani oppose accanitissima resistenza a Costantino, le altre truppe, specie la cavalleria, furono scompigliate al primo urto. Alla disfatta seguì una fuga precipitosa e disordinata sopra un ponte di legno che Massenzio aveva fatto costruire a monte del Milvio, ma per il troppo peso o per la poca solidità il ponte crollò trascinando nel fiume quanti vi erano sopra: fra questi Massenzio che trovò la morte nelle acque.

Costantino entrò a Roma accolto trionfalmente. Un figlio di Massenzio e alcuni suoi ministri furono messi a morte, i pretoriani furono sciolti e la loro cittadella fuori porta Nomentana venne demolita. Le vendette non andarono più in là: l'imperatore era buon politico e, pur avendo con sé la forza e sapendo come si era ridotto il Senato,  promise una restaurazione degli antichi privilegi e da quella larva di Curia ebbe il titolo di primo degli Augusti, statue e un arco di trionfo che venne rivestito dei bassorilievi come quelli di Traiano.

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