CU CHULAINN 


Nella Terra di Giovinezza, dove si sono ritirati a vivere i Danaan, nascono bellissime storie d'amore, vere e proprie saghe familiari, ma dal momento che essi non possono morire se non di morte violenta, finiscono tutte quante per velar­si di una tragica malinconia.

Prendiamo per esempio il ciclo di Conary Mor, un intrigante miscuglio di passione, mistero e avventura, che si apre sugli amori di Midir il Superbo, fi­glio del dio Dagda. La sua consorte, rosa dalla gelosia, trasformò la rivale in farfalla e, complice un vento fortissimo, la sballottò per tutta l’Irlanda. Finchè non andò a cadere proprio nella coppa di vino che la moglie di Etar, sovra­no del paese, si apprestava a bere in quel momento.

Nove mesi più tardi nacque una bimba, in apparenza mortale, che crebbe senza ricordare più nulla delle precedenti vicende. Quando raggiunse l'età del matrimonio, Etain andò sposa a re supremo Eochy, ma, per colpa di un incantesimo, il fratello di questi, Ailil, impazzì d'amore per lei al punto che la compassionevole Etain, pur di salvare il cognato da morte ormai certa, decise di concederglisi.

Dietro il gioco si cela­va naturalmente l'antico marito Midir, deciso a qualsiasi co­sa pur di separare l'amata dal nuovo sposo Eochy. Finì che, con l'inganno di una partita a scacchi, Midir si riprese Etain e la portò con sé nella Terra degli Dei, a cavalcioni di una nuvola. Dal canto suo, il re non se ne stette con le mani in mano. Per 9 anni andò in cerca della sposa perduta scavando furiosamente nei tumuli, i Sidhe, e muovendo batta­glia ai Danaan.

Ma anche alla fine, quando l'aveva final­mente ritrovata, Midir gli giocò un altro tiro mancino, pro­mettendogli la restituzione della moglie e facendogliene poi trovare 50 tutte identiche. Ed ecco che, nel finale a sorpresa, fu la stessa Etain a farsi riconoscere fra tante so­sia, dimostrando così di preferire il secondo marito, mortale, al primo, divino.

È proprio da questa Etain che discende il supremo re Co­nary, la cui madre, prima abbandonata e poi confinata in una torre, viene fecondata da un uccello. Ma anche Conary, benché in grado di regnare con bontà e saggezza sull'Ulster, è destinato a soccombere, perché non ha adempiuto ai geise, i divieti che gli erano stati imposti alla nascita.

E sono sempre i geise, ultimo tassello di un tragico destino, a decidere le sorti dei grandi campioni d'Irlanda, del mitico Cu Chulainn, di suo figlio Connla, di Conall il Vittorioso.

Cu Chulainn era figlio di una fanciulla mortale, Dectera, scomparsa nel nulla per 3 anni insieme con le sue 50 ancelle, e del dio del cielo Lugh. Il piccolo si chiamava Setanta, ma prese il nome di Cu Chulainn, “il Cane di Culann”, dopo che, all'età di cinque o sei anni, compì la prima di una lunga serie di imprese. Uccise il cane da guardia del fabbro Culann e, per riparare alla colpa commessa, si offrì per alcuni anni come guardiano e servitore, in sostituzione del fedele animale.

In pratica le vicende di Cu Chulaùin ricordano le 12 fatiche di Ercole: un percorso evolutivo, una serie di irrinunciabili prove iniziatiche, necessarie a temprare la natura sovrumana dell'eroe. In apparenza Cu Chulainn è un ragazzino fragile e inerme, ma, sur­riscaldato dall'ardore della battaglia, come già avveniva nel­le società guerriere dei Germani, i Bersekr, si trasforma in un gigante spaventoso, dai muscoli rigonfi e dalle collere devastanti. Al punto che, per distrarlo dal suo furore guerresco, non bastano neppure gli inviti di 100 fanciulle nude e bellissime.

A istruirlo nell'arte delle armi, e soprattutto dell'in­vincibile mazza Gae Bolg, erano state due donne guerriere, nemiche acerrime fra loro: Sktha e Aifa. Aifa, alla fine della contesa, era poi diventata la sua amante e gli aveva dato un figlio, Connla, in seguito tragicamente ucciso proprio perché un geise gli vietava di rivelare il proprio nome.

Ora bisogna sapere che Lutti i maschi adulti dell'Ulster andavano soggetti ad una curiosa debolezza che li colpiva periodicamente, per 5 giorni e 4 notti, a seguito di un'antica maledizione. Solo Cu Chulainn, che era nato altrove, ne era esente.

Fu così che, di fronte all'attacco mosso dalla Regina Medb e da suo marito Ailel, decisi a ottenere con la forza il leggendario Toro Bruno di Quelgny da unire a quello Bianco che già possedevano, si ritrovò solo a combattere contro tutto l'esercito nemico. Anche in questo caso però, nonostante l'eroismo di Cu Chulainn, le armi magiche di cui è provvisto e la protezione del padre Lugh, il finale si consuma in una tragedia.

Dopo stragi e smisurate dimostrazioni del proprio valore, che varranno la riscossa dell'Ulster, l'eroe uccide in duello l'amico fraterno Ferdia, contravviene ai propri geise e infine, nonostante il preavviso della morte imminente, attraverso la visione delle "lavandaie del Gua­do" intente a sciacquare i suo abiti intrisi di sangue, va di­ritto incontro al proprio destino e cade in battaglia. Neppure il Toro Bruno, che era stato il pretesto della guerra, gli sopravvive e dopo un furioso duello a cornate col Toro Bian­co di Ailel che fa a brandelli, ritorna oltre i confini dell'UIster a morire
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tratto da Celticworld 2001 (http://www.celticworld.it/mitologia/chulainn.htm)

 

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