LA REPRESSIONE DI COSTANTINO


Nel 326 Costantino si recò a Roma a celebrarvi i suoi Vicennali; nello stesso anno però fece inorridire la vecchia metropoli per una fosca tragedia che per un momento parve rivivere Roma i tempi di Tiberio e di Nerone. Crispo, il vincitore di Abante e dei Franchi, mandato a Pola per ordine del padre, vi trovò la morte; molti importanti cittadini furono giustiziati o relegati, e fra questi ultimi Lattanzio, il famoso apologista del Cristianesimo; Liciniano, figlio di Costanza e Licinio, ebbe la stessa sorte di Crispo, e Fausta, figlia di Massimiano e seconda moglie dell' imperatore che aveva reso padre di tre figli, fu soffocata anche lei nel bagno. Insomma una strage in famiglia.

Il popolo disse che Fausta aveva accusato Crispo d'incesto e, scopertasi dopo l'innocenza di questo, era stata punita con la morte la fatale calunnia. Ma il racconto del popolo non può appagare la storia. Come spiegare difatti la morte del giovanissimo Liciniano? Forse solo politico fu il movente della tragedia. Se Prisco (e questo era già accaduto fra padre e figlio ai tempi di Massimiano) abbia tentato o no di mettersi contro il padre, alla testa dei malcontenti di Roma, i quali rimproveravano a Costantino la politica filo-cristiana e il fermo proposito di trasportar la capitale a Bisanzio, non lo sappiamo con cetezza. Qualche storico lo pensa, e può anche essere vero, ma tutto fa credere che sia stata Fausta, spinta dal desiderio di togliere ai suoi tre figli un rivale (Crispo, che era figlio della precedente moglie di Costantino) e un rivale potenziale (Liciniano), a far nascere nell'animo del marito sospetti verso il figliastro; sospetti, che, risultati infondati dopo la morte di Crispo, avrebbero esacerbato l'animo del padre sconvolto, a quel che si dice, anche quello della vecchia madre Elena che prediligeva quel nipote e non gli altri e che avrebbero provocata la fatale punizione di Fausta.

La casa di lei, la domus Faustae, che era appartenuta al Laterano, fu da Costantino donata al vescovo di Roma. Fin dalla vittoria su Licinio, Costantino aveva pensato di scegliersi una capitale. Roma non poteva essere la capitale dell' impero costantiniano: la città che era stata il centro del paganesimo non poteva  diventare pacificamente e senza pregiudizio della politica imperiale il centro operante del Cristianesimo.

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